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Ryder Cup, i giocatori Usa verranno pagati | McIlroy: “Io pagherei per giocare”

The Ryder Cup trophy is pictured during a press conference ahead of the 42nd Ryder Cup at Le Golf National Course in Saint-Quentin-en-Yvelines, south-west of Paris on September 24, 2018. (Photo by Lionel BONAVENTURE / AFP)

And the winner is…Patrick Cantlay. Al “Marco Simone” di Roma fu il leader dello sciopero del cappellino, ossia dei professionisti americani che volevano essere pagati per giocare in Ryder Cup. Un anno dopo PGA of America starebbe per accontentarli e chiudere un’era: i golfisti Usa verranno stipendiati per rappresentare gli Stati Uniti a Bethpage Black 2025. Team Europe invece continua a giocare a titolo gratuito. “Io pagherei per avere il privilegio di giocare in Ryder Cup” dice il nordirlandese Rory McIlroy.

di Sauro Legramandi

L’indiscrezione sul pagamento arriva da James Corrigan, firma più che autorevole del The Telegraph. Il giornalista si sbilancia anche sulla cifra che ingrasserà il conto corrente di ognuno dei dodici americani selezionati dal capitano Keegan Bradley. A Cantlay e 11 soci a Bethpage Black andranno 400mila dollari a testa. Tantissimi dollari senza dubbio ma difficilmente cambieranno la vita a probabili convocati come, appunto, Cantlay (in carriera  ne ha già vinti oltre 71 milioni), Colin Morikawa (40 milioni di dollari in carriera), Scottie Scheffler (96 milioni)…

Una valanga di denaro che mette fine a 97 anni di storia della Ryder Cup giocata senza un centesimo in palio. Dalla sua nascita, nel 1923, l’unica vera manifestazione a squadre di uno sport individualistico ha cambiato formule, date e criteri di selezione ma mai un passo indietro sullo spirito. Adesso la frase si gioca per la gloria e non per il denaro va coniugata al passato.

Ryder Cup tra cambiamenti e storia


I cambiamenti non sono appunto mancati. Le prime diciannove edizioni sono sfide tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Nel 1973, 1975 e 1977 la prima apertura con da un lato gli Stati Uniti e dall’altro Gran Bretagna e Irlanda. La svolta nel 1979 a The Greenbrier (West Virginia): Team Usa contro Team Europe con la bandiera dell’Unione Europea come vessillo dei giocatori provenienti da tutto il Vecchio Continente.

Si è sempre giocato ogni due anni, eccezion fatta per il 2001 (in calendario pochi giorni dopo l’11 Settembre) e per il 2022 (l’anno della pandemia).

D’ora in poi nulla sarà come prima. Cantlay e i suoi fratelli finora hanno drivato senza incassare un dollaro quando la Ryder Cup è organizzata da PGA of America e senza un euro quando l’organizzatore è Ryder Cup Europe. A gestire uscite e soprattutto entrate della Gara delle Gare sono queste due società che rappresentano e fanno gli interessi anche di tutti i giocatori professionisti di golf (compresi quelli che non giocheranno mai una Ryder).

La beneficenza made in Usa

Non è la prima volta che i giocatori di Team Usa battono cassa. Pare che la richiesta di monetizzare la settimana di Ryder Cup sia stata avanzata anni fa da Tiger Woods in persona. Ma fino allo sciopero del cappellino PGA of America aveva tenuto botta. Era stato anche trovato una specie di compromesso.  Da diverse edizioni a tutti i golfisti Usa PGA versava duecentomila dollari di “gettone” di partecipazione. Un versamento vincolato all’utilizzo, vale a dire alla beneficenza.

Avanti di questo passo l’edizione 2025 di Ryder Cup in calendario il prossimo settembre rischia di passare alla storia per la pecunia. I giocatori di casa verranno pagati. I biglietti – costosissini – per assistere a giorni di pratica e giorni di gara sono andati esauriti. E per la prima volta i volontari saranno chiamati a pagare 350 dollari per… fare i volontari.

Rory McIlroy: è una settimana gratis ogni due anni…


Team Europe è differente. I professionisti della squadra europea non chiedono e non vorranno essere pagati per giocare la Ryder Cup. Lo mette in chiaro Rory McIlroy, uno che nello spogliatoio conta parecchio. “Personalmente io pagherei per il privilegio di giocare la Ryder Cup” ha detto da Dubai, difendendo quella che lui chiama “purezza” della competizione.

Rory McIlroy al Marco Simone 2023 (foto ANSA/ETTORE FERRARI)

L’ex numero uno al mondo, come sua abitudine, non usa giri di parole o frasi di circostanza. Lo pensiamo tutti: a professionisti milionari serve davvero quella palata di dollari? “Non credo che nessuno dei 24 giocatori di entrambi i team abbia bisogno di 400mila dollari – spiega – Ogni due anni ci sono 104 settimane e per 103 quei ventiquattro giocano e vengono pagati. Credo che sia abbastanza ragionevole non esserlo per una volta”.

Leader dentro e fuori dal campo, McIlroy accosta le esperienze in Ryder Cup all’Olimpiade di Parigi 2024.  “Sono le due gare più pure nel nostro sport e lo sono – in parte – per la purezza del non esserci in palio soldi”. Altro aspetto che accomuna i due eventi è il fatto di giocare per il proprio Paese e non per sè stessi.

“Ne abbiamo parlato con Luke Donald”

Nonostante il dietrofront del diretto interessato, a Roma si parlò eccome della protesta del cappellino e della richiesta statunitense di un ingaggio.  “La discussione è nata alla Ryder Cup 2023 al Marco Simone Golf & Country Club di Roma. Capisco che la Ryder crei un sacco di entrate – prosegue l’ex numero uno al mondo -. È uno dei cinque più grandi eventi sportivi al mondo. Ma sono convinto che sia ancora molto più di un evento, soprattutto per noi europei e per chi gioca sul DP World Tour. Ne abbiamo parlato con il capitano Luke Donald dopo aver sentito la voce sui soldi agli americani”.

“La sensazione comune – ammette Rory – è che quei milioni di dollari sarebbero meglio spesi nel DP World Tour per sostenere altri eventi oppure per sostenere il Challenge Tour. L’esser pagati  creerebbe un’atmosfera diversa nel nostro gruppo. Abbiamo fatto un ottimo lavoro, siamo un gruppo molto unico nell’ultimo decennio e non vorremmo che nulla cambiasse “.


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