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Pietro Apicella: al golf italiano servono imprenditori e turismo

di Sauro Legramandi
Da una settimana è l’uomo più cercato nel mondo del golf italiano. Per essere al centro dell’attenzione l’imprenditore Pietro Apicella, presidente dello Chervò Golf & Resort San Vigilio, non ha fatto altro che stringere la mano a Franco Chimenti. Il presidente di Federgolf a metà agosto ha visitato per la prima volta il suo resort di Pozzolengo (Brescia), ne è rimasto talmente impressionato da proporlo come sede dell’Open d’Italia di golf 2020.
Mi sono bastati tre minuti per accettare” dice Apicella a “Golfando” in uno scampolo di vacanza prima della full immersion che lo attende e che culminerà con la gara dal 22 al 25 ottobre.

54mila giri di campo e un Open

Pietro Apicella e la sua struttura turistico-golfistica sono un unicum nel panorama italiano. A Pozzolengo l’anno scorso ci sono stati 54mila “giri di campo” (così li chiama il presidente) e la struttura oggi lavoro a circa 130 persone. La pandemia ha ridotto il giro di turisti stranieri nel 2020 ma non la voglia di darsi da fare.

La scelta dello Chervò Golf & Resort San Vigilio come sede dell’Open ha lasciato a bocca aperta tutti gli addetti ai lavori. Nessuno ipotizzava che il massimo evento sportivo potesse tenersi in Lombardia, un anno dopo il ritorno all’Olgiata e tre prima della Ryder Cup 2023 a Roma.

La prima volta con Chimenti

Come è nata l’idea dell’Open allo Chervò?
“Le parlo con estrema franchezza. Sono nel settore da dieci anni e non avevo mai conosciuto di persona Chimenti prima di agosto. Conosco però il golf e il mondo dell’imprenditoria. So come deve lavorare un imprenditore di golf. A luglio ho fatto sapere al presidente della federazione cosa pensavo del golf italiano. E’ un ambiente con pochi imprenditori veri, con tante realtà ancora agganciate al passato e poco propenso ad aprirsi al turismo. Con Chimenti ci siamo sentiti al telefono e quindi lui è venuto a Pozzolengo per la prima volta”.

Pietro Apicella e Franco Chimenti a Parma


“Di persona gli ho ribadito tutto quello che non va. Credo abbia apprezzato e, dopo aver visionato percorso e resort, mi ha parlato dell’Open 2020. In tre minuti ho accettato e ci siamo stretti la mano. A fine mese sono venuti i commissari dello European Tour per il sopralluogo e ad inizio settembre è arrivato il via libera definitivo.”

L’annuncio ufficiale è arrivato qualche ora dopo il via libera dal Tour, durante l’assemblea di Parma dove sono state rinnovate le cariche in seno alla federazione. “Adesso – chiosa il presidente dello Chervò Golf & Resort San Vigilio – devo ringraziare Chimenti per la fiducia riposta in me. Siamo già al lavoro per ricambiare e dare al mondo del golf italiano l’evento che merita”.

“Il mondo deve conoscere il golf in Italia”

Qual è la sua idea del golf italiano?
“Parlo da imprenditore: i circoli vanno male, non c’è turismo fatto seriamente, non c’è una imprenditoria specializzata. Con Chimenti ci siamo confrontati. Ho spiegato che serve una promozione del golf italiano in giro per il mondo. E’ necessario farci conoscere e riconoscere. Dobbiamo fare capire che l’Italia non ha nulla da invidiare agli altri Paesi dove si punta sul turismo golfistico. Deve passare il concetto che siamo aperti a giocatori di tutto il mondo, non solo agli italiani.

Chervò Golf & Resort San Vigilio

Con una programmazione a livello internazionale risolveremmo tanti dei nostri problemi di oggi, sistemando i bilanci. E’ impensabile che ci sia sempre qualcuno a dover ripianare i conti a fine anno. L’Italia deve essere vista come terra di golf”.Mancano poche settimane. A che punto sono i lavori?
“Stiamo lavorando alacremente ma lo Chervò non è un percorso da stravolgere. L’anno scorso abbiamo tramutato in bermuda tutta l’erba e quest’anno il campo sarà pronto per la metà di ottobre. Faremo di tutto per realizzare un grande evento, all’altezza delle aspettative di chi ci ha dato fiducia e di quello che merita il golf italiano”.

