Golf in zona rossa, “il nostro sport è sicuro” | Ascanio: no a strumentalizzazioni

Il post di Ascanio Pacelli ha suscitato profondo interesse nel mondo del golf in zona rossa. Molti concordano con lui, altri no. A motivare il suo no qua sotto è Claudio Maggioni, amico e giocatore di lunghissima data. Nel pomeriggio è arrivato anche un lungo nuovo post di Ascanio. Il dibattito (civile) è aperto.

“Il golf amateur è sicuro, non va fermato”

di Claudio Maggioni

Foto di Tom Jackson da Pexels

Ho letto ieri l’articolo che riporta la posizione di Ascanio Pacelli in merito alle nuove misure anti contagio suscettibili di incidere anche sul golf. Premessa la mia stima verso Ascanio, come professionista e manager del settore, non condivido alcune delle sue argomentazioni. Alcune, peraltro, sembrano offrire un ulteriore assist a chi già, senza motivo, scredita il golf.

Gli amateur e i circoli sono i primi a prestare molta attenzione al rispetto delle regole richieste dall’emergenza in atto. Si pensi al fatto che non si può accedere agli spogliatoi, che sono chiuse le attività di bar e ristorazione e, come conseguenza, non si creano occasioni di assembramento. Attualmente il giocatore raggiunge il circolo già vestito per la pratica sportiva e ha modo (anche grazie all’organizzazione dei circoli) di sanificare le mani all’occorrenza. Poi indossa la mascherina fino al momento del colpo e lungo il percorso rimane naturalmente e costantemente distanziato dai compagni di gioco (anzitutto per ragioni di sicurezza, anche ulteriori e preesistenti a quelle legate all’emergenza pandemica). Il gioco si svolge esclusivamente all’aria aperta.

Può sembrare un paradosso (alla luce delle norme anti contagio), ma a ben vedere, è molto più alto il rischio di contrarre il virus spingendo un carrello al supermercato, piuttosto che una sacca da golf!

A ciò deve aggiungersi quanto in precedenza già affermato in merito agli effetti benefici del golf sulla salute fisica e mentale dei praticanti, molti dei quali sono amateur e quindi rientranti in una fascia di età particolarmente esposta alle conseguenze più gravi del Covid-19.  



“Golf in zona rossa, non facciamoci strumentalizzare”

di Ascanio Pacelli

Sulla questione è tornato nel pomeriggio di martedì 16 marzo lo stesso Ascanio con un commento in calce al suo post iniziale. Eccolo.

Scusate la latitanza, ma sto combattendo con una febbre bastarda (tampone negativo) e forte mal di gola.

Probabilmente, nel mio messaggio ho dato per scontato che chi mi segue ha sempre saputo come la penso sul golf e la pandemia. Purtroppo sono più di 380 giorni che logica e regole non seguono lo stesso percorso.

A causa di questo, ci troviamo tutti quanti a riflettere e far notare le incongruenze e i tanti paradossi che emergono a seguito delle decisioni governative. Quello che sostengo, e che ho voluto comunicare ieri, è solo per far capire che un decreto o dpcm (per quanto avulso di logica su alcuni aspetti) ha il compito di tentare di proteggere il popolo Italiano. Credo che nel momento in cui i vari ministri decidano cosa fare non ci sia lo spazio per differenziare i singoli sport, attività o professioni. Per questo sono convinto che la dicitura “solo per gli allenamenti dei giocatori di interesse nazionale riconosciuti dal CONI e dalle Federazioni, etc etc ” parli da sè.

Ripeto che sono il primo (sia perché amo questo sport sia perché devo far quadrare i conti di un circolo) che vorrebbe aprire a tutti. Ma in questo momento non penso alla logica di evitare assembramenti e rischi (nel golf non esistono) ma a quella di seguire un Decreto, che vuole ridurre il numero delle persone in giro, evitare il più possibile contatti.

Lo so che fa incazzare il non poter fare sport all’aria aperta a rischio zero, ma pensate se le cose all’interno di un circolo non dovessero andare bene ed uscissero casi di Covid. Quanto costerebbe rimettere tutto in ordine? E non parlo solo dell’aspetto economico ma di centinaia di persone in isolamento, per tanti tanti giorni…

Quando parlo di privilegiati, faccio riferimento ai servizi di alcune emittenti nazionali che durante le riaperture di maggio 2020, usarono video ed interviste sui campi di golf, in contrapposizione alle persone che stavano male ed a tutti quelli che erano stati obbligati a restare chiusi. Non voglio che venga ancora strumentalizzato il nostro sport. Non lo meritiamo.

E se devo scegliere tra far pazientare i miei abbonati altre settimane, evitandogli (forse) una multa – che ricadrebbe anche sul circolo – e non infangare (ingiustamente) nuovamente questo sport, dimostrando che noi golfisti seguiamo le regole – e siamo diversi dai paraculi che se ne fregano – sinceramente non ci penserei due volte a continuare sulla mia linea.

Il golf ha bisogno di crearsi un’immagine nuova e, purtroppo, un piccolo granello di sabbia contro di noi si trasforma subito in fango.

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Una risposta a “Golf in zona rossa, “il nostro sport è sicuro” | Ascanio: no a strumentalizzazioni

  1. Carissimo Claudio Maggioni, è ovvio che noi tutti giocatori di golf sappiamo che sul campo è difficile (non impossibile visti i comportamenti di alcuni) contagiarsi ma ribadito questo la ratio delle norme del decreto sarebbe quella di evitare occasioni di spostarsi da casa in auto; se ci si può muovere per andare in due da amici, andare nelle seconde case, andare al golf, andare a comprare delle mutande, andare a comprare vestiti per bambini, andare al bar/locale sul Naviglio / enoteca a consumare in “modalità da asporto” diventa impossibile per chi deve fare i controlli farli realmente, ognuno avrà una buona scusa per muoversi. L’escamotage trovato da qualche furbo Presidente di trasformare noi carrellanti di modesto valore in “atleti di interesse nazionale” in quanto dotati di handicap addirittura inferiori a 18,4 (25 se ladies) è una reale buffonata; per fortuna molti Presidenti di Circolo paiono non prestarsi a tale buffonata. Ahimé in Brianza però qualche furbetto sembra esserci. Un caro saluto. Corrado

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