Regole del golf, ecco le cinque più discusse (e odiate)

Alzi la mano chi, una o più volte, non ha discusso a fine giro delle regole del golf. Qualcuno le trova eccessivamente punitive, altri troppo cervellotiche. E molti, semplicemente, troppe.

I professionisti dicono che le regole del golf vanno conosciute bene per trarne vantaggio in gara. Gli amateur si concentrano sull’interpretazione di quella norma che magari è costata loro un piazzamento o una virgola. È nella natura umana mettere in dubbio le regole ma anche averne bisogno. Ricordano un po’ il Var nel calcio: trasformano il discorso da bar in discussione da clubhouse

In Rete si trovano blog e siti con gli elenchi delle più insopportabili. Ecco un’ipotetica top 5 delle regole del golf più ostiche.


1. Scorecard non firmato: la burocrazia anni ’50

Nell’anno 2025, nell’epoca di Internet e dell’Intelligenza artificiale noi giocatori di Coppa Fragola siamo ancora obbligati a siglare un pezzo di cartoncino a fine giornata. Ad essere sinceri più che una firma spesso è uno scarabocchio. Eppure senza scarabocchio scatta la squalifica.

Oggi gli score si inseriscono e si controllano online, si confermano con un clic e persino il compagno di gioco riceve una notifica di avvenuta verifica. Eppure, la squalifica per “mancata firma” resiste.

Chi l’ha vista applicata lo sa. Non c’è nulla di più spiacevole di sentirsidire che la gara sarà invalidata per mancato scarabocchio sullo scorecard. Di certo siamo davanti a una delle regole del golf più assurde.


2. Pallina persa o fuori limite

Perdi la tua pallina o la mandi fuori limite? Sei quasi spacciato perché verrai penalizzato per colpo e distanza.

La seguente scena l’abbiamo vissuta almeno una volta: la palla scompare nel leggero rough, tutti diciamo di averla vista e di poterla ritrovare… e poi, sul luogo del delitto, scadono i tre minuti di ricerca senza mettere mano alla pallina. Di seguito rivediti ripercorrere il tragitto appena fatto e tornare al punto esatto dove avevi giocato qualche minuto prima.

Col rischio di:
a) giocare la pallina ancora nello stesso (pessimo) modo;
b) smarrire la tranquillità necessaria in campo.

La Regola 18 è forse la più afflittiva in assoluto. Risultato: camminata di ritorno e umore rovinato.

Sembra che R&A e USGA abbiano lavorato all’introduzione di una regola locale per semplificare le cose ma le autorità sull’handicap l’hanno vietata in gara.

Il punto di domanda è sin troppo evidente: perché due pesi e due misure? Perché la pallina finita in acqua non viene punita con “colpo e distanza” ma solo con “colpo”? 


3. Muovi la palla ma la paghi cara

Con le nuove regole in green oggi non c’è più penalità se la pallina si muove per errore. E’ infatti sufficiente rimetterla dov’era. Le cose cambiano se il movimento involontario della pallina da golf avviene lontano dal green come è accaduto quest’anno a Shane Lowry nell’Open Championship al Royal Portrush.

L’irlandese fu penalizzato per la regola 9.4b (palla a riposo che si muove).

Alla buca 12 del secondo giro, la sua palla si mosse di una frazione di millimetro. Poiché il movimento era “visibile a occhio nudo” (non quello di Shane bensì di qualcun altro), Lowry fu penalizzato di un colpo. E siccome non rimise la palla a posto (non sapendo di doverlo fare) i colpi di penalità divennero due.


4. La palla in una zolla: “Perché pago io?”

L’indignazione in questo caso spesso viene scatenata da un post sui social. La foto online di una pallina rotolata in qualche divot è seguita dalla più semplice delle domande: “perchè non posso ovviare dalla zolla senza penalità?”. A seguire tanti commenti, spesso per nulla amichevoli.

Quel punto interrogativo sorge naturale quando il tuo colpo si arena nel divot lasciato da un golfista che ti ha preceduto. Un giocatore maleducato e non sportivo. Fattostà che ti trovi a dover giocare da un piccolo cratere verde e marrone. “La zolla non è colpa mia e devo pagarne io le conseguenze?” ti sussurra il cuore.

Il timore del Golfista Legislatore è però semplice. Concedendo un eventuale free drop si rischierebbe di trasformare ogni imperfezione sul percorso (dalla voragine lasciata da una zolla ai segni della scarpa chiodata) in un divot. Di conseguenza, tutti si sentirebbero legittimati a droppare sempre.

Una mediazione potrebbe però consistere nel vincolare il droppaggio non più lontano di 10 centimetri dal bordo del cratere o di limitarne il numero (uno ogni nove buche).


5. Bunker allagato: o nuoti o paghi

Una giornata di pioggia o una bomba d’acqua durata qualche ora e il bunker diventa una piscina. Cosa succede? Le regole del golf spiegano che puoi ovviare gratuitamente dall’acqua temporanea ma solo dentro il bunker. Se il bunker è completamente sommerso, le opzioni sono due: giocare un sand wedge a mollo o accettare un colpo di penalità e droppare fuori.

La via d’uscita per una delle regole del golf più discusse è in mano ai circoli. Loro potrebbero introdurre una regola locale per considerare i bunker allagati come terreno in riparazione e permettere il drop gratuito all’esterno. Va però specificata per ogni gara la situazione di ogni singolo bunker. Quanti comitati fanno davvero un sopralluogo su tutti i bunker del percorso prima di ogni gara per decidere?  

La soluzione più logica sarebbe considerare sempre ogni bunker allagato come terreno in riparazione. Così, almeno, si eviterebbe di dover scegliere tra affogare o venire penalizzati.


E tu? Quali regole del golf non sopporti?

Quale di queste regole ti fa più arrabbiare? O ce ne sono altre? Scrivilo cliccando qua e ricorda: lamentarsi delle regole del golf fa parte del gioco.