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Patrick Reed, storia di un campione di golf e di antipatia

Siamo golfisti e siamo sinceri: Patrick Reed non sta simpatico a nessuno. E’ una delle poche certezze del mondo del golf: il nuovo Masters champion non va giù agli appassionati di golf, ai colleghi e nemmeno a sua sorella Hannah che, due anni fa, lo definì su Facebook “orribile sconosciuto ed egoista”.

AUGUSTA Patrick Reed verso il tee della buca 14 nel terzo giro dell’Augusta Masters (foto Afp).

E probabilmente non esagerava visto quanto si dice sul suo conto.

Addio famiglia: esistono solo moglie e cognato

Tanto per mettere le cose in chiaro: Reed ha tagliato da tempo i ponti con la sua famiglia d’origine. I rapporti pare si siano interrotti nel 2012. Le ragioni della rottura appartengono alla sfera della rispettiva privacy e non tocca a noi ricercarli. Di certo Bill e Jeannette Reed non sono andati al matrimonio di Patrick. Il cerchio magico della nuova green jacket si apre con la moglie, Justine Karain, e si chiude con il cognato Kessler, attualmente suo caddie.

La coppia ha due figli, Windsor-Wells nato nel 2014 e Barrett Benjamin, venuto al mondo a dicembre. I figli non hanno mai visto i nonni paterni.

Le cose con mamma e papà sembra non siano migliorate con il passare degli anni: stando ad alcune cronache proprio la nuora Justine fece allontanare con la forza i suoceri da Pinehurst, sede dello U.S. Open 2014. La loro colpa? Erano sul percorso per sostenere il figlio.

AUGUSTA Patrick Reed e la moglie Justine Karain in versione caddie nel Par 3 Contest che ha preceduto l’Augusta Masters 2018 (foto Afp).

Reed: “Non piaccio ai fan? Chiedete a loro il perché”

Nell’ambiente, il carattere poco socievole di Captain America (nomignolo affibbiatogli dopo la vittoria in Ryder Cup 2016 ad Hazeltine) è così conosciuto che nessuno si scandalizza se un giornalista ne chiede conto al diretto interessato. E’ accaduto sabato nella conferenza stampa dopo il terzo giro all’Augusta National, con il texano già saldamente leader. Davanti alla stampa specializzata Reed ha parlato di come aveva giocato, della tensione che prova chi è davanti a tutti e della Ryder Cup di settembre.

Quindi un collega ha alzato il dito e ha candidamente chiesto: “Patrick, basta farsi un giro su Twitter per scoprire parecchie persone che ti tifano contro. Secondo te, perché?.

A una domanda solitamente non si risponde con un’altra domanda ma la regola non vale per Reed che, a botta calda, ha dichiarato: “Non lo so, perché non glielo chiedi?”. Poi il 28enne si è spinto un po’ oltre: “Onestamente non ne ho idea e non mi interessa davvero quello che dicono su Twitter o se la gente tifa per me o contro di me. Io penso ad andare là fuori e fare il mio lavoro, ossia giocare a golf”.

AUGUSTA Un giro di putter per Patrick Reed sulla buca 17 nell’ultimo giorno di gara a Magnolia Lane (Foto Afp).

Già nel 2014: “Sono uno dei primi 5 al mondo”

Là fuori con il pubblico non è andata meglio domenica, il giorno della vittoria all’Augusta National. Il pubblico non tifava per lui, texano di San Antonio e cresciuto in due atenei della Georgia. “Sul tee della buca uno ho sentito gli applausi per me. Poi ho sentito quelli per McIlroy. E’ vero, i suoi erano più intensi. La cosa mi ha caricato ulteriormente e ha spostato la pressione su Rory” ha ammesso a green jacket indossata.

Il personaggio è questo. Spigoloso, pieno di sé e loquace quanto basta. Le sue parole pesano e restano per sempre, come quelle datate 2014. All’indomani delle terza vittoria sul PGA Tour Patrick, davanti a taccuini e smartphone, si definiva “uno dei primi cinque giocatori al mondo”. All’epoca aveva 23 anni e non aveva giocato nemmeno un major.

CHASKA Ryder Cup 2016, Patrick Reed esulta con Jordan Spieth dopo aver vinto il foursome con Justin Rose e Henrik Stenson (foto Afp).

“Via dall’università perché imbrogliava”

Sulla stra-meritata vittoria di questo professionista all’Augusta Masters si è detto e scritto di tutto. Anche del suo passato si è parlato a lungo. Oltre ai successi in campo, di Reed sono noti alcuni passaggi un po’ meno illuminanti. Ad esempio, Patrick di certo fu allontanato dalla University of Georgia. Le versioni sono contrastanti: stando ai soliti noti pare che imbrogliasse con i compagni di squadra. Lui ha sempre negato: “Non è vera questa storia, anche gli allenatori possono confermarlo” ha detto nel 2015 a Golf Channel. “Il motivo lo sanno tutti: mi hanno cacciato perché per due volte mi hanno trovato sbronzo”.

Quasi il più odiato dai colleghi golfisti

Una popolarità a minimi storici anche tra i colleghi. Lo prova un sondaggio segreto tra 103 giocatori professionisti realizzato dal network ESPN nel 2015, alla vigilia del Masters. “Quale giocatore professionista non aiuteresti mai in un’ipotetica rissa per un parcheggio?”. Il triste primato andò a Bubba Watson ma appena dietro c’era ancora lui.

GLENEAGLES – Ce lo ricordereremo sempre così Reed? (Foto Afp).

Patrick Reed e quel brutto gesto a Gleneagles

Non piace alla sua famiglia, non piace ai suoi colleghi, non piace ai tifosi americani e nemmeno agli europei. Dai, ammettiamolo: quel gesto a Gleneagles ha segnato per sempre il suo rapporto con gli appassionati del Vecchio Continente.

Un breve riassunto per chi se lo fosse scordato: Ryder Cup 2014, Patrick Reed gioca il singolo a Gleneagles contro Henrik Stenson nell’impresa (disperata) di raddrizzare la partita con Team Europe. Patrick, matricola di Ryder, imbuca un gran putt alla buca 7 e poi si porta l’indice alla bocca, “invitando” il pubblico a fare silenzio. Il gesto non piacea nessuno se non a lui. Anzi: lui ne andò così fiero da crearne un logo per driver e cintura dei pantaloni.. Come dire: c’è chi immortala l’esultanza (vedi Costantino Rocca) e chi il silenzio.

Il logo creato per Reed dopo la Ryder Cup 2014.

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