“Il golf arranca: pochi golfisti, troppi campi, i tesserifici e quell’obbligo solo italiano…”

Nel dibattito sulle nuove disposizioni di Federgolf su tesserifici, tesseramento libero e quota di solidarietà, ricevo e pubblico questa mail dell’amico Roberto Roversi che di golf ne conosce e ne mastica da tanti anni. (s.l.)

“In questi giorni sta tenendo banco la questione della circolare FIG sulle nuove modalità di tesseramento. C’è polemica tra chi condivide la decisione della Federgolf, soprattutto i circoli, e chi la contesta, in particolare gli attuali “tesserati non associati” che con la nuova norma dovrebbero farsi carico di una “quota di solidarietà” aggiuntiva di 500 euro.

Senza entrare nel merito, mi limito a osservare l’attuale situazione del golf italiano secondo il mio punto di vista.

E’ cosa nota che in Italia ci siano troppi campi, non sempre ben distribuiti, e pochi golfisti tra l’altro con un’età media piuttosto alta. Da anni il numero dei praticanti è sostanzialmente fermo.



Tutti sembrano avere la ricetta per aumentare i golfisti italiani, ma la realtà è che nessuno possiede la bacchetta magica. In Italia ci sono molti altri sport costretti a sopravvivere in piccole nicchie con un numero ristretto di tesserati per cui il golf si trova in numerosa compagnia.

In considerazione di questa situazione il nostro golf è costretto a reggersi su un precario equilibrio che talvolta si rompe. Le notizie di circoli che falliscono o sono in difficoltà economiche sono all’ordine del giorno. Le entrate finanziarie dei club si basano fondamentalmente sulle quote associative, sulle tasse gara e sui green fee dei visitatori.

I circoli e il “garificio” tutto italiano

Non riuscendo a far crescere il numero dei soci, i club hanno scelto di puntare sulle entrate derivanti dalle gare organizzandone sempre di più. Questa esplosione di tornei, non riscontrabile in nessun altro Paese del mondo, è stata favorita anche dal nascere di realtà che hanno cavalcato la tendenza proponendo ai circoli pacchetti di gare già confezionati. Alcune di loro si sono evolute. Da qualche anno offrono ai golfisti anche una formula di tesseramento federale molto vantaggiosa rispetto a una normale quota associativa di un circolo.

Tutti al tesserificio, addio circoli

Questo elemento ha in qualche modo rotto, o rischia di farlo, il fragile equilibrio economico del nostro golf perché toglie ai club una parte delle tradizionali entrate. La decisione della Federgolf, che dei circoli è espressione, vorrebbe rimettere le cose come erano nel passato. Non so se sia una scelta giusta o sbagliata, però faccio un banale esempio anche se estremo. Se tutti i golfisti italiani, o la maggioranza di essi, dovessero tesserarsi con le modalità prima citate, i circoli non avrebbero più un sostentamento economico adeguato e molti di loro sarebbero costretti a chiudere. Pensare che un circolo possa vivere solo di tasse gara e di green fee (per giunta agevolati) è pura illusione.

Se i campi chiudessero dove andrebbero a giocare i “tesserati non associati”? E’ una situazione complessa che si sarebbe dovuta affrontare con un dialogo tra le parti. Non è stato fatto e adesso si è scatenata la polemica.

L’obbligo solo italiano di essere tesserati

In questa auspicabile discussione dovrebbe entrare anche un’altra questione che sempre più spesso viene posta sul tavolo. Si tratta dell’obbligo per chiunque entri in un campo di essere iscritto ad un circolo e di essere tesserato per la federazione. E’ un unicum tutto italiano che non si trova negli altri Paesi e nemmeno tra le altre federazioni sportive nazionali. Probabilmente quando è stata introdotta questa norma c’era un diverso contesto che oggi, però, appare sempre meno condivisibile.

Questa obbligatorietà dovrebbe riguardare, come avviene nelle altre federazioni, solo i golfisti che svolgono attività agonistica ufficiale nella quale, a mio avviso, rientrano anche le gare di circolo.

Nonostante negli ultimi anni si sia fatto di tutto per svilirne l’aspetto tecnico a vantaggio di una maggiore partecipazione, le gare di circolo restano sempre legate all’attività federale. I calendari devono essere approvati dalla Federazione che fornisce precise indicazioni sull’organizzazione, sul limite del valore dei premi e sullo status dei partecipanti.

Gli organizzatori dei tanti circuiti, spesso con premi importanti come finali estere e soggiorni, sono obbligati a richiedere l’autorizzazione alla Federgolf del loro regolamento.

I campi dove si svolgono le gare devono essere omologati dalla Federazione la quale, inoltre, si occupa della gestione dell’handicap dei giocatori e amministra la giustizia sportiva. In considerazione di tutto ciò l’obbligo dell’iscrizione a un club e del tesseramento federale per i golfisti che partecipano a queste gare sarebbe del tutto legittimo e in linea con quanto succede negli altri sport.

Su tutto questo e altro si potrebbe aprire un confronto cercando soluzioni in grado di garantire le esigenze di tutti. La guerra produce solo morti, feriti e danni.        

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