Prosegue il dibattito sullo stato del golf nel nostro Paese tra sogni e speranze. L’email di Nicola Moscello ha fatto centro e stimolato il confronto. Ecco l’intervento di un nostro lettore . (s.l.)
Buongiorno
sono pienamente d’accordo con Nicola sul tema della mancanza di notizie sul golf sui media italiani, siamo un Paese calciofobo e tutti gli altri sport sono purtroppo considerati minori.
Per quanto riguarda la difficoltà di trovare un campo da golf per giocare fuori-gara: vero che al weekend è difficilissimo, i campi organizzano gare per i soci e per gli esterni ed è fondamentale per il ritorno economico dei circoli. Purtroppo è sempre più difficile anche poter giocare fuori-gara durante la settimana, i circoli stanno ormai diventando dei garifici. Ci sono gare in continuazione, moltissimi circuiti che servono per vendere green fee e far quadrare i bilanci, a scapito della cura del campo. Riempire i golf con giocatori in gara ogni due giorni feriali più gare tutti i weekend aiuta sicuramente a fare cassa, ma purtroppo è un serpente che si morde la coda.
Nicola evidenzia un problema vero: tutti i principianti e i giocatori che non vogliono spendere cifre assurde per fare gara – soprattutto nei weekend – trovano molto poco spazio. Tempo fa esistevano almeno le cosiddette “gare patrocinate” ovvero gare con prezzi calmierati organizzate dalla federazione a livello locale. All’estero (ad esempio in Spagna) le federazioni organizzano gare regionali per tutti a prezzi abbordabili (anche nei fine settimana, e non solo per i senior). In Italia tutto è lasciato all’iniziativa privata. Per cui ecco i circuiti di gare continue, che offrono in alcuni casi anche la tessera federale come circoli “virtuali”. Non c’è nulla di male, ma sicuramente lo spazio lasciato a chi non rientra in questi gruppi, oppure non fa parte di un associazione tipo seniores, è limitato (tipo giocare al lunedì o martedì), per non dire inesistente.
Una volta c’erano le gare patrocinate
Una soluzione potrebbe essere ritornare a gare patrocinate federali, quindi a prezzo abbordabile, al weekend, su nove buche. Questo aiuterebbe i principianti e magari anche chi vuole giocare a golf senza svenarsi. Di campi a nove buche (o mettere a disposizione nove buche su 18) non ce ne sono molti, ma qualcuno sì. Sarebbe troppo pensare di creare campi pubblici federali su nove buche ? Sarebbe un’idea troppo semplice ma qui da noi sembra impossibile. Tutto è in mano all’iniziativa privata.
Eppure negli Usa i campi muni ovvero pubblici sono qualcosa che funziona da decenni. Ho giocato a Bethpage Black che è un signor campo, difficilissimo, ma incredibilmente… è pubblico. Prenoti, paghi (tanto in quel caso), giochi. Senza gara. La gestione però è da vera azienda al top, così come la manutenzione. Ma anche in Inghilterra e Scozia hanno campi abbordabili e non fanno gare in continuazione per mantenersi nel budget di gestione. Per me ci vorrebbe una maggiore lungimiranza nella programmazione futura… si cerca il boom di giocatori per poi pensare in seguito a come gestirli e alle strutture su cui indirizzarli.
La Ryder Cup è una grandissima occasione. Si avvicineranno in tanti al golf ma poi come saranno gestiti tutti i nuovi? E i giocatori già attivi? Purtroppo quello che temo si prospetti è un aumento di quote nei circoli e un incremento dei green fee per trarre vantaggio dai neofiti creati dall’esposizione mediatica della Ryder Cup. Mantenerli a giocare a golf sarà più difficile, con l’organizzazione attuale che limita i giocatori a soci di circolo o partecipanti di circuiti-gare.