Manuel Bortuzzo, da Federgolf arriva il paragolfer

C’è un suono che fa sognare tutti i golfisti del mondo. Si tratta del clic della testa del bastone che colpisce bene la pallina da golf. Per molti è un gesto naturale, per altri un sogno diventato possibile grazie al paragolfer. Una di queste macchine è stata consegnata dalla Federazione Italiana Golf al “Marco Simone” di Roma ed è destinata a Manuel Bortuzzo.

La notizia, diffusa dal sito Internet di Federgolf, rappresenta l’ennesima testimonianza di quanto il golf possa essere inclusivo.

Che cosa è il paragolfer

Il paragolfer è un veicolo elettrico progettato per consentire alle persone con disabilità – anche gravi – di giocare a golf in totale autonomia. Sembra un piccolo golf cart ma invece è un esempio di alta ingegneria: grazie a un sistema di sollevamento verticale, il golfista può passare dalla posizione seduta a quella eretta, bloccandosi in sicurezza con cinture e supporti laterali.

Il dispositivo è controllato con un joystick, si muove su qualsiasi fairway e green senza recar danno e può affrontare pendenze moderate. Funziona a batteria con un’autonomia di diverse ore. Le ruote a bassa pressione distribuiscono il peso per non lasciare impronte. Il suo punto di forza è la stazione in piedi assistita, che consente al giocatore di assumere la postura corretta per il colpo, migliorando equilibrio e potenza.

A chi si rivolge

E’ pensato per chi ha perso la mobilità delle gambe o ha una disabilità motoria permanente o temporanea: persone paraplegiche, amputati, o chi ha patologie neuromotorie come sclerosi multipla, ictus o distrofie. Ma è anche un ausilio utile in percorsi di riabilitazione fisica e psicologica, perché restituisce libertà e autostima attraverso il gesto sportivo.

Inclusione in movimento

In molti Paesi europei – Germania e Regno Unito su tutti – il paragolfer è ormai una presenza fissa nei club più attenti all’inclusione. In Italia la diffusione è più lenta ma il movimento cresce. L’Associazione Italiana Golf Disabili e diversi comitati regionali collaborano per promuovere l’accesso a questi veicoli, spesso messi a disposizione dai circoli o da progetti sostenuti da enti pubblici e sponsor privati.

Il paragolfer è una speranza che sta rivoluzionando il modo di vivere il golf per chi convive con una disabilità motoria.

La storia di Manuel Bortuzzo

Qual è l’origine della disabilità che ha coinvolto Bortuzzo? Nella notte fra il 2 e il 3 febbraio 2019, l’allora promessa del nuoto italiano rimase vittima di uno sparo mentre si trovava vicino a un pub nella periferia sud di Roma. A causa di un errore di identità, due persone in moto esplosero diversi colpi di arma da fuoco: uno di questi colpì Manuel Bortuzzo alla schiena, provocando una lesione spinale irreversibile.

Manuel Bortuzzo (Foto Federgolf)

La diagnosi medica fu drammatica: lesione completa del midollo spinale con paralisi degli arti inferiori, che comporta l’impossibilità di camminare. Nonostante le circostanze, in questi anni Bortuzzo ha saputo trasformare la tragedia in un nuovo percorso di vita.

Manuel è passato dallo sport agonistico riqualificato (nel nuoto paralimpico) alla recente passione per il golf e all’utilizzo del paragolfer come strumento concreto di inclusione.

Il paragolfer e il sogno

Il messaggio del paragolfer va oltre la tecnologia. È un invito a considerare il golf come sport terapeutico e inclusivo, capace di unire persone con abilità diverse sullo stesso tee di partenza.

Il sogno, oggi, è quello di vedere più campi attrezzati e più circoli disposti a investire in una di queste macchine, magari condividendone l’uso tra più giocatori. Perché, come spesso accade nel golf, la sfida più bella non è quella contro il par, ma quella che si vince su se stessi.