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Il golf finisce in tribunale: 17 professionisti contro il PGA Tour

PGA Tour
CENTURION CLUB Le pettorine pronte per il primo giro delle LIV Golf Invitational Series a Londra (foto di Adrian DENNIS / AFP)

Finirà probabilmente in tribunale il braccio di ferro tra PGA Tour e i golfisti professionisti che hanno scelto di giocare sulla SuperLega araba. Come preannunciato, dal circuito Usa è arrivata la tolleranza zero verso chi sta giocando la prima delle Liv Golf Series, a Londra.

Il commissioner, Jay Monahan, ha sospeso 17 professionisti, da Mickelson a Dustin Johnson.  “La loro decisione è dettata da motivi finanziari. E le aspettative di questi giocatori – dice Monahan – rappresentano una mancanza di rispetto non solo per il circuito ma anche per i nostri fan e partner”.

 Adesso il caso diventa una vera e propria vertenza, in mano a un pool di avvocati. Ad annunciare è il nordirlandese, Graeme McDowell, uno dei 17 messi al bando. “Dovremmo poter giocare dove meglio crediamo e invece così non può essere. Per questo motivo ci siamo rivolti a un team di avvocati per provare a risolvere questa situazione che altro non è che una lotta di potere che non dovrebbe riguardare noi golfisti”.


Chi tira dritto invece è lo spagnolo Sergio Garcia: “Mi hanno bandito dal PGA Tour nonostante fossi stato io ad aver rassegnato le mie dimissioni. Eppure tutto ciò non mi disturba, perché sono felice ed entusiasta del progetto intrapreso”, il pensiero di Sergio Garcia, tra i campioni Major passati alla LIV Golf.

Dal canto suo, la LIV Golf non si scompone più tanto, visto che  allungherà l’elenco dei suoi giocatori. “La decisione del PGA Tour di sospendere i giocatori che prendono parte ad eventi della LIV Golf è vendicativa. Acuisce le distanze tra il circuito e i suoi iscritti. L’era dei free agency – ha sottolineato ancora la LIV Golf – è iniziata. Noi siamo orgogliosi di avere un field così a Londra e per i prossimi eventi”.

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