Domanda di golf: 80 euro a Is Molas, il prezzo è giusto?

Una lettera tira l’altra e dall’Inghilterra arriva una domanda di golf. L’oggetto è il green fee chiesto per fare 18 buche in settimana a novembre in Sardegna. Il lettore, italiano ma residente all’estero da anni, scrive la sua meraviglia e prende spunto per raccontare come vede da fuori il golf di casa nostra  dice meravigliato di questo e di altre cose scoperte nel suo viaggio nel Bel Paese. Che ne pensi?

Domanda di golf e offerta di golf

di Antonio Specchia

“Non sono un tesserato alla Federgolf, sono un cittadino italiano residente all’estero ed in Italia ho giocato poche volte.Domanda di golfA Londra sono tesserato in un club ma questo non è necessario per giocare a golf. Non è una novitá che il golf sia molto diffuso nel Regno “Unito”. Per questo giocare è alla portata di tutte le tasche, quindi la domanda di golf è differente. Potrà sembrare strano ma si può giocare a partire da 15 sterline. Certo, per Wentworth ho speso molto di più, cosí come a Stoke Park, anche se non c’era James Bond.

Nella media un buon campo da golf costa tra le 25 e le 60 sterline il che permette di giocare praticamente a tutti. La selezione esiste: chi pratica il golf, almeno in Inghilterra, non è mai un buzzurro e, se lo fosse, verrebbe comunque isolato dagli altri golfisti ed espulso dai campi.

E’ pur vero che di campi ce ne sono forse troppi (4.000 in Uk e oltre 150 a Londra) e che alcuni non reggono. Altrettanto vero anche che i giocatori nel Regno Unito sono oltre 4 milioni (secondo alcune stime) e che ve ne sono almeno due o tre milioni interessati a giocare. E’ vero anche in Italia giocano veramente in pochi. L’impressione è che sia un circolo vizioso: i giocatori non crescono ed i prezzi non scendono, i prezzi non scendono ed i giocatori non aumentano. Offerta di golf e domanda di golf non corrono di pari passo,

Il green fee di Is Molas

Sono stato a Cagliari questa settimana e mi sono sentito chiedere 90 euro per giocare ad Is Molas nel weekend. Questo può starci. Mi sono anche sentito chiedere 80 euro per giocare in settimana: e questo, francamente, l’ho trovato un po’ esagerato. Che nelle giornate di affluenza sia opportuno fare cassa ci sta, ma che in un periodo di non alta stagione, durante la settimana, si pratichino solo dieci euro di riduzione mi pare quanto meno bizzarro.Pallina golf

Mi andrò a fare le 27 buche, probabilmente venerdí pomeriggio (oggi 8 novembre 2019, ndr). Vi saprò dire se saranno valse quei 150 euro che tra sacca, green fee e logistica investirò. Saranno comunque denari che resteranno in Sardegna, almeno spero, così (potendo) lascio un (ulteriore) contributo a questa terra.

In un Paese – che nel bene o nel male é riuscito ad agganciare la Ryder Cup – che resta una cenerentola contraddittoria nel golf, sarebbe auspicabile avere politiche di attrazione di una più ampia base di utenti.

Perché non puntare sui giocatori famosi?

E i big italiani? I professionisti famosi e vincenti? Puntare su di loro sarebbe una strada percorribile grazie alla notorietà che alcuni italiani stanno dando a questo sport. Spesso gli amici da altri Paesi mi chiedono di Chicco, ma quando gli dico che poi tanto famoso in Italia Molinari non è (perché la popolazione praticante è di poche decine di migliaia di persone) quasi non ci credono.

Sarà mai il Bel Paese capace di sfruttare il traino delle grandi eccellenze del golf combinato con l’evento mondiale per eccellenza in programma a Roma tra una manciata di mesi per attrarre non solo giocatori dall’estero, ma anche per incentivare la diffusione del golf in Italia?”.

 

Grazie Antonio, interessante vedere il golf in Italia con gli occhi di chi vive lontano. Da Is Molas agli altri circoli, dagli addetti ai lavori a giocatori: che ne dite di questa lettera? Che ne pensi? Clicca qua e scrivilo

Le email dei lettori

Filippo Morelli: il prezzo non è equo, vendo la mia casa a Is Molas

Rispondo alla domanda sull’equità del green fee del circolo sardo. Premetto che ho casa all’interno del circolo (ora in vendita, non a caso) da circa 14 anni, e sono stato socio per due anni. La politica scelta da chi governa Is Molas va proprio nella direzione opposta ai circoli inglesi, presentata dal lettore. Anziché praticare una politica di apertura, in particolare verso i golf del Nord Italia che d’inverno hanno ovvi limiti climatici, la scelta dei governanti è quella di spolpare chi si presenta a giocare. Le nazioni che presentano conti positivi, anche nel numero dei tesserati, hanno fatto scelte opposte rispetto al circolo in oggetto.

