Ormai è una lotta contro il tempo. Cura dopo cura, ranking dopo ranking le strade di Tiger Woods e della Ryder Cup si allontanano sempre di più. L’ex divino rischia veramente di non entrare nel team Usa per la sfida di settembre a Gleaneagles, chiudendo – se così fosse – un’era.
Il 36enne della Florida ha segnato almeno quindici anni di questo sport e quindi anche della più prestigiosa sfida internazionale, la Ryder: Woods ha giocato sette delle ultime otto edizioni (ko nel 2008 per infortunio). E’ vero, non è stato un rapporto semplice tra i due: l’americano ha alzato la coppa solo una volta (nel 1999) con 29 match finora disputati di cui 13 vinti, 14 persi e 2 pareggiati. Ma la competizione tra Usa e Europa è un evento a sé, l’unica volta dove uno sport evidentemente individuale si trasforma in sport di squadra.
La squadra yankee stavolta la selezionerà Tom Watson. Per i non addetti ai lavori, saranno 12 gli americani in gara: nove vi partecipano di diritto in base alla classifica di guadagni, gli altri tre liberamente scelti dal coach. Ad oggi – infortunato – Woods si trova addirittura in 62esima posizione, dietro a carneadi vari. I nove posti “della classifica guadagni” verranno ufficializzati il 10 agosto: siamo ad inizio giugno e Tiger deve ancora comunicare la data del rientro. E, una volta rientrato, deve giocare il più possibile, tornare in forma, vincere e convincere.
Non resta quindi che il percorso più breve, la wild card. La data ultima è il 2 settembre. A Watson servono giocatori integri non solo da un punto di vista mentale ma soprattutto da quello fisico. La storia ricorda le vicissitudini calcistiche di Prandelli e Pepito Rossi. Staremo a vedere.
Qua finisce il discorso strettamente sportivo. A livello di marketing che Ryder sarebbe senza il più forte di tutti degli ultimi 20 anni?