Si chiama Paul Dunne la favola del terzo giorno del 144esimo Open Championship. E chi è mai costui? Fino a ieri un dilettante praticamente sconosciuto, oggi il dilettante più famoso del mondo perché è in testa a uno delle quatto gare più importanti del golf.
L’amateur irlandese ha chiuso in vetta con 204 colpi (-12) alla pari di campioni affermati come il sudafricano Louis Oosthuizen e l’australiano Jason Day. Una storia incredibile per chi non conosce i meccanismi del golf. Una storia che non ha precedenti: essendo dilettante, in caso di vittoria Dunne metterebbe in bacheca il trofeo senza incassare un solo euro del montepremi milionario. Il suo status di dilettante gli vieta di incassare più di una cifra simbolica in un anno.
E dire che senza di lui l’Open era destinato a passare alla storia per un questione meteorologica: il quarto giro sull’Old Course (par 72) di St. Andrews, si conclude insolitamente oggi, a causa dei ritardi provocati dal maltempo. E’ la seconda volta nella storia che il torneo deborda di un giorno: era già accaduto nel 1988, quando si giocò al Royal Lytham dove vinse il compianto spagnolo Severiano Ballesteros.
Non è stato un turno favorevole a Francesco Molinari, unico italiano rimasto in gara, che è scivolato dal 50° al 74° posto con 216 (par), complice un 73 (+1).
E’ risalito prepotentemente Jordan Spieth, da 14° a quarto con 205 (-11) e quanto mai determinato a entrare nella storia (a portata terzo major 2015 e prima nel world ranking). Nella sua corsa Spieth non avrà l’ingombrante presenza di Dustin Johnson, che in pratica si è defilato cedendo la leadership e precipitando in 18ª posizione con 209 (-7), vittima di un 75 (+3).
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