Anziché proporre ai circoli piemontesi e lombardi condizioni di associazione estremamente economiche, tali da garantire una presenza consistente di praticanti, specie d’inverno, con un indotto economico di rispetto (dalle gare, all’associazione come secondo circolo, alla frequentazione del pro-shop…) la scelta è quella di far pagare un green fee elevato. Personalmente ritengo che il prezzo richiesto non è assolutamente equo, neppure nei giorni festivi.

Se Is Molas avesse molti soci in più (ripeto, attingendo con una politica di apertura ad altre Regioni) avrebbe anche molte più risorse. E quindi un campo con una manutenzione degna del percorso. Questo è il mio punto di vista, per rispondere al quesito posto dal collega golfista.(14 novembre 2019)

 

Marco Manca: domandiamoci se l’offerta è congrua

Le riflessioni proposte da Antonio sono fondamentalmente giuste ma meritano alcune integrazioni. In primis quello che dovrebbe influire sul prezzo del green fee infrasettimanale non è solamente il livello d’affluenza di giocatori esterni. Infatti troppi sono gli esempi di circoli italiani anche famosi che, nel tentativo di attrarre giocatori, hanno stabilito politiche di prezzi al ribasso senza però sortire alcun effetto nel medio lungo periodo.

A contare dovrebbe essere la congruità del prezzo rispetto all’offerta. In sostanza innanzitutto dovrebbe valere la qualità del percorso e la sua validità tecnica, poi lo stato di manutenzione (spesso ignorato) e la bellezza del contesto. Infine andrebbero valutati tutti i servizi accessori come club house, ristorante, spogliatoi ospiti etc.. Ecco la valutazione di tutti questi fattori determina la congruità del prezzo e dunque il grado di soddisfazione dell’utente occasionale. Troppo spesso i gestori dei circoli italiani dimenticano quanto sopra.

Una seconda riflessione poi si impone sulla scia della prima ed è più di carattere strutturale sul golf in Italia. Nel nostro Paese chi decide di costruire un campo lo fa nella maggior parte dei casi per fornire un accessorio che valorizzi un insediamento residenziale più o meno di lusso e, ad eccezione dei percorsi “storici” nati nella prima metà del secolo scorso. Questa è una regola a cui nessun campo si sottrae. La conseguenza è che questi circoli nascono tutti tagliati verso l’alto in termini di accessori, servizi, infrastrutture a corredo (club house, piscina, ristorante etc..) che, sin dalla partenza, portano i costi d’esercizio ad essere molto elevati.

La crisi economica, male endemico nel nostro Paese, ha fatto il resto. Ha creato una situazione di crisi perenne nella quasi totalità dei nostri pochi circoli che non riescono più a coniugare costi molto elevati con la costante diminuzione di praticanti disposti a sborsare cifre elevate per continuare a giocare in tali ambienti. Di qui la crisi del nostro golf che sembra non avere vie d’uscita.

Chi, come l’autore della lettera, ha viaggiato in Paesi dove il golf è più diffuso che sul suolo italico, sa bene che esiste un’offerta molto variegata e che, ad eccezione di pochi circoli esclusivi dove il green fee è molto elevato, c’è un’ampia scelta di percorsi dove si va a giocare vestiti da golf. Poi, una volta finito il giro si beve una bibita o una birra ad un baretto minimale e poi si va a fare la doccia a casa o in albergo. In questo contesto l’unica discriminante per determinare il prezzo è la qualità del percorso.

E’ ovvio che si uscirà da tale situazione solo quando anche in Italia si cominceranno a costruire delle strutture senza la pretesa di essere per forza d’elite. Ad oggi questo impegno lo possono assolvere solo gli enti pubblici locali che debbono cominciare ad investire anche sul nostro sport per dare un sano sfogo ai cittadini. Certo che se ci fermiamo a guardare la classe politica attuale che nella stragrande maggioranza dei casi si scaglia contro il golf in quanto sport per “ricchi” (vedi l’assegnazione della Ryder Cup all’Italia) c’è poco da stare allegri.

Bisogna sperare ed operare per far migliorare le cose. Con ciò credo di aver esaurito le mie osservazioni e spero di essere stato sufficientemente esplicito. (10 novembre 2019)

 

Tonino Garau
Un ‘amara verità… viene quasi da piangere per il nostro amato golf in Italia.(8 novembre 2019)

 

Carlo Aldighieri
Certo mantenere i campi costa molto ma come avviene in quasi tutti i circoli all’estero bisognerebbe proporre green fee differenziati per fasce di orario per favorire chi può spendere meno e comunque acquisire più green fee che altrimenti non entrerebbero. Consideriamo anche i costi elevati per il noleggio di sacca e cart per chi viene da lontano. (8 novembre 2019)


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