Oggi Rory McIlroy è il più forte giocatore di golf al mondo e anche un testimonial Nike. Il marchio sportivo ha lanciato un documentario ad hoc, Inner Strength Documentary Series che analizza e racconta quanto la preparazione fisica sia predominante per gli atleti di ogni disciplina. La prima puntata è dedicata a Rory. Eccone qualche anticipazione.
Meno di cinque anni fa Rory McIlroy riusciva a stare a malapena in equilibrio su una gamba. Immaginate: il numero del golf mondiale non si regge su un arto nemmeno il tempo necessario per colpire la pallina. All’epoca il suo allenamento quotidiano era limitato – per sua stessa ammissione – a “non molto”. Non aveva “molto” i muscoli necessari per ruotare a dovere, movimento basilare per qualsiasi giocatore, dal dilettante al profeta del golf. “Avevo grande mobilità e flessibilità, non è mai stato quello il mio problema. Non riuscivo però a stare su una sola gamba per più di dieci secondi. Non riuscivo a fare un plank per più di 30 secondi” ricorda oggi il 25enne.
Quattro anni e 14 tornei vinti – compresi quattro Major – dopo, McIlroy ha trasformato il suo gioco e il suo fisico con l’aiuto di un team che comprende l’istruttore Michael Bannon, il caddie JP Fitzgerald, e il preparatore (exercise physiologist per la precisione) Steve McGregor.
“Aggiungere Steve al mio team è stata una scelta vincente. Mi sento come se imparassi qualcosa da lui ogni giorno” ammette McIlroy. Il programma di allenamento, iniziato come una necessità per potenziare e risolvere i problemi alla schiena, è diventato una vera ossessione per il giovane campione dell’Irlanda del Nord. McGregor lavora con McIlroy dalla fine del 2010, implementando progressivamente il programma basato su stabilità, resistenza e potenza.
La sfida del British Open 2014 – McIlroy conclude un giro di allenamento molto difficile e non desidera altro che andare in palestra per scaricare la tensione, dimenticando che insieme a McGregor aveva deciso di limitare il training durante la settimana del torneo. “Così ho fatto un patto con Steve: se avessi fatto un 67, nel giorno successivo avrei potuto fare l’allenamento“. Il suo punteggio al primo giro è addirittura di 66 quindi non solo si merita l’ingresso in palestra, ma ne guadagna in autostima e attitudine positiva per il resto della settimana. E alla domenica vince così la gara, il terzo Major della sua carriera.
McIlroy dice che la sua passione per il training è basata su poche motivazioni: “Lo faccio perché sento che questo mi può aiutare ad allungare la mia carriera di due o tra anni. Oppure mi aiuta ad avere un colpo in più a giro… Oppure grazie a questo sono più concentrato, mi sento meglio, sono più tranquillo. Sento questo allenamento mi dà maggiori possibilità di esprimermi al meglio”
McIlroy e McGregor hanno stabilito un programma di allenamento che varia la routine dell’atleta durante la stagione del golf. I periodi in cui si interrompe sono molto rari.
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