
Nel golf non si gioca contro l’avversario ma contro il campo. Per Yani Tseng (numero uno al mondo per 109 settimane dal 2011 al 2013) non è andata così. Lei ha giocato per anni contro il suo cervello che, con le sembianze degli yips, non le ha fatto più passare un taglio dal 2018. Settimana scorsa, 4.306 giorni dopo l’ultima volta, Tseng ha vinto di nuovo una gara del Ladies European Tour a Taiwan. Come? Giocando da mancina.
di Sauro Legramandi
E’ una storia da film quella di questa 36enne taiwanese. Una storia che deve far riflettere e sperare chiunque non veda la fine del proprio tunnel, soprattutto non golfistico. Yani Tseng ha conquistato al Sunrise Golf Club di Taiwan il suo settimo titolo sul LET, portandosi a casa il Wistron Ladies Open grazie a un -14 frutto di due giri da 63 e 67 colpi. Si tratta della prima vittoria dopo undici interminabili anni.
Che cosa sono gli yips nel golf
Nel nostro sport gli yips sono un disturbo improvviso e involontario del controllo motorio, soprattutto nei movimenti brevi e precisi come il colpo di putt. Si manifestano con tremori, scatti o blocchi muscolari anche nei gesti tecnicamente più semplici. Il termine è stato coniato negli Anni Venti dallo scozzese Tommy Armour, che descrisse così l’improvvisa incapacità di imbucare anche i putt più facili.
A soffrirne sono i professionisti che hanno ripetuto migliaia di volte lo stesso gesto e sviluppato una forma di “paralisi da analisi”. Anche giocatori dilettanti possono esserne vittime.
“È passato davvero tanto tempo da quando ho provato questa sensazione” ha detto Tseng a caldo. “Vincere nel mio Paese, davanti alla mia famiglia e ai miei amici, è incredibile. È stata una vittoria molto emozionante. Dimostra che non bisogna mai rinunciare ai propri sogni.”
Yani Tseng ha vinto davvero tutto

I suoi sogni di gloria sono stati realtà per almeno un lustro. Da ragazzina si fece conoscere superando Michelle Wie per portarsi a casa lo US Women’s Amateur Public Links. Fu Rookie of the Year nel 2008, Player of the Year nel 2010 e nel 2011 e numero uno al mondo per 109 settimane consecutive (la seconda striscia più lunga nella storia del golf femminile). E non finisce qua: in appena quattro anni conquistò cinque major e 15 titoli LPGA, un dominio che le valse paragoni con Tiger Woods, The Goat.
Il tunnel
Poi il buio. Buio totale. Pian piano la fiamma del Sacro Golf si spense e Tseng perse gare, posizioni nel ranking e fiducia. Il fisico le presentò il conto: operazioni all’anca, dolori alla schiena e quella maledetta sindrome yips che ti fa tremare non appena impugni il putter. Scontate le paure, le pause dal golf e lacrime in quantità industriale.
La montagna insormontabile era quella più piatta: il gioco corto, il putter. “Ho avuto grossi problemi con i putt corti – ha raccontato qualche mese fa al rientro nel giro -. A essere sincera soffrivo di yips. Non riuscivo proprio a imbucare i putt corti.” Oltre al lavoro mentale per combattere questi tremolii Tseng provò di tutto. Nuovi grip, bastoni lunghi, stance alternativi oppure mirare a buche inesistenti e lontanissime. Tutto inutile.
L’amico geniale
L’amico geniale di Yani si chiama Brady Riggs. Il suo nuovo coach le propone di “fregare” il cervello: “Cancella il putt destrorso, prova con la sinistra. Gioca come una bambina alle prime armi”. Un’eresia per chi conosce la testa di un golfista durante il movimento,una chance per chi non mette più nemmeno un putt “dato”.

In cerca della scintilla perduta, Yani Tseng accetta e si allena da mancina sul green. “Alla prima piccola gara su invito dello sponsor (Sampo Ladies Open Xiu Ju CUP Senior Ladies Professional) ero parecchio nervosa” ha raccontato. “Poi mi sono messa sulla pallina e ho pensato: ‘Wow, mi sento bene.’ La sensazione di paura era sparita, all’istante. Quel giorno non ho sbagliato un putt da un metro e mezzo. È pazzesco quanto sia facile ingannare il cervello.”
Il ritorno sul Tour
In sordina Tseng è tornata quest’anno sul circuito Usa: ha passato solo un taglio su nove sull’LPGA ma non ha gettato la spugna. Ha capito che la retta via passava per la mancina. E così è stato: a Taiwan ha infilato nove birdie il primo giro e alla domenica ha vinto con quattro colpi di vantaggio.
“Non so da dove venga la mia passione – ha detto dopo il successo –  ma ogni volta che cado, sento il bisogno di rialzarmi. Non so a chi voglio dimostrarlo, forse solo a me stessa. Voglio vedere fin dove posso arrivare.”
Puttare da sinistra non è per tutti, ma la scelta coraggiosa di Tseng è un promemoria: il golf premia la curiosità. Che si tratti di un nuovo grip, di una postura diversa o persino di girarsi e affrontare la palla dall’altro lato, non c’è nulla di male nel provare qualcosa di nuovo per ritrovare il tocco.  
 
             
             
			