
Non servivano percentuali, né suspense. Scottie Scheffler è stato nominato Player of the Year del PGA Tour per la quarta volta consecutiva, un traguardo riuscito in precedenza soltanto a Tiger Woods. The Big Cat resta il recordman assoluto con undici Jack Nicklaus Awards, di cui cinque di fila tra il 1999 e il 2003.
Per la prima volta negli ultimi tre anni il PGA Tour ha scelto di non comunicare la percentuale dei voti relativi al Jack Nicklaus Award. Una decisione che racconta bene il senso di questo verdetto: Scheffler era il favorito netto nel voto dei giocatori, al termine di una stagione che lo ha visto dominare numeri, risultati e continuità.
Scottie Scheffler, una stagione storica
Se il miglior golf si misura con le statistiche, quella di Scheffler è stata una delle annate più impressionanti dell’era moderna. Alcuni dati spiegano perché il premio non sia mai stato realmente in discussione:
- 6 vittorie sul PGA Tour, il doppio rispetto a qualsiasi altro giocatore
- 2 major conquistati (PGA Championship e British Open)
- 15 tornei consecutivi chiusi senza mai andare oltre l’ottavo posto
- 21 giri consecutivi sotto i 70 colpi
- 19 vittorie nelle ultime 80 gare disputate sul PGA Tour (senza contare l’oro olimpico di Parigi)
- Top 3 nel 46% delle partenze in carriera sul Tour.
Scheffler è diventato inoltre il primo giocatore dai tempi di Tiger Woods nel 2000 a chiudere la stagione al comando della media score in ognuno dei quattro giri, un dato che certifica una superiorità costante dall’inizio alla fine dei tornei.
Una macchina di continuità

Non c’è nulla di clamorosamente appariscente nel gioco di Scottie, se non la sua capacità di macinare risultati settimana dopo settimana. In questa stagione ha guidato il PGA Tour in 17 statistiche, molte delle quali legate allo scoring: dalla precisione tee-to-green alla capacità di rispondere a un bogey con un birdie o meglio (36%). Tutti questi numeri hanno fruttato oltre 27 milioni di dollari.
“La cosa di cui vado più orgoglioso, guardando agli ultimi anni, è la continuità – ha spiegato Scheffler ricevendo il premio -. Non è semplice presentarsi ogni settimana e finire costantemente tra i primi dieci”. Eppure lui lo rende normale. Il segreto sta nel lavoro lontano dai riflettori, nei giorni in cui non si gioca un torneo. È lì che si costruisce ciò che poi si vede dal giovedì alla domenica.
Dominio anche nei momenti chiave
Nessuna delle due vittorie nei Major è stata particolarmente combattuta. Scheffler ha conquistato il PGA Championship a Quail Hollow con cinque colpi di vantaggio e l‘Open Championship a Royal Portrush con quattro, confermando una tendenza ormai chiara. Ossia quando lui arriva in lotta la domenica, raramente lascia spazio agli avversari.
A completare l’annata, anche il successo nel torneo di casa, il CJ Cup Byron Nelson, vinto a Dallas eguagliando il record del PGA Tour sulle 72 buche con uno score di 253 colpi, per un trionfo con otto colpi di vantaggio.
L’infortunio e la svolta

E pensare che la stagione era iniziata con un serio handicap. A Natale Scheffler si era tagliato la mano destra usando un bicchiere da vino per preparare la cena, restando fermo quasi due mesi. Il vero punto di svolta è arrivato solo una settimana prima del Masters, con il secondo posto a Houston.
Da quel momento in poi, Scheffler non è mai più uscito dai radar: mai peggio di ottavo posto per il resto dell’anno, sei gare consecutive senza un giro sopra il par.
McIlroy e il confronto inevitabile

Oggi Rory McIlroy resta l’alternativa più credibile al numero uno al mondo. Il nordirlandese ha vissuto un anno memorabile, impreziosito dalla vittoria al Masters allo spareggio, che gli ha permesso di completare il Career Grand Slam dopo 15 anni di attesa. A questo ha aggiunto i titoli a Pebble Beach e al The Players Championship.
Un’annata straordinaria, che McIlroy non scambierebbe con nessun riconoscimento individuale. Ma nel confronto diretto con la regolarità quasi matematica di Scheffler, non è bastata.
Tiger Woods, il paragone che pesa
Con questo quarto Player of the Year consecutivo, Scheffler entra definitivamente in un territorio riservato ai più grandi. Il paragone con Tiger Woods non è più soltanto statistico, ma strutturale: dominare il Tour senza bisogno di picchi isolati, trasformando la continuità in supremazia. E quando i numeri raccontano una storia così chiara, anche il silenzio sulle percentuali di voto diventa superfluo.