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L’opinione: Francesco Molinari, orgoglio italiano da prendere a modello

di Sauro Legramandi@Sauro71
In America per uno come Francesco Molinari farebbero carte false. Forte, per non dire fortissimo. Serio, hard worker e con un bel volto spendibile in tv. Francesco Molinari sarebbe l’americano giusto al posto giusto se non ci fosse quel “piccolo” dettaglio. Sulla carta d’identità Chicco ha scritto Torino, non Dallas o Cypress. Francesco Molinari è italiano, un italiano di cui i suoi connazionali dovrebbero tutti andare fieri. Perché Molinari è uno sportivo da prendere a modello.

Francesco Molinari.


Lui è l’esempio dell’Italia che si fa un culo così e che alla fine ce la fa. Mi si perdoni l’eufemismo ma diciamo le cose come stanno: Francesco Molinari oggi è sicuramente il giocatore più forte al mondo per continuità e l’aggiornamento del World Ranking lo piazza al numero sei. Nell’Italia che snobba il golf perché considerato sport per ricchi, che – su preciso input politico – si azzuffa per la Ryder Cup di cui non conosceva nemmeno l’esistenza fino a un paio di tweet prima, nella patria del calcio c’è un italiano tra i primi dieci al mondo. Svegliatemi se è un sogno.

Francesco Molinari, volere è potere

Chiediamoci come ha fatto ad arrivare così in alto. Semplice: non si è mai fermato e non si è mai accontentato. Molinari ha sempre puntato più in alto.

Molinari: spero che questa vittoria valga come per me il il secondo posto di Rocca nell'Open1995. Quel giorno mi emozionai e piansi quando fu sconfitto da John Daly Condividi il Tweet

Per vivere questo sport e questa professione in modo totale ha lasciato l’Italia e ha portato la sua famiglia a Londra, culla del golf del Vecchio Continente. Quando ha capito che lo European Tour non gli forniva gli stimoli per migliorare ulteriormente ha puntato dritto sul PGA Tour. La carta provvisoria del 2014 è diventata una carta piena a furia di aerei, campi pratica e piazzamenti in giro per gli Stati Uniti. Come ci si arriva a tali risultati? Allenandosi, confrontandosi con i tecnici e viaggiando tanto. In Europa Francesco Molinari avrebbe potuto vincere di più in questi quattro anni ma oggi il golf più competitivo è quello sul circuito americano. E lì il 36enne ha giocato in pianta stabile per misurarsi con i più forti al mondo. Ha faticato, ha cambiato staff e rimesso in discussione il suo gioco (in modo particolare il putt). Oggi coglie i meritati frutti, così meritati che è difficile porre limiti alla sua ulteriore crescita.

E’ l’Italia migliore

Francesco Molinari e la moglie Valentina in posa con la Claret Jug (Foto Afp).

Tutto questo lo ha fatto da italiano serio. Si è impegnato ogni giorno, ogni gara, ogni “oggi è la volta buona” e poi non passi il taglio. Si è sempre rimboccato le maniche senza mai alzare la voce. Mai una polemica. Agli atti non risulta una sparata mediatica di Francesco Molinari, nemmeno via social. Quando c’è stato da prendere posizione, l’italiano non si è mai tirato indietro ma niente voce grossa o titolo regalato ai giornalisti. Non una polemica con un collega.

CARNOUSTIE Italian kiss by Francesco Molinari 🙂 (Foto Afp).

Testa bassa e pedalare sarebbe il titolo giusto. Lavoro e famiglia, famiglia e lavoro. Adesso cambia tutto. E’ l’ora di passare all’incasso non solo in termini economici ( questo Major gli vale quasi due milioni di dollari solo di montepremi). La vittoria a Carnoustie ne ha incrementato ricchezza, popolarità e responsabilità. Un vincitore di Open Championship diventa un big nel mondo del golf e l’etichetta gli rimarrà per sempre.

Non si accettano scommesse sul fatto che si monti la testa. Non accadrà. Lo prova la seguente frase pronunciata domenica a gara appena terminata:

“Questo successo è molto importante per il golf italiano e mi auguro che oggi tanti ragazzi abbiano seguito la gara davanti al televisore, perché questa vittoria possa essere d’ispirazione per loro come lo fu per me il secondo posto di Costantino Rocca nell’Open del 1995. Quel giorno, davanti alla TV con la mia famiglia, mi emozionai e piansi quando fu sconfitto da John Daly”.

E nel suo piccolo lo testimonia anche questa risposta a una mia domanda all’indomani della vittoria al Quicken Loans National.

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