Ampliamo i nostri orizzonti: un nostro attento lettore, Stefano Corapi, analizza il golf in Russia. Si tratta di un mondo tutto sommato ancora inesplorato, senza professionisti conosciuti a livello internazionale (tranne la proette Maria Verendova) ma con potenzialità immense. Visto il clima, sempre più russi cercano percorsi in Europa dove poter praticare tutto l’anno.
La Russia, nuova frontiera del golf mondiale
di Stefano Corapi
“Dopo Asia e India, la Russia rappresenta e rappresenterà sempre più un immenso bacino di golfisti per il prossimo decennio.
Per rendersi conto di quanto il fenomeno “golf in Russia” sia in continua ascesa basti pensare che nella sola regione di Mosca vi sono 18 campi regolamentari. Accanto a loro cinque campi pratica. La gran parte è stata costruita nell’ultimo quinquennio. E non finisce qua: il planning di sviluppo prevede che nel distretto di Mosca seicento giocatori juniores (ossia con meno di 20 anni) siano inseriti in un programma di avviamento al golf.
Russi vincenti e possibilmente olimpionici
Un documento ufficiale del Ministero dello Sport russo del 2014 dettava le linee guida del movimento. Si puntava ad arrivare entro il 2020 a oltre centomila tesserati. Non solo: si volevano costruire 150 strutture tra golf courses e campi pratica sull’intero territorio nazionale. L’investimento statale ammontava ad oltre nove milioni di dollari per la creazione di un primo centro federale e a 21 per campi pubblici federali.
Non a caso nella mission della Federgolf russa viene espressamente evidenziato come l’obbiettivo strategico sia quello di costruire team di giocatori in grado di competere nelle principali manifestazioni. Memori di un glorioso passato, un occhio di riguardo a Mosca ce l’hanno per le competizioni olimpiche.
Per ovvi ed evidenti problemi climatici il golf in Russia viene praticato solo per pochi mesi all’anno generando per lo più giocatori amateur itineranti. Oggi gran parte di questa massa di giocatori (e ancor più giocatrici) si rivolge con maggiore interesse ai percorsi golfistici di Spagna, Turchia e della emergente Bulgaria.
Il golfista russo non è solo il possidente ed elitario. Oggi chi pratica il golf in Russia è sempre più un giocatore di fascia di investimento media. Il russo cerca con attenzione non solo un ottimo rapporto qualità-servizio-prezzo ma vuole affiancare alla vacanza di golf anche percorsi turistico culturali.
Golf in Russia, turismo in Costa Blanca e Belek
Il turista russo in genere ed ancor più quello golfista ama organizzare la propria vacanza in contesti storico artistici in cui combinare al focus travel anche altre attività che vanno da quello enogastronomico allo shopping senza dimenticare momenti storico culturali.
In questo ambito, come accennato, Spagna e Turchia sembrano aver colto prima di tutti tale nuova potenzialità di mercato. Oggi sono le regioni che maggiormente riscuotono i migliori riscontri in termini di numeri.
Costa Blanca in Spagna ed il comprensorio di Belek in Turchia contano tra i principali clienti proprio i golfisti russi, accolti da strutture ricettive pienamente consapevoli delle reali potenzialità di questo nuovo customer target .
In un simile panorama e con queste brevi premesse appare davvero strano e poco percepibile come mai l’Italia ad oggi appaia letteralmente fuori dal mercato russo. Al di là di rarissime eccezioni per numero e strutture interessate, gran parte del nostro circuito nazionale risulta escluso dal golf in Russia.
Costi, strutture “passive”, mancanza di promozione
Quali siano le cause di questa situazione è fin troppo evidente. La prima concausa non può che essere rappresentata da costi ancora al di sopra delle medie delle aree sopra ricordate. Là si è lavorato molto per offrire pacchetti all inclusive con condizioni ben più appetibili rispetto al nostro Belpaese.
Ridurre tutto a pure considerazioni economico commerciali sarebbe tuttavia riduttivo. E’ evidente come la tendenza di molte nostre strutture sia quella di assumere un atteggiamento ricettivo passivo. Della serie: si aspetta che il cliente arrivi anziché andarlo a cercare laddove inizia la sua idea di vacanza. Forse molti operatori del settore non hanno ben compreso le reali potenzialità di questo nuovo bacino di golfisti non solo in termini numerici ma anche in relazione alle capacità e volontà di spesa.
Ultimo aspetto da non sottovalutare è probabilmente legato alla totale mancanza di integrazione del golf in un percorso turistico ben più articolato. Oltre al green fee vanno offerti cultura, storia, food experience, natura e life style. Qui manca una qualsiasi forma di promozione golfistica non solo legata alla pratica dello sport ma soprattutto inserita in un progetto turistico. Serve un sistema in cui lo stesso golf diventi un pretesto per veicolare un progetto turistico a 360 gradi. Peraltro appare strano come non vi sia alcuna percezione di quanto il nostro Paese possa essere appealing per il target turistico russo, da sempre con un passionale amore verso l’Italia.
Forse bisogna partire da qui, o anche da qui, per dare nuovi impulsi al golf in Italia. Se si vuole competere in mercato emergente il primo cambio deve essere culturale prima e manageriale dopo. Allora pensiamoci. Almeno un po’.
Nel frattempo impariamo almeno questo : Horoshey Igri (Buon Gioco).”
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Riguardo all’offerta tiristica sono pienamente d’accordo. Un paio di anni fa, quando lavoravo a Kiev, all’approssimarsi della fine della stagione, un amico mi chiese del golf in Italia e della possibilità di cambiare il suo solito tour in Turchia. Gli ho consigliato la Sicilia, vista la stagione e lui al ritorno mi ha manifestato entusiasta la sua esperienza sia di golf che di turismo naturalistico e culturale. Immaginatevi se fossimo anche organizzati.