Site icon Golfando, il blog del golf

La email: il golf non va svilito, meno gare e più divertimento, meno car e più natura

Partendo dalla email di Paul Fischnaller sulla conoscenza da parte dei circoli di chi si avvicina al golf, Edoardo Valli ha scritto una serie di osservazioni. Un grazie al lettore e a chi vorrà dire la sua sul nostro blog. La lettera è dettagliata e contiene tanti spunti di riflessione.

Il golf va valorizzato e non svilito

di Edoardo Valli

Si sentono sempre più frequentemente notizie sul golf in crisi con un calo dei tesserati. Soprattutto in crisi sembrano i circoli in virtù di una riduzione degli iscritti. Alcuni circoli hanno chiuso o hanno bilanci in notevole difficoltà.

Non aiutano pubblicità tipo svendite da supermercato per aumentare il numero dei giocatori. Per cercare di incentivare e mantenere più persone a giocare il fattore determinante non è quello economico ma è il tempo. La lentezza del gioco è un grande problema.

Ho raccolto commenti di numerosi conoscenti che hanno provato a giocare e a cui non è piaciuto o hanno iniziato (alcuni anche preso l’handicap) e poi smesso di giocare. Quasi tutti hanno detto che serve troppo tempo libero. Per molti si creano nel weekend problemi con moglie e figli. Altri dicono che il gioco è troppo statico e poco atletico, non sfoga il fisico, che se non si gioca bene non ci si diverte e richiede troppa tecnica e allenamento per imparare prima e per mantenere un livello accettabile e divertirsi poi.

Usiamo la parte destra del cervello

Per cercare di ovviare e risolvere o almeno ridurre questi problemi una prima soluzione deve essere quella di velocizzare e rendere anche meno cerebrale il gioco. Se ne parla tanto ma nessuno ha il coraggio di intervenire drasticamente a tutti i livelli, dai pro a i principianti. Il gioco è ormai talmente lento che è diventato noioso anche in televisione nonostante i replay e i cambi di telecamere. Questo non vale forse alla Ryder Cup o nell’ultimo giro dei Major. Nella maggioranza degli Open siamo ormai ridotti a gare di approcci e putt perché il gioco lungo è diventato monotonamente uguale e ripetitivo. Non è certo un incentivo per iniziare a giocare.

Vedere sempre bei colpi dopo noiose prove legittima chiunque a copiare i pro con snervanti e inutili routine Condividi il Tweet

Sarebbe importante cercare di riportare il gioco alle origini. Contatto con la natura e camminata e privilegiare l’aspetto del gioco dove interviene più la parte destra del cervello. Si punti su intuizione e immediatezza, meno sul ragionamento che sta diventando preponderante con le prove ripetute e l’esasperazione della routine. Sarebbe meglio vedere qualche errore in più anche nel Tour. Questo ci farebbe sembrare i campioni più vicini. Vedere sempre bei colpi ma dopo ripetute prove e cambi di bastone è una cosa che, tra l’altro, sembra legittimare anche i “terza categoria” a eseguire la stessa snervante (e per loro quasi sempre inutile) routine.

Ho letto recentemente un articolo in cui si vorrebbe mettere un microfono ai giocatori per poter sentire la conversazione con il caddie sulla scelta del bastone, vento, strategia. Credo che sarebbe sicuramente utile per l’audience golfistica, molto meno per incentivare chi vuole iniziare.

Più natura, meno golf car

Basilare è poi per recuperare il rapporto con la natura e la camminata che è la cosa più salutare del nostro sport, limitare il più possibile l’incentivo all’uso dei golf car. Cercare di incentivare a tutti i costi il gioco a piedi, privilegiandolo anche nella costruzione dei campi. Sarebbe bello premiare chi cammina e penalizzare chi usa il car. Basta con la costruzione di campi che obblighino o quasi all’utilizzo dei car con trasferimenti fra green e tee artificiali e lunghissimi.

Inoltre bisogna presentare il nostro sport in modo competente e moderno. Quest’estate ero davanti alla mensa dell’ospedale e parlavamo di Olimpiadi quando l’addetta mi disse: “Dottó ma a ‘ste Olimpiadi hanno messo certi sport che non si possono vedere. Che è quella roba che se gioca sui prati, ma che è ‘no sport quello?”.  Mi sono vergognato di dire che ci giocavo e lo amavo!! In effetti sentire quella telecronaca e quei commenti in tv è veramente disincentivante.

Ma a cosa servirà invece lasciare la bandiera o alzare la palla dopo il triplo bogey? Si risparmierà pochissimo tempo e non si incentiveranno nuovi giocatori. Pubblicizziamo invece il golf come sport ecologico. Uno sport salutare senza telefonino e stress lontano per alcune ore (magari non sei) dalla tecnologia dilagante. Non un gioco in cui l’immagine è quella di affaristi in pensione alla guida di macchinette elettriche. Uno dei grossi problemi della crisi dei circoli parte dal fatto che, essendoci sempre meno soldi e tempo per giocare senza pagare tanto, ci si sta orientando verso il pay and play. Si dovrebbe incentivare invece anche nei circoli stessi un gioco meno agonistico.

Impossibile giocare nel weekend

Non è possibile che si debba poter giocare nei weekend solamente in gara. Tutto questo giro di sponsor e gare alla fine non sta facendo bene al golf. In Inghilterra e anche in altri Paesi, Usa compresi, si giocano a livello dilettantistico molte meno gare, non esiste l’ansia del risultato e della virgola (lasciamola ai giovani e ai ranking)!. Senza ansia da risultato si può giocare in un tempo minore e ci sarebbe più gente che gioca.

Con meno competizioni si potrebbe giocare sabato e/o domenica tra amici. Ormai sono gli sponsor che dettano legge, riducendo molte gare che tra l’altro vorrebbero essere sportive a delle manifestazioni per esporre prodotti. I premi sono sempre più brutti e le formule di gioco spesso astruse.

E poi c’è il meccanismo perverso della vittoria, dei premi e della virgola, abbiamo creato un mostro, praticamente in ogni gara e quindi ogni settimana anche se non sembra tutto è legato all’handicap e al risultato. 

Questa competitività più o meno repressa porta ad un allontanamento dalle gare e in definitiva dal giocare. Sono invece molto più ambite ma poche le gare di coppia in cui ci si alterna e si ci rilassa. Lì la competitività è ridotta, più che altro diversa. Si crea meno una lotta contro se stessi ma invece una unione e condivisione di colpi belli e brutti. Da sport solitario il golf diventa uno sport di squadra.

Credo sia anche questa una spiegazione dell’enorme successo di pubblico della Ryder Cup.

Per dire la tua clicca qua

Nicolai e Rasmus Hojgaard, i gemelli del golf

Golfando sui social:
La pagina Facebook
– La community (iscriviti al gruppo)

Exit mobile version