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Golf influencer, 40 milioni di dollari a colpi di clic (calcolati male)

di Sauro Legramandi
A Ponte Vedra Beach (Florida), base operativa del PGA Tour, vorrebbero che la parola golfer facesse sempre più rima con influencer. Anzi PGA golf influencer. Come scritto nei giorni scorsi, il PGA ha messo a bilancio il Player Impact Program, ossia un gruzzolo di quaranta milioni di dollari da distribuire fra dieci golfisti che, con la loro attività social, promuovano l’immagine del golf e, soprattutto, del circuito Usa.

In estrema sintesi: si vuole premiare chi primeggia nei social ed evitare che i big vengano attratti dai dollari della Superlega del golf, la Premier Golf League (il cui futuro è quantomeno nebuloso, oggi). I criteri per la distribuzione del premio sono legati a un parametro calcolato in base a una serie di indici social (follower, engagement, passaggi in tv, ricerche su Google…).

La Love UX Lmt, società inglese di comunicazione social, ha voluto vederci chiaro e ha passato al setaccio quel paramento voce per voce. I risultati lasciano abbastanza perplessi.

 

Tiger Woods golf influencer per anni

Come evidente, la fetta più grande di quei quaranta milioni se la prenderà Tiger Woods. Sarà lui il golf influencer dell’anno per almeno dieci anni, ad essere pessimisti. Nel 2021 lo sarà senza più scendere in campo perché lui oggi è il golf. Le parole “Tiger + Woods” vengono cercate mediamente 1.070.000 volte su Google.

Dietro di lui un abisso: il secondo è l’australiano Adam Scott (ma il trucco c’è) con 207mila ricerche. Quindi Dustin Johnson con 187mila, Rory McIlroy 184mila e Bryson DeChambeau 180.

                      POS.           NOME                       MEDIA RICERCHE GOOGLE

1                  Tiger Woods                      1.070.000
2                  Adam Scott                          207.000
3                  Dustin Johnson                    187.000
4                  Rory McIlroy                         184.000
5                  Bryson Dechambeau            180.000
6                  Justin Thomas                      128.000
7                  Phil Mickelson                      127.000
8                  Jon Rahm                             104.000
9                  Brooks Koepka                      97.000
10                Jordan Spieth                         80.000

 

All’autore dello studio, Matt Seabridge, le domande sorgono spontanee: il Player Impact Program terrà conto solo della ricerca dei termini “Tiger + Woods” oppure includerà altre frasi come “Tiger + Woods + ex + wife” (che oggi corrisponde a 72mila ricerche) oppure “Tiger + Woods + car + accident” ? 

Altro esempio semplice: alla ricerca “Hideki + Matsuyama” verranno aggiunte “Hideki + Matsuyama + caddie” e “Hideki + Matsuyama + Masters”? E ancora: tocchiamo ferro: il nome di un giocatore caduto in disgrazia (vedi Olesen arrestato a Londra) verrà sicuramente più cliccato sul motore di ricerca rispetto a un qualsiasi giocatore conosciuto solo per meriti sportivi.

Con Tiger Woods fuori classifica capirete che queste ricerche possono spostare milioni di dollari, più di un putt imbucato o meno alla 18.

 

Capitolo Adam Scott

L’australiano, attualmente numero 36 al mondo, non è certo un giocatore di grido sul circuito a stelle e strisce. Non è nemmeno un eroe nazionale. Eppure per Google viene subito dopo Woods. Come mai? Chiamasi omonimia: Adam Scott è anche il nome di un attore statunitense protagonista in parecchi film e serie tv. Adam Scott il golfista beneficia delle ricerche di Adam Scott l’attore. La sua posizione nel Player Impact Program e il suo conto in banca ringraziano.

Adam Scott (l’attore) e Adan Scott (il giocatore).

Un altro dettaglio da calcolare sta nel modo in cui vengono cercati i giocatori su Google. Fin quando si tratta di digitare “Dustin + Johnson” tutto fila liscio. Per “Bryson + DeChambeau” l’affare si complica da un punto di visto lessicale. L’Hulk del golf verrà probabilmente penalizzato nel parametro PGA dalla difficoltà del suo nome. Lo stesso vale per i sudafricani Louis Oosthuizen e Christiaan Bezuidenhout o per il sopra citato Thorbjorn Olesen.

 

Quando una Paige Spiranac maschile?

Seabridge, da esperto del settore, aggrega infine i numeri dei followers di Twitter e di Instagram. Il risultato? Il numero uno è sempre Tiger Woods e Adam Scott scompare del tutto. Ma il distacco tra Big Cat e i colleghi non è abissale come sul motore di ricerca. Su Instagram Tiger arriva a 2.623.000 follower, Rory a 2.148.000. Al nordirlandese basterebbe investire qualche migliaio di dollari per comprare due milioni di follower, diventare il più seguito e passare all’incasso. Come lui potrebbe fare il numero mille al mondo: affidandosi a un bravo social media manager resterebbe il numero mille nel ranking ma scalerebbe la graduatoria del Player Impact Program.

Fin troppo facile guardarsi intorno e pensare a Paige Spiranac, golf influencer che ha trovato la sua consacrazione quando ha smesso di pensare al professionismo. La golf influencer compare in 850mila ricerche su Google e ha tre milioni di follower su Instagram (più di Tiger Woods). Un suo corrispettivo maschile sbaraglierebbe la concorrenza.

Probabilmente è una questione di tempo e il golf sarà sempre più social. Anzi i quaranta milioni di dollari promessi dal PGA Tour potrebbero essere la posta per un esperimento sociale in stile “Una poltrona per due“. La sfida (anzi, la challenge) fra due esperti di comunicazione potrebbe essere quella di trasformare un professionista qualsiasi in un golf influencer da milioni di follower e poi batter cassa a Ponte Vedra Beach.. 


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