di Sauro Legramandi – @Sauro71
Si chiamerà Premier Golf League la terza via del golf professionistico. Tra European e PGA Tour nel 2022 potrebbe esserci un terzo incomodo. Il condizionale è d’obbligo ma se convincerà i giocatori avremo un Tour così ricco e potente da stravolgere gli equilibri nel mondo del golf che conosciamo. La notizia doveva rimanere sotto traccia ma il giornalista Geoff Shackelford ha messo tutto nero su bianco una settimana fa alla vigilia del Saudi International.
Ad oggi i professionisti giocano su due circuiti, il PGA Tour e l’European Tour. Il primo è il sogno di tutti, il secondo uno splendido modo per vivere di golf. I due circuiti sono in costante concorrenza per attrazione mediatica, appeal pubblicitario e gare più spettacolari. Davanti alla nascitura Premier Golf League ET e PGA si sono magicamente alleati: entrambi si sono messi di traverso. Ma andiamo con ordine.
Diciotto gare in otto mesi
La Premier Golf League ad oggi è un progetto ambizioso e ormai non più segreto. Si tratta di un terzo circuito professionistico che, per come è stato descritto, tende a soffiare giocatori, visibilità e dollari sia a PGA che a European Tour. Ideato da una società londinese, la World Golf Cup, la PGL punta a smarcarsi completamente dal professionismo attuale. Il calendario prevede solo 18 gare in un anno solare. Anzi: 18 tornei in soli otto mesi con i quattro di stop pensati per “creare l’attesa dell’evento” e per far giocare a tutti i Major. Di queste competizioni, dieci si terranno negli Stati Uniti: le altre suddivise tra Europa, Oriente e – soprattutto – Arabia.
Premier Golf League su 54 buche per 48 giocatori
Innovativa la formula con tornei su 54 buche e non sulle 72 attuali. Non solo: niente taglio al venerdì pomeriggio ma tutti potenzialmente in gara sino all’ultima buca dell’ultimo giorno. Per esigenze televisive si giocherà con formula shotgun il venerdì e il sabato mentre la domenica confermati i team da due giocatori. Delle 18 gare in stagione le prime 17 serviranno per incoronare il golfista campione del mondo, la 18esima una sorta di eliminazione diretta tra team.
Lascio per ultima la novità che ritengo più grande, vale a dire il roaster a numero chiuso. Premier Golf League vorrebbe gare con 48 giocatori. Ovviamente i 48 migliori del World Ranking. Sempre e solo loro con buona pace del 49esimo che resterà in lista d’attesa per l’anno seguente.
Per una grande lega ci vuole un grande budget
Dietro a un progetto simile ci sono, manco a dirlo, tanti dollari. Anzi tantissimi. Da quanto filtrato si parla di un totale di 240 milioni di dollari a stagione tra ingaggi, montepremi e bonus.
Ogni torneo metterà in palio 10 milioni di dollari: ad ogni vincitore due milioni di dollari.
Inutile sottolineare quanta gola (giustamente) possa fare una tale cifra a un professionista, soprattutto se a giocarsela saranno solo in 48 e non il doppio. E male che vada si divideranno sempre 10 milioni di dollari in 48. Ah dimenticavo: a