Palline ko, spioni, sveglie e caddie strani Nove storiche squalifiche nella storia

Non tutte le gare di golf a livello professionistico sono perfette. Un conto sbagliare un putt da un metro, un conto infrangere una regola per pura distrazione ed essere costretti ad uscire di scena, perdendo gare e montepremi. Se vi è capitato, consolatevi: nel golf professionistico è successo anche questo.

di Sauro Legramandi

Nel 1966 Doug Sanders al Pensacola Open, negli Stati Uniti, era così in forma e lanciato verso la vittoria che si fermò a firmare decine di autografi alla fine del secondo giro. Ma l’americano dimenticò di firmare l’unico pezzo di carta che doveva assolutamente siglare. Esatto: lo score. Fu squalificato e si beccò 10mila dollari di multa.

Greg Norman nel 2015 (foto Afp)

Greg Norman vent’anni dopo difendeva alla grande il suo titolo al 1996 Greater Hartford Open, nel Connecticut. Era in testa dopo il primo giro ma venne squalificato per avere giocato con palline non conformi agli standard della Us Golf Association. Assurda la non conformità: sulla sua Maxfli c’era stampato XS-9, quelle conformi agli standard avevano stampato XS-90.

L’inglese Bronte Law, una delle giocatrici amateur più promettenti, nel 2015 si è giocata la chance di misurarsi con le proette nel Ricoh Women’s Open perché ha usato un misuratore di distanza elettronico all’Irvine Golf Club in Scozia. La tecnologia è permessa solo nelle gare amateur.

Nella preistoria del golf, anno 1940, Ed Oliver era in testa dopo il terzo giro degli Us Open ma le condizioni meteo stavano peggiorando, mettendo a rischio la gara. Oliver voleva giocare ad ogni costo e con il suo team partì prima dell’orario previsto, con lo starter assente dall’area di partenza. Immediata la squalifica, nonostante i suoi stessi avversari chiedessero clemenza per lui.

NORTON, MA - SEPTEMBER 03: Jim Furyk of the United States in action during the pro-am event prior to the Deutsche Bank Championship at TPC Boston on September 3, 2015 in Norton, Massachusetts. Ross Kinnaird/Getty Images/AFP

Jim Furyk

Jim Furyk disse addio al Barclays nel 2010 perché non si presentò alla partenza della Pro-Am shotgun alle 7.30, come previsto dagli organizzatori del Ridgewood Country Club, New Jersey. L’americano letteralmente non si alzò dal letto. Motivazione? Il suo cellulare si era completamente scaricato e non aveva la batteria di riserva: no sveglia, no gara.

 

Ricco il capitolo delle spiate. Uno spettatore poco abituato a farsi gli affari suoi… nel 2010 ha visto Dustin Johnson in azione agli US PGA Championship e lo ha denunciato telefonando alla PGA. Il suo errore? DJ non si era reso conto di essere finito in un bunker e aveva giocato come se fosse in fairway. La gara era nel Wisconsin, a Whistling Straits: i bunker di questo percorso non sono oasi di sabbia ma pieni di erba. “Non mi sono proprio accorto di essere in un bunker” disse DJ a squalifica avvenuta.  

Dustin Johnson

Dustin Johnson

Sempre uno spettatore troppo zelante denunciò Craig Stadler nel 1987: nel San Diego Open, Craig aveva tirato una pallina sotto un albero, nel fango. Per giocarla era evidente che avrebbe dovuto inginocchiarsi e sperare anche nella buona sorte. Lui lo ha fatto ma con un’accortezza: per non infangare i calzoni, ha messo sotto le ginocchia l’asciugamani che il caddie usa per pulire palline e mazze. Per i marshall così facendo Stadler alterò le condizioni dello stance. Addio gara

La pro Meg Malloon nel 1996 salutò il Jamie Farr Kroger Classic perché marcò un birdie invece di un par. L’errore fece discutere: nel colpo contestato, la sua pallina si avvicinò alla buca ma ci mise tra i 18 e i 20 secondi prima di finirci dentro. Mallon segnò il birdie mentre per i giudici si trattava di un par: la pallina deve entrare in 10 secondi. Decisiva la prova tv.

C’è anche un italiano in questa speciale rassegna di squalifiche. Chi segue il golf avrà già capito che si tratta di Edoardo Molinari che lo scorso aprile fu costretto ad abbandonare lo Shenzhen International per colpa del caddie. Quale la sua colpa? Il caddie era salito su una golf car per una manciata di metri tra la buca 9 e la buca 10. Nessun pro con relativo caddie può farsi dare passaggi in gara: chi lo fa incorre in due colpi di penalità. Dodo precedendo fisicamente il suo caddie non lo ha visto salire sul golf car e, ignaro, non si è segnato i due colpi di penalità. Immediata la squalifica.

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