Donald Trump “abbatte” Bruce Springsteen con un driver (ma è un fake)

Non si sono mai amati e probabilmente si stimeranno ancora meno nelle prossime settimane. Bruce Springsteen ha scalato rapidamente l’affollata classifica delle persone meno tollerate da Donald Trump. E il presidente degli Stati Uniti d’America non fa nulla per nasconderlo.

Lo scontro tra The Donald e The Boss spazia dalla politica allo spettacolo, passando ora dal golf.

Tutto inizia con il rocker del New Jersey che pubblica un EP live con nuovi affondi contro l’uomo più potente al mondo. Il presidente replica prontamente – in perfetto stile Trump – con un video fake dove una sua pallina da golf colpisce alle spalle Springsteen, facendolo crollare sul palco.

Di vero ci sono solo le immagini iniziali (il driver di Trump) e quelle finali. Springsteen a terra è realmente accaduto: l’inciampo risale al 27 maggio 2023 alla Johan Cruiff Arena di Amsterdam.

L’appello di Springsteen

Un colpo basso quella pallina alle spalle? Di certo non un birdie nella sfida tra due fuoriclasse di opposte visioni d’America.

Il Boss ha registrato l’EP il 14 maggio in Inghilterra. Tra i brani, anche un duro attacco all’attuale amministrazione americana, definita “corrotta, incompetente e traditrice”. Prima di intonare Land of Hope and Dreams, Bruce ha lanciato un appello a chi crede ancora nella democrazia: “È il momento di alzare la voce contro l’autoritarismo”.

Un discorso che Trump non ha digerito, nemmeno con un giro completo da 18 buche. Prima ha bollato Springsteen come una “prugna secca”, poi ha ipotizzato (senza prove) un’inchiesta per presunti pagamenti dalla campagna Harris. Infine, ha risposto su Truth con questo video artefatto: un montaggio tra un suo vecchio swing e un Bruce virtualmente abbattuto da una pallina “telecomandata”.

Trump e le altre star della musica

Nel tour europeo, il dissenso degli artisti si fa sentire anche oltre la clubhouse. Neil Young si è chiesto se esporsi contro Trump possa costargli l’ingresso negli Stati Uniti.

Spike Lee, da Cannes, ha ammesso che “essere politicamente attivi oggi può far male al portafoglio”. E Taylor Swift ha rilanciato la sua Look What You Made Me Do nella penultima puntata di The Handmaid’s Tale, come sottofondo alla rivolta delle ancelle contro il regime patriarcale.

Una playlist che più che da campo pratica di golf suona da campo di battaglia.