William Mouw, nuovo idolo social: tredici colpi per un par 5 | Video

Si chiama William Mouw l’ultimo idolo social nel golf. Un idolo che rappresenta un po’ noi comuni mortali di questo sport, capaci di qualche alto e tanti bassi nel corso di un giro di campo. Il suo basso, William, l’ha toccato venerdì sul PGA Tour quando per chiudere un par 5 gli sono serviti ben 13 colpi.

Tutta colpa di un bunker. Quello alla buca chiamata San Andreas Fault, la faglia di Sant’Andrea. Non uno qualsiasi bensì uno che, con un po’ d’acqua e un paio di coccodrilli affamati, difenderebbe alla grande anche un castello. Il castello in questione è la buca 16 del Pete Dye Stadium Course a La Quinta, uno dei percorsi dove si è giocato il The American Express, vinto da Sepp Straka. Questa oasi di sabbia californiana difende il green a sinistra ed è profonda quasi sei metri. A destra della San Andreas Fault niente bunker ma un altrettanto pericoloso dislivello leggermente meno profondo. In quella buca Mouw ci arriva con uno score totale di -6, ancora in lizza per passare il taglio.

Al drive, piazzato in fairway, fa seguito un secondo colpo che manca il green di poco e poi scivola in bunker.

Il suo primo approccio vola bene ma atterra male, adagiandosi specularmente alla destra del green. Il secondo approccio è un coast to coast che torna nella posizione di partenza del primo approccio, ossia in bunker.

I colpi numero 5 e numero 6 muoiono sulla sponda dello stesso ostacolo di sabbia. Il settimo si spegne sulla destra della buca e via di questo passo.

La prima pallina a fermarsi il green è quella del nono colpo. La gioia è breve: la decima infatti è di nuovo giù. Poi l’undicesima finalmente in green e la tredicesima in buca.

Alla buca 17 venerdì lo shock era ancora molto forte: Mouw ha infatti marcato un triplo bogey.

William Mouw la prende con filosofia


Morale della favola: la matricola ha girato in 81 colpi (67 il par del campo). Si tratta dello score più alto per la buca 16 di quel percorso (il precedente era 9) in una gara del PGA Tour.

Il diretto interessato non si è scomposto più di tanto. “Il golf è folle, è come la vita – ha detto il 24enne americano -. Quando succedono queste cose non devi far altro che riderci sopra. Non sono il primo e non sarò l’ultimo a far fatica qua. Da professionista non mi soffermo sulle avversità, cerco di trasformarle in un vantaggio”.

Impossibile dargli torto: il giorno seguente ha chiuso in par con sei birdie nelle ultime sette buche.