Le email dei lettori: “Puntare su giovani e neo-golfisti. E i circoli di golf siano aziende”

Il dibattito sui costi del golf e su futuro di questo sport in Italia è sempre più interessante. Ecco alcune commenti ed email particolarmente interessanti.

Claudio Miglio
“Buongiorno, da neo golfista che gira per i campi d’Italia iscritto ad un campo pratica ho potuto vedere in poco tempo dove sta il problema. Si vuole promuovere questo sport ma nessuno capisce, salvo pochi avveduti, che si deve necessariamente partire dai giovani ed investire sui giovani (io non sono giovane, preciso, ho 53 anni). Quindi la Federazione deve spingere i circoli ad investire sulle giovani leve.

Altra questione sono le 18 buche. Sarebbe opportuno prevedere gare a 12 buche oltre che a 9 buche salvo i professionisti che rimarrebbero a 18 buche e questo abbasserebbe notevolmente i costi di manutenzione dei campi (ma questa è una questione che non riguarda solo l’Italia). Inoltre si permetterebbe a più persone di dedicarsi al golf.

I circoli (non solo i campi pratica) dovrebbero incentivare i neo golfisti ad iscriversi con tariffe promozionali per i primi anni. Così si potrà abbassare la percentuale di abbandono. I maestri dovrebbero anche loro fare la loro parte: 60 euro per un’ora di lezione è esagerato. Così si disincentiva la possibilità di prendere le lezioni con assiduità, come invece dovrebbe essere.

Il green fee presso tutti i campi per i neofiti per 9 buche dovrebbe, per i primi tre anni, essere scontato notevolmente (qui dovrebbe intervenire la Federazione con incentivi economici ai circoli).

Infine un suggerimento ai circoli, non si può pensare che il potenziale socio debba valutare la convenienza o meno ad iscriversi ad un circolo sulla base esclusiva del campo. Si devono offrire ai soci oltre al campo da golf servizi come la palestra, il proshop, la piscina, un luogo di aggregazione, le golf clinic periodiche e un ristorante all’interno della struttura. Capisco che il conto economico dei circoli vive di soci che si iscrivono e di palline al campo pratica ma è limitante non prevedere altre forme di entrate. Le quote di iscrizione come socio esageratamente alte per i primi anni allontanano qualsiasi potenziale neo socio del circolo. E’ necessario gestire i circoli come aziende proprio per incentivare i profitti e non pensare di affidare la gestione a persone che, in taluni casi, non hanno neanche le competenze per gestire due campi da calcetto”


O si cambia o si muore

Golfista rassegnata
“Buongiorno,
ho un marito golfista, una figlia adolescente ex-golfista (hcp 17) e io sono una n.c. un po’ rassegnata.

Ci sarebbero tanti aspetti da valutare. Innanzitutto i giovani senza i quali il golf non ha futuro. Le ragazzine poi sono davvero poche e quelle poche prima o poi mollano. Si potrebbe fare davvero tanto di più: dalle agevolazioni economiche ai ragazzi e alle famiglie, alla promozione per i giovani (ma il golf nelle scuole dov’è sparito?), al renderlo uno sport divertente e aggregante piuttosto che a connotarlo di un agonismo che per i ragazzi è solo fonte di stress: uno sport individuale che potrebbe ben essere organizzato come gioco di squadra. Tutti i circoli dovrebbero organizzare navette di collegamento con le città nei pomeriggi dedicati ai corsi collettivi. I genitori tassisti dobbiamo dimenticarceli se vogliamo lavorare con i grandi numeri. Il concetto dovrebbe valere anche nei giorni delle gare giovanili. I campi sono lontani e, oltre ai costi, seguire i figli significa tempo (tutta la giornata della domenica se non anche quella del sabato). Non tutti possono essere disposti a farlo.

Se le cose non cambieranno velocemente certe scelte della Federazione diventeranno ben presto la tomba del golf nel nostro Paese. Peccato…”


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