Il golf italiano si guarda dentro prima di guardare lontano. La seduta introspettiva non avviene dallo psicanalista bensì nell’aristocratica cornice dell’hotel Principe di Savoia a Milano, sede prescelta per “Gli Stati Generali del golf”, a poco più di un mese dalla storica assegnazione della Ryder Cup 2022 avvenuta il 14 dicembre 2015. L’aria che si respira è quella di una chiamata alle armi, di un “armiamoci e partiamo” perché solo chi ha vissuto almeno una volta dal vivo la Ryder Cup può comprendere a pieno di cosa stiamo parlando. D’ora in poi nulla potrà essere come prima in questo sport perché quel 14 dicembre ha fatto la storia del golf italiano.
Lo sa bene Franco Chimenti, presidente federale classe 1939 e deux ex machina della candidatura che, a competizione aggiudicata, si toglie qualche sassolino dalla scarpa.”Mi hanno dato del pazzo a più riprese – ricorda davanti a duecento addetti ai lavori, presidenti di circoli in primis – perché la mia non era una missione impossibile, bensì una missione non possibile“. La differenza è impercettibile come quel quarto di giro di pallina sul bordo della buca che ti farà marcare un par e non un bogie ma c’è. Eppure c’è, eccome se fa la differenza.
“La proposta mi è arrivata due anni fa all’Open Championship dal vecchio Ceo dell’European Tour, George O’Grady. L’ho annunciato all’Open 2014, senza dire quale sarebbe stata la sede candidata. Mi chiamò l’amico Rocco Forte, del Verdura, ricordandomi le sue entrature con la regina Elisabetta. Mi chiamò Andrea Agnelli per il Royal Park. Niente: capii subito che la sede doveva essere Roma”. Il fascino di Roma non ha eguali al mondo, inutile nasconderlo. Ma nemmeno il fascino della Città Eterna nulla avrebbe potuto contro i favoriti spagnoli senza allargare i cordoni della borsa. “A pochi giorni dall’assegnazione – ammette – la mossa decisiva: ho messo sul piatto una serie di Open con un montepremi di sette milioni di euro dal 2017. Con l’appoggio del CONI e l’Istituto per il Credito Sportivo, abbiamo dato le necessarie garanzie. Ed è stato il successo”.
Sapete quanti sono sette milioni di euro a Open? Una montagna di soldi che da qui al 2022 attirerà il top del top dei giocatori professionisti: Mc Ilroy, Day, Spieth, Fowler e compagnia si segneranno in rosso la settimana dell’Open tricolore per non perderlo. Soldi chiamano soldi, ovviamente: sponsor, diritti tv, spettatori negli alberghi… Un circolo vizioso ma dal quale il movimento golfistico azzurro non può prescindere: o si fa la Ryder bene o si muore, in pratica. Anche per questo Chimenti parla a circoli e appassionati: “Ora occorre fare una politica che possa determinare un cambiamento definitivo. La Ryder Cup produrrà un importante numero di tesserati, insieme a un notevole incremento del turismo. E non faremo come in Francia: non ci sarà nessun aumento al costo della tessera federale”.
La moda su misura per lo sport – Accanto all’uomo forte del golf italiano, una donna forte della moda italiana, Lavinia Biagiotti, vice-presidente del Marco Simone Golf & Country Club, campo di gara prescelto (a 17 km dal centro storico di Roma). “Contro tutto e contro tutti ce l’abbiamo fatta e quando la moda si unisce allo sport italiano sappiamo bene cosa può produrre – spiega – e vi ricordo Luna Rossa con Prada che avrebbe vinto se non avessero cambiato le regole in corsa”. I lavori lungo il percorso sono avviati. “Sulla buca 18 abbiamo scoperto una serie di mosaici del primo secolo avanti Cristo. Pensiamo di realizzare lì vicino una lounge zone: vi immaginate il pubblico della Ryder con vista su Roma, mosaici a un passo e i giocatori a pochi metri?”.
Vi immaginate la Ryder Cup in Italia? Svegliatevi e rimboccatevi le maniche: non è più un sogno.
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