Golf: Margaret Ives Abbott, oro olimpico nel 1900 a sua insaputa

Quello che segue è un post scritto appositamente per i lettori di “Golfando”. A raccontare la vicenda di Margaret Ives Abbott è Adriana Balzarini, una professoressa di Verbania che scrive storie di donne e che legge la nostra pagina social. A lei il mio più sincero grazie. (s.l.)

Questa è la storia di Margaret Ives Abbott, una ragazza americana di 22 anni che, nel 1900, era a Parigi per motivi di studio. S’iscrisse alla gara femminile di golf alle Olimpiadi in compagnia di sua madre. Margaret vinse ma non seppe mai di essere stata la prima campionessa olimpica della storia. Lei mori’ nel 1955. Quella gara fu riconosciuta come torneo olimpico decenni dopo. Il primo oro olimpico del golf femminile fu così riabilitato post mortem.Margaret Iver Abbott di Adriana Balzarini

I Giochi di Parigi si svolsero durante il periodo dell’Expo Universale e quindi le discipline sportive ebbero l’inserimento durante tutto il periodo della mostra stessa (sei mesi circa). I programmi, delineati da de Coubertin, subirono annullamenti o spostamenti rendendo le gare sportive solo un surplus dell’evento dell’Expo. Molti protagonisti – non solo del torneo golfistico – non seppero che stavano partecipando ad un evento olimpico. Solo in seguito il Comitato Olimpico Internazionale riconobbe tutto il programma attingendo da ricostruzioni storiche e dalle classifiche dell’epoca i nomi dei partecipanti e quella dei vincitori di ogni specialità.

Margaret come in un quadro di Monet

La giovane Abbott era una donna fra le undici partecipanti ai Giochi di Parigi del 1900. Margaret aveva ventidue anni e venne a sapere dal giornale che cercavano delle donne per una gara di golf di nove buche. Lei era a Parigi per motivi di studio, si prese delle giornate di stacco dalla vita da studente e si iscrisse al torneo che aveva il nome di Prix de là ville de Compiegne. Con lei si iscrisse anche la mamma, presente a Parigi per stare dei giorni con lei. Proprio per questa partecipazione risultano ad oggi essere le uniche madre e figlia ad aver partecipato ai Giochi. A differenza di altre donne Margaret Ives Abbott si presentò in campo con un cappellino alla francese calato sulla fronte e con uno svolazzante vestito bianco. Era proprio come le donne raffigurate nei quadri di Monet che rappresentano le donne parigine di quel periodo della Belle Epoque. La differenza fra lei e le donne europee presenti fu anche nella differenza dell’abbigliamento perché tutte le altre si presentarono con gonne strette.

Lo sport non era cosa da donne

Le uniche foto che rimangono della sua presenza in campo la ritraggono vicina a uomini e donne eleganti che, più che assomigliare ad atleti, sembrano un gruppo di vacanzieri dell’epoca impegnati in una passeggiata o invitati ad un ricevimento.

Per le donne fu scelto un percorso di nove buche e furono sette le iscritte. Anche se oggi può essere definita la “pioniera dello sport olimpico americano” le intenzioni di Margaret Ives Abbott non erano certamente queste. In quel periodo lo sport femminile era praticato solo dalla buona borghesia e non veniva preso in considerazione. Anzi: per queste donne doveva essere solo un passatempo e non doveva essere effettuato con un dispendio di energie perché dovevamo mantenere la loro femminilità.

Margaret chiuse con un punteggio di 47 colpi. La seconda classificata fu Pauline Whittier (Svizzera) e la terza fu un’altra americana, Mrs Daria Huger Pratt. La mamma di Margaret arrivò ultima chiudendo con 65 colpi.

Niente medaglia per Margaret Ives Abbott

Il premio fu una ciotola di porcellana, il premio più brutto della storia sportiva. Le medaglie non erano previste per le donne perché dovevano essere ricompensate con oggetti d’arredo per ornare la casa. Non dimentichiamo che de Coubertin non era favorevole alla partecipazione delle donne alle Olimpiadi ritenendole “esseri inferiori”. Quindi, se proprio volevano partecipare nonostante il suo diniego, dovevano essere premiate con riconoscimenti legati alla vera mansione a cui erano chiamate per natura, ossia la casa.

La giocatrice morì nel 1955, senza aver saputo di aver vinto un titolo olimpico. Non seppe di essere la campionessa che aprì la strada all’emancipazione femminile nel mondo sportivo. Morì a 77 anni e solo i suoi i nipoti seppero dell’oro olimpico dopo la comunicazione della professoressa Paula Welch , insegnante di storia dell’università della Florida. Il CIO ha ratificato la comunicazione negli anni scorsi e ha collocato con onore il nome della golfista americana fra le prime donne vincitrici dei Giochi Olimpici.


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