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Da Francesco Molinari a Bubba Watson: sei star in cerca di Ryder Cup 2020

Mancano sei mesi alla Ryder Cup 2020 di Whistling Straits, coronavirus permettendo. L’Europa avrà il compito di difendere il titolo vinto a Parigi 2018 e di preparare la strada a Roma 2022 (oppure 2023). I due capitani, Padraig Harrington e Steve Stricker, stanno selezionando i team di lavoro e, perché no, si sono guardati in giro per le wild card prima dello stop per pandemia. Qualcuno dei trionfatori di Parigi non se la passa però bene. Allo stesso tempo nel Team Usa potrebbero esserci tre assenti illustri rispetto a Le Golf National.

Team Europe

Salvo cambiamenti sul numero delle wild card, i dodici giocatori europei saranno scelti così: i primi quattro della European Points List, i primi cinque della World Point List (dalla quale vengono tolti i quattro della European) e tre professionisti scelti dal capitano.

A Parigi l’allora capitano Thomas Bjorn chiamò invece quattro giocatori ossia Paul Casey, Sergio Garcia, Ian Poulter, Henrik Stenson. Sul campo la convocazione spettò a Tommy Fleetwood, Tyrrell Hatton, Rory McIlroy, Francesco Molinari, Alex Noren, Thorbjørn Olesen, Jon Rahm, Justin Rose.

Team Usa

Il Team Usa viene selezionato in modo diverso: otto entrano in base a una graduatoria che tiene conto dei guadagni in una serie particolare di gare (dai Major ai vari World Golf Championships). Quattro le wild card.

Jim Furyk giocò con Brooks Koepka, Dustin Johnson, Justin Thomas, Jordan Spieth, Patrick Reed, Rickie Fowler, Webb Simpson e Bubba Watson. Le wild card andarono a Tiger Woods, Phil Mickelson, Bryson DeChambeau e Tony Finau.

Chi non se la passa bene oggi?

 

Francesco Molinari

Croce (poca) e delizia (immensa) del nostro golf. Anzi: solo delizia perché quello che ci ha regalato per tutto il 2018 fino al Masters 2019 è qualcosa di così bello che niente e nessuno potrà mai offuscare.

Francesco Molinari nel secondo giorno di gara a Parigi 2018 (Foto AFP / Eric FEFERBERG).

Per sempre nella storia della Ryder Cup dopo le cinque vittorie su cinque match a Le Golf National, Chicco ha proseguito l’anno di grazia 2018 vincendo la Race to Dubai. Poi l’affermazione all’Arnold Palmer 2019 e tre giorni e mezzo fantastici ad Augusta dove una pallina in acqua ha aperto a Tiger Woods la strada alla vittoria e a lui la porta del tunnel. Da quel giorno nemmeno una top ten, tante delusioni (tra cui il taglio mancato a Roma) e il cambio di caddie. Da numero sei del ranking è sceso al 28esimo. Ad oggi è 53esimo nella classifica europea di Ryder.

Ad oggi sembra però impensabile che non gli venga riservata una wild card.

Sergio Garcia

Ha iniziato bene l’anno di Ryder con un piazzamento tra i primi dieci sia ad Abu Dhabi che in Arabia Saudita ma di strada da fare verso Whistling Straits ce n’è ancora molta.

Sergio Garcia dopo un punto conquistato a Le Golf National (Foto AFP / FRANCK FIFE)

Naviga poco sotto la quarantesima piazza nel ranking mondiale: nel 2019 ha vinto il KLM Open e per nove volte si è piazzato nella top ten. Sembrano comunque lontanissime le sue giornate di gloria ad Augusta nel 2017 quando vinse il “suo” Masters. Prima dello US Open 2019 ha fallito sette tagli consecutivi. Difficile pensare rientri nella classifica a punti (22esimo oggi): probabile che la sua esperienza (nove edizioni di Ryder Cup ) sia ritenuta però ancora indispensabile.

Alex Noren

Un altro da “Chi l’ha visto”. Tra le tante storie belle di Parigi 2018 un birdie da favola nell’ultima sfida (vinta) con Bryson DeChambeau.

Alex Noren al Farmers Insurance Open 2018 a Torrey Pines South (foto Sean M. Haffey/Getty Images/AFP)

All’epoca lo svedese era fisso tra i primi venti al mondo in virtù dei sette titoli vinti in tre anni. Due mesi dopo la Ryder Cup ha chiuso al nono posto il DP World Tour Championship e da allora in bacheca ha solamente una top 10. E dire che Noren non ha problemi con il taglio: in 18 gare solo una volta è rimasto libero nel weekend. Il problema è che finisce sempre indietro. Troppo indietro per Padraig Harrington? Nella classifica a punti è 54esimo, nel ranking 112esimo.

Jordan Spieth

Di lui abbiamo già detto e scritto a lungo. Nel 2015 vinse due Major e qualcuno vedeva in lui il possibile erede di Nicklaus in fatto di record ai Major.

Jordan Spieth all’Open golf Championship 2018 (Foto AFP / Andy BUCHANAN).

All’epoca si giocava il primo posto nel ranking con Rory McIlroy e Jason Day. Dopo l’acuto al British Open 2017 il buio quasi totale. Qualche timido segnale di risalita la scorsa estate con un terzo posto al PGA Championship e tre top 8. Il suo valore però è ben altro. 

Rickie Fowler

Naviga nei primi trenta del ranking ma da più di un anno non vince un torneo (Phoenix).

Rickie Fowler impegnato all’OHL Classic a Playa del Carmen (Foto Cliff Hawkins/Getty Images/AFP)

Secondo gli americani è la brutta copia di quel giocatore grintoso e fiducioso che fu in grado di arrivare sino al settimo posto al mondo. Da ottovolante i suoi ultimi mesi: due top ten al Masters e all’Open Championship in mezzo a tanti tagli mancati ed esibizioni incolori.  Il 2020 sembra avviato sulla stessa falsariga. Contro la sua convocazione anche i numeri in Ryder Cup: solo tre vittorie su 15 match giocati in quattro edizioni.

Bubba Watson

I due Masters in carriera sembrano un lontano ricordo. Bubba veleggia attorno al cinquantesimo posto in classifica in virtù delle sole 4 top ten nelle ultime 23 gare.

Bubba Watson in una conferenza stampa a Parigi 2018 (Foto AFP/ Lionel BONAVENTURE)

Non vince da un anno e mezzo (The Travelers Championship). Il 2020 è partito col piede giusto: sesto a Torrey Pines, sul podio a Phoenix. Recuperare posizioni e smalto nella classifica di merito Usa sembra difficile ma con lui non è mai il caso di metterci l’ultima parola. Il 41enne mancino potrebbe rientrare dalla porta di servizio: Steve Stricker potrebbe portarlo in Winscosin come vice-capitano di Ryder Cup.

Ryder Cup 2018 di golf

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