Tra una cena al circolo per gli auguri e una Santa Claus Cup troverai certamente il tempo per leggere questa storia di golf di Natale. L’ha scritta per il nostro blog l’amico Luca Ravinetto al quale non mi stancherò mai di dire grazie. Ogni anno Luca regala a Golfando un racconto originale dei suoi e, come il buon vino, col passare del tempo migliora.
Per il 2018 Luca si è superato, scrivendo le vicissitudini del giovane Giacomino, un personaggio che imparerete ad amare riga dopo riga. In fondo, in tutti i circoli esiste una persona come lui: provate a pensarci e senza dubbio di verrà in mente il “vostro” Giacomino. “Il caddie con la nebbia” è la prima storia di golf di Natale della serie 2018: in tutto saranno quattro. Vi chiedo una cortesia: leggetela fino in fondo e magari condividetela sui social con i vostri compagni di gioco o col vostro circolo. Io e Luca ve ne saremmo davvero grati. Buon Natale a tutti (s.l.)
Storia di golf di Natale / Introduzione
Un’idea un po’ vivace passa per volgarità,
tanta è l’ abitudine alle parole comuni.
Guai a chi, parlando, inventa qualcosa!
(Jean-Baptiste Louvet de Couvray)
Nessuno ci faceva caso tanto sembrava naturale che stesse lì ad aspettare. Nessuno dava mai confidenza a Giacomino, ma lui stava sempre davanti al deposito sacche ad attendere che qualcuno lo chiamasse, guardando in basso e a volte in alto. Non salutava per paura di dare fastidio, i suoi genitori non erano come i soci del club…. e forse per lui meglio così!
Giacomino aveva appena dieci anni ma era costretto a lavorare per portare a casa qualche soldo. La vicinanza di casa con Franco, il caddie master del Bardarolo Royal & Ancient, gli aveva consentito di entrare in un circolo di Golf, ma lui ci entrava sempre con delicatezza per paura di disturbare.
Giacomino non si sentiva adatto al circolo ma si sentiva adattissimo a giocare a Golf, giocava di nascosto la sera tardi o la mattina presto, passava con grande delicatezza da un buco nella rete di recinzione a sinistra della buca tre, da lì cominciava a giocare stando quasi sempre nel rough per paura che lo vedessero.
Ho passato tanto tempo con Giacomino, mi faceva ridere quando mi raccontava le cose che gli succedevano mentre faceva da caddie ai vari soci del club, spero che faranno ridere anche voi.
GIACOMINO, IL CADDIE NELLA NEBBIA
di Luca Ravinetto
Quando Giacomino cominciò a lavorare al Bardarolo Royal & Ancient Golf Club aveva solo nove anni ma presto ne avrebbe fatti dieci e lui come tutti i bambini della sua età tendeva ad arrotondare per eccesso.
Franco si prese la responsabilità di insegnargli tutto quello che doveva sapere. Fortunatamente per i soci Giacomino era un bambino sveglio e capì prima di vedere e imparò prima di toccare. Quando non faceva il caddie stava sempre davanti al deposito sacche, immaginando e pensando a colpi fantastici. Quando aveva finito di fare quello che avrebbe dovuto fare Franco sfogliava le riviste, imparando dai consigli dei grandi campioni. E ogni giorno imparava qualcosa di più, soprattutto imparava quanto erano lontani i due Golf che vedeva, uno sfogliando le riviste e l’altro camminando facendo da caddie.
“Forteguerri non gioca a golf: lui punisce tutti”
Uno dei primi a fare utilizzo di Giacomino come caddie fu il socio più fissato con le regole, Stefano Forteguerri.
Forteguerri giocava poche gare. Bramava così tanto dare penalità che preferiva fare il giudice arbitro, anche lo starter era un ruolo che non gli piaceva perché lo riteneva un ruolo da attività preventiva mentre lui voleva solo punire severamente con molteplici colpi di penalità.
Giacomino imparava prima di toccare e capiva prima di vedere. Sapeva benissimo che in quanto caddie quello che combinava lui poteva portare penalità al giocatore. Quindi, per dare soddisfazione a Forteguerri, ogni tanto appoggiava l’asta sulla linea del putt per dare la direzione. L’atto, essendo vietato dalle regole, autorizzava Forteguerri a una filippica sulla storia del Royal & Ancient Golf Club di St. Andrews. Poi continuava a spiegare il perché dei due colpi di penalità e altro. E molto altro che spesso non ci incastrava proprio niente ma che serviva a farlo sentire l’uomo più potente del circolo. Lo faceva sentire dotato di un sapere che lo elevava a demiurgo di John Paramor, lo storico arbitro dell’European Tour.
Forteguerri era convinto di aver cancellato per sbaglio il numero di telefono di John Paramor ma mai nessuno gli avrebbe fatto presente che lui John Paramor non l’aveva mai conosciuto.
In fondo Forteguerri era una pietra miliare del Bardarolo Royal & Ancient Golf Club.
Con Forteguerri accadono cose molto strane
Giacomino, che un po’ ci si divertiva, ascoltava sperando che in quelle estenuanti spiegazioni qualcosa di giusto ci fosse. Comunque il tutto era sufficiente a soddisfare l’ego di Forteguerri e utile a togliergli buone mance.
Come quando il circo arriva in città all’ arrivo di Giacomino cominciarono a succedere cose stranissime e di Forteguerri vi racconterò quella dell’ hole in one nella nebbia.
Ero certo che Forteguerri non avrebbe mai fatto hole in one alla sette, un lungo par tre di duecento metri. Per questo quando tornò in club house urlante, umido, sudato e emozionato a gridare che aveva fatto hole-in-one alla buca sette e che avrebbe pagato da bere a tutti i presenti, guardai Giacomino. Era rimasto fuori dalla Club House di fronte alla vetrata, aveva appena finito di pulire i bastoni di Forteguerri e senza dare troppo nell’occhio mi salutò e andò via di furia.
Ovviamente Forteguerri quel giorno consumò il tempo degli altri soci imponendo loro di ascoltare le sensazioni e i pensieri che aveva provato durante lo swing. Il fatto che quel giorno ci fosse stata una nebbia così fitta da non veder nemmeno atterrare la palla aggiungeva mistero a quella storia già troppo ricca di leggenda.
I soci furono tutti molto dubbiosi, Germano era l’ unico che ascoltava con ammirazione e stava attento a ogni dettaglio, ma alla fine i commenti più delicati furono: “ma dai che non ci crede nessuno“..”la smetti bischero non ci arrivi nemmeno con tre colpi” oppure “l’ultima volta che ti marcavo ci hai fatto messo cinque colpi solo per arrivare in green“.
“Chiedete a Giacomino”
Forteguerri quindi pelò la carta del caddie marcatore! “Chiedete a Giacomino che per quel giro era il mio caddie marcatore. Un driver col draw come quello non l’avete mai visto, nemmeno dal maestro!”.
Germano, tempestivo quanto ingenuo, annotò l’ovvio: “Ma se c’era così tanta nebbia non l’hai visto nemmeno te!“. La frase fece inalberare Forteguerri che se ne andò sbattendo la porta, ma un attimo prima di uscire dalla stanza si girò verso tutti i presenti. “Da domani i sassi nei bunker non sono più ostruzioni movibili, così imparate!!” disse.
Forteguerri aveva un carattere spigoloso, la simpatia nei suoi confronti scarseggiava e si diceva che potesse essere ucciso solo se trafitto al cuore da un paletto bianco del fuori limite, questo non perché il paletto forasse il cuore ma perché il-paletto-bianco-non-può-mai-essere-spostato.
Giorni dopo incontrai Giacomino davanti al caddie master. Stava pulendo delle scarpe da Golf e gli chiesi come era andata veramente. Sapevo benissimo che Forteguerri, anche giocando il driver, non sarebbe mai potuto arrivare in avant green, figuriamoci fare buca in uno.
“SDENG! E ho imbucato io”
Giacomino era un bambino molto sveglio, si guardò intorno e vedendo che non c’era nessuno e nemmeno Franco, smise di pulire le scarpe dei soci e cominciò a raccontare…
“Il signor Forteguerri mi ha mandato avanti a guardare la palla, ma c’era una nebbia che sembrava latte. Mi ero fermato a metà buca ma non riuscivo nemmeno a vedere il tee delle donne e il green. Figuriamoci se riuscivo a vedere lui che tirava e dove atterrava la palla.
In mezzo a quel silenzio ho sentito quel rumoraccio – SDENG – della palla presa sul tacco, sicuramente era persa. Cosi ho preso dalla sacca una palla uguale e l’ho lanciata con la mano verso il green. Non so come sia successo ma è andata in buca!!
Ovviamente per lui quello SDENG era un colpo preso bene quindi non è stato difficile fargli credere che avesse fatto buca in uno. Quando ci siamo incontrati a metà fairway gli ho pure detto: “Che bel colpo dottore, ho sentito un rumore pieno e potente, nemmeno il maestro la colpisce così.
E’ finita bene, mi ha dato 10.000 lire di mancia e mi ha fatto promettere di raccontarlo a tutti.”
Leggende metropolitane
Giacomino era uno sballo, per lui la nebbia era un’ opportunità di trasformare un colpaccio sul tacco in una hole in one. D’altronde il Golf si gioca più con la testa che col corpo, si muove e muta con l’animo di ogni persona. Quindi può anche succedere che se prendi un pessimo giocatore e lo metti nella nebbia lui sia convinto di aver fatto buca in uno!
Ancora oggi Forteguerri tenta di ripetere quel colpo che non ha mai fatto. All’arrivo di ogni nuovo socio la leggenda viene arricchita di particolari. Nelle ultime versioni che ho sentito stava disputando addirittura il campionato nazionale medal e il pubblico intorno alla buca si alzò in piedi per applaudirlo.
La nebbia ha fatto il suo gioco e Giacomino pure.
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