Melilla, enclave spagnola in Marocco e primo “baluardo” dell’Unione Europea. Una sorta di terra promessa come la nostra Lampedusa.
Un eldorado che può cambiare la vita per sempre, nel bene e nel male. Da questa porzione di Marocco arriva uno scatto che vale più di mille parole. Dodici clandestini in fuga dai militari che ne impediscono l’ingresso in Europa si arrampicano sulla rete di protezione del campo da golf “Ciudad de Melilla”. Sono in bilico a parecchi metri d’altezza: se mettono piede di là verranno portati in un centro di accoglienza, se restano in Marocco saranno… tempi duri. Si tratta di uno dei sei assalti simultanei alle reti di frontiera scattati mercoledì mattina.
A una manciata di metri da quei dodici appollaiati quasi nel vuoto, un uomo e una donna sono sul tee di partenza. Lui probabilmente ha già tirato, lei si appresta a farlo.
L’istantanea a Melilla tra golf e immigrati arriva dal fotografo spagnolo Josè Palazon, responsabile dell’ong iberica Prodein (@prodeinorg). “Non è un fotomontaggio – ha spiegato online – e non ce l’ho con chi gioca a golf“. Infatti quella rete avrebbe potuto delimitare un campo da tennis piuttosto che un campo da calcio.