
Oggi Hailey Davidson sfreccia veloce verso l’ingresso nell’LPGA Tour, il più importante circuito femminile di golf al mondo. Peccato che l’altroieri (fino al 2015) Davidson abbia gareggiato tra gli uomini. Una terapia ormonale e l’intervento di riassegnazione di genere nel 2021 le hanno cambiato la vita e circuito professionistico. Il caso del primo transgender nel golf a un passo dall’LPGA Tour divide addetti ai lavori e non.
Per dare l’idea del dibattito in corso negli Stati Uniti, lo stesso Donald Trump è tornato sui diritti degli atleti transgender in campagna elettorale.
Chi è Hailey Davidson
Nata nella contea scozzese dell’Ayrshire ma da tempo trasferitasi in Florida, Hailey Davidson ha trentun anni e una passione per il golf che si porta dietro da sempre. La proette è la prima golfista nata uomo ad avere vinto gare femminili (è accaduto il 13 maggio 2021 a Davenport, in un tour minore statunitense). Tre mesi fa ha sfiorato il pass per lo US Open (prima delle non qualificate). E adesso, come tutte le colleghe, ha intrapreso la trafila delle Qualifyng School per accedere al circuito principale. La Q-School è un girone dantesco: centinaia di giocatrici si sfidano su decine di campi in giro per gli Stati Uniti per passare i vari turni e arrivare alla finalissima per il grande pass, ossia la carta per il tour.
La scozzese ha passato le prime fasi al Rancho Village in California e ora punta dritta alla nuovo giro di selezione previsto dal 15 al 18 ottobre al Plantation Club, a Venice (Florida). L’obiettivo è superare anche questo stage e arrivare alla finale di dicembre in Alabama.
“Sleale”, “Cane castrato”, “Sbagliato”
Il golf è inclusione ma il vissuto di Hailey fa storcere il naso a più di una collega. La schiera di chi non la vorrebbe proette bensì pro si è arricchita cammin facendo con Amy Olson, una giocatrice che ha lasciato qualche mese fa per fare la mamma a tempo pieno. L’ex proette l’ha definita unfair, ossia sleale. Olson dice di pensare alle colleghe che hanno lavorato “troppo duramente e troppo a lungo per essere costrette a competere con un uomo. La strada giusta è una politica basata sul sesso e non sul genere”. Judy Murray, madre del tennista inglese Andy e icona dello sport inglese, si è limitata ad etichettare come sbagliato il cammino golfistico della scozzese.

Al giornalista Mark Harris una collega di Hailey, dietro la garanzia dell’anonimato, ci è andata giù molto pesante. “Se castri un cane maschio, resta sempre un cane maschio. Non li chiamiamo mai cani femmina” ha detto la proette.
Transgender nel golf, le norme
Dal canto suo, il LPGA Tour ha scelto la policy dell’inclusione. Lo ha fatto nel 2010. Da quell’anno infatti per giocare sul Tour non è più obbligatorio essere di sesso femminile alla nascita. Sono le dirette interessate a dover produrre un’adeguata documentazione. Tra questa una dichiarazione scritta dove si autocertifica di essere donna, la nota medica dell’avvenuto intervento di riassegnazione di genere e una certificato di almeno un anno di terapia ormonale mirata a mantenere i livelli di testosterone entro un intervallo specifico.

I professionisti Usa, sotto il cappello dell’associazione di categoria USGA, hanno adottato una politica che consente ai golfisti biologici maschi di competere contro golfisti biologici femmine se si sono sottoposti a un intervento di riassegnazione del sesso. Anche loro sono tenuti a dimostrare l’avvenuta terapia ormonale.
La replica di Hailey
La diretta interessata sembra non lasciarsi scalfire da quello che le colleghe dicono. Alla Olson e a tutte le altre la risposta arriva dall’account Instagram della scozzese. “Non capirò mai gli atleti che danno la colpa dei propri fallimenti a un concorrente transgender – scrive Davidson -. Se non ti assumi la responsabilità, non sarai mai abbastanza bravo per farcela”. A supporto della sua posizione la proette cita anche le sue performance: “Adesso con il mio driver faccio trenta yards in meno rispetto a una volta”.
Il precedente di Mianne Bagger
Esiste un precedente nel golf internazionale: è quello di Mianne Bagger che, nato uomo, iniziò a giocare ad otto anni bruciando le tappe al punto che da enfant prodige a quattordici anni prese lezione da Greg Norman. Poi la svolta. L’intervento e l’ingresso a 37 anni sul Ladies European Tour (che modificò la condizione di appartenenza “femminile alla nascita”).
Bagger conquistò diverse top ten in giro per il mondo ma oggi, a 58 anni, è più cauta sulla presenza di transgender nel golf. “Non sono d’accordo – dice – con le attuali politiche che richiedono sempre meno interventi medici a una persona con un corpo maschile che mette piede nello sport femminile”.
Di sicuro più si avvicinerà il nuovo round di Q-School più sentiremo parlare di Hailey Davidson.
