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Addio a Franco Chimenti. Anzi: ciao Franco

Franco Chimenti
Franco Chimenti (foto Federgolf)

“Buongiorno presidente… ah no… ehm… ciao Franco”. Sono le 11.41 di venerdì 20 settembre 2024 quando rispondo così al telefono a Franco Chimenti. Nessuno poteva immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta. Quell’ultima volta è stata allo stesso tempo anche la prima in cui sono riuscito a dargli del tu. Me lo chiedeva da tempo e, alla fine, l’avevo promesso. “Presidente, non ce la faccio ma una volta finite le elezioni Federgolf ti darò del tu”: lo lasciai così dopo l’intervista doppia.

di Sauro Legramandi


Ogni promessa è un debito e quel giorno la promessa venne mantenuta.

Le telefonate del presidente Chimenti sono ben note nel mondo del golf. Spesso e volentieri esordiva con un inconfondibile Carissimo… . Di recente con me era passato a un molto più informale Amico mio, volevo dirti che…. Sono toni di grigio che fanno la differenza in un uomo di 85 anni, gli ultimi ventidue passati nella stanza dei bottoni della Federazione Italiana Golf e nel Coni.

Sette elezioni federali vinte, una Ryder Cup a Roma, un numero di tesserati fluttuante e molte altre cose. Scontato dire che Chimenti abbia fatto la storia del golf di casa nostra. Non è questa la sede per dire se l’abbia fatta bene o meno bene.

Il rapporto con Franco Chimenti


Queste righe e queste ore sono invece dedicate al ricordo personale. Al ricordo di una persona d’altri tempi che, col sottoscritto, ha sempre avuto un rapporto particolare.

Se Chimenti leggesse queste poche righe credo che sarebbe d’accordo con me: l’inizio del nostro rapporto non è stato dei migliori. Appena nato Golfando una serie di malintesi ci mise su due binari paralleli. Appena stabilito un canale diretto però lo scambio su quei binari non è più stato un problema. Poi, una volta entrato io nel mondo del golf ci siamo incontrati con ruoli diversi e ci siamo davvero detti tutto. Una delle ultime volte a Cervia, al primo giorno dell’Open d’Italia 2024. Un’ora di chiacchierata schietta e senza remore. L’uomo che ha portato la Ryder Cup in Italia parlava di golf italiano con un dilettante che arrivava da un nove buche della Brianza.

Poi tanti altri ricordi, istituzionali o meno. A partire dai suoi racconti sui trascorsi al vertice della SS Lazio. Oppure gli anedotti legati al sogno Ryder Cup in Italia e come è diventato realtà: in tanti sappiamo di quei viaggi nella profonda Inghilterra e di telefonate fondamentali nel cuore della notte. Tutti conosciamo il suo rapporto con la politica, un altro mondo dove sapeva muoversi benissimo.

Tra i tanti pensieri legati anche la sua visita in quel nove buche della Brianza. Un fuoriprogramma in un caldo lunedì di luglio concordato solo alla domenica pomeriggio. Quella mattina il presidente della Federazione si è fermato a parlare con ogni golfista di passaggio dal tee della buca 1 prima di stringere la mano a tutti i dipendenti del circolo.

Adesso Chimenti non c’è più. Se n’è andato una manciata di giorni dopo la sua rielezione. Aveva già in mente grandi progetti, voleva rinnovare. Voleva realizzare un altro sogno, candidarsi al Coni. Il tempo non è però stato galantuomo. Ora guarderà birdie e flappe da un’angolazione completamente nuova. Sarà comunque sempre inside the rope alla Ryder Cup 2025 e a bordo green su qualsiasi Tour per sostenere un giocatore italiano in campo.

Buon golf anche da lassù. Ciao Franco.


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