
Una delle peggiori siccità degli ultimi decenni sta mettendo in crisi le Isole Hawaii. Questa porzione di paradiso nel Pacifico attraversa una crisi che sta mettendo in ginocchio agricoltura, ecosistemi e infrastrutture idriche. Anche il golf ne soffre: il PGA Tour ha annunciato la cancellazione del The Sentry 2026.
Il The Sentry è la tradizionale gara di apertura della stagione del primo circuito mondiale. Il torneo si sarebbe dovuto disputare come ogni anno sull’isola di Maui.
Gara annullata per mancanza d’acqua
Il percorso del Kapalua Plantation Course, sede storica dell’evento, non può adesso più garantire le condizioni agronomiche minime per ospitare una competizione di livello mondiale. L’isola è infatti alle prese con una Stage 3 water shortage, il livello di emergenza più alto. L’alert prevede rigide riduzioni sull’uso dell’acqua: irrigazione vietata, stop al lavaggio dei veicoli e limitazioni severe per abitazioni e strutture turistiche.
Una decisione senza precedenti per il PGA Tour, che sta valutando una sede alternativa per l’edizione 2026. Il comunicato ufficiale parla di “scelta necessaria per rispetto verso la popolazione locale e per la tutela delle risorse naturali”.
The Sentry, in campo tutti i campioni
Il The Sentry (inizialmente chiamato Tournament of Champions nel 1953) è da sempre il primo appuntamento del calendario del circuito. E’ uno dei tornei più riconoscibili del golf americano. Vi partecipano soltanto i vincitori dei tornei della stagione precedente, rendendolo un gotha dei campioni in carica.
Dal 1999 il torneo si gioca al Plantation, sulle scogliere di Maui, celebre per fairway ondulati, vista sull’oceano e venti senza sosta. Negli anni vi hanno trionfato campioni del calibro di Tiger Woods, Ernie Els, Jordan Spieth e più recentemente Jon Rahm.
La sua cancellazione, quindi, non è solo una perdita sportiva ma anche un duro colpo simbolico: per la prima volta in oltre settant’anni, il PGA Tour non aprirà la stagione alle Hawaii.
Una siccità che colpisce tutto l’arcipelago
Del resto la situazione non lascia molte vie d’uscita. Secondo l’U.S. Drought Monitor, oltre il 40% dello Stato è attualmente in condizioni di siccità o “anormalmente secco”. Le zone più colpite sono la Big Island e Upcountry Maui, dove sono attivi i pozzi di emergenza. Ai residenti è stato chiesto di ridurre i consumi idrici di almeno il 10%.
Gli effetti si fanno sentire ovunque: allevamenti in crisi per l’erba secca, calo della produzione agricola, riserve naturali trasformate. Nell’area di Kealia Pond, un piccolo stagno si è persino colorato di rosa per l’eccessiva salinità, un fenomeno estremo legato alla carenza d’acqua dolce.
Emergenza climatica, segnale di cambiamento
Le alte temperature e i venti asciutti amplificano il rischio incendi, una minaccia tristemente nota dopo il devastante rogo che ha distrutto Lahaina nel 2023. Le compagnie elettriche, come la Hawaiian Electric, hanno riattivato piani di public safety power shutoff, ossia interruzioni preventive di corrente per evitare che eventuali guasti generino nuovi focolai.
Gli esperti del National Drought Center avvertono che le condizioni attuali potrebbero durare per mesi, complici le scarse precipitazioni e l’effetto del riscaldamento globale sull’oceano Pacifico. Il governatore Josh Green ha annunciato nuovi fondi per infrastrutture idriche e campagne di sensibilizzazione sul risparmio d’acqua, ma la crisi rimane profonda.
Un colpo anche all’immagine delle Hawaii
La cancellazione del The Sentry non è solo una notizia sportiva: è il simbolo di un equilibrio fragile. Le isole più verdi del Pacifico devono oggi confrontarsi con la scarsità d’acqua, un paradosso che certifica come anche i paradisi tropicali siano vulnerabili al cambiamento climatico.
Maui, cuore turistico e golfistico dell’arcipelago, paga il prezzo più alto. La speranza è che la pioggia torni presto, restituendo alla natura e al golf la loro dimensione più autentica.