Chervò un campo facile: siamo sicuri?

Chervò Golf & Resort San Vigilio

Senza pubblico, con giocatori e staff alloggiati in un resort-bolla per evitare rischi di contagio non servono infrastrutture come tribune e stand commerciali. Massima concentrazione sul percorso, quindi.

Lo Chervò Golf & Resort San Vigilio è a due passi dal lago di Garda ed è stato fondato nel 2008. Il progettista è stato l’architetto Kurt Rossknecht. Il tracciato si snoda su 36 buche, di cui nove executive e 27 da campionato (percorsi Benaco, Solferino e San Martino).

In Rete si dice che il suo campo sia troppo facile per i professionisti, che si finirà con score molto bassi. Che ne pensa?
“Anche io leggo i social ma non rispondo quasi mai. Chi scrive quelle cose spesso non ha mai giocato da noi. Il nostro campo è stato pensato per qualsiasi tipo di competizione: fondamentalmente è un pay and play ma possiamo prepararlo e venderlo in base al tipo di cliente. Chi scrive di un campo facile sa che ci sono tre buche così difficili che non le apriamo mai? Ma conoscono le nostre partenze? Conoscono green impegnativi come i nostri?

Da noi può giocare il neofita e il professionista. In questi dieci anni abbiamo avvicinato molta gente al golf ma nessuno lo sa in Italia. Si comincia dalle 9 buche executive per poi passare alle 18. Ho clienti che vengono allo Chervò da tutta Europa per giocare e portano la famiglia”.

Pietro Apicella: il golfista è il mio cliente

Lei ha detto clienti, non golfisti. Che differenza c’è?
“Il Chervò Golf & Resort San Vigilio è un’azienda solida, in attivo dal primo giorno ad oggi. Considero ogni il golfista alla stregua di un mio cliente e un mio ospite. Il ragionamento è semplice: il cliente deve trovarsi sempre bene da me. Sono a sua completa disposizione se ha bisogno di un taxi, di un ristorante, di un servizio nella zona del Garda o dintorni. Vale per lui e per la sua famiglia: per le mogli che non giocano abbiamo piscina, piscina coperta, campo da tennis, solarium e spa”.

Chervò Golf & Resort San Vigilio

E ancora: “Abbiamo anche pensato al miglior amico dell’uomo: chi non riesce a stare cinque ore senza il suo cane può portarlo in campo a patto che sia legato al car e che stia sul rough. Siamo aperti a tutti: noleggiamo sacche di prima, seconda e terza categoria. Ci sono 52 golf car. Tutto questo non è ancora compreso bene in Italia. Per me tutto deve girare intorno al cliente, non al circolo di golf. Nella segreteria del golf ho assunto personale proveniente dal mondo alberghiero che parla più lingue. Mi creda ancora, non è banale.”

“Se non si cambia, si chiude

Pietro Apicella va controcorrente: in molti pensano che siano i soci il bene da tutelare da parte dei circoli…
“Ci sono ancora circoli che non vogliono cedere ai turisti alcuni tee time perché ‘spettano ai soci’. E poi si lamentano perché con soci e green fee della zona non coprono le spese. Difficile pensare al futuro se questo è il presente. Se non si cambia atteggiamento si chiude.

Il mio ospite è al centro di tutto, ripeto. Chervò Golf & Resort San Vigilio può organizzare gare di golf di qualsiasi livello ma nel resort c’è spazio anche per battesimi, matrimoni, conferenze o meeting aziendali. I puristi storceranno il naso e lo faranno fin quando soci o proprietari dei circoli ripianeranno le perdite a fine anno. Poi? Poi non si va da nessuna parte. Se chiudono percorsi attorno al mio alla lunga ne soffro io stesso”.

Questo imprenditore golfistico ha lanciato il sasso e non ha nascosto la mano. Quanti sono pronti a raccogliere la sfida?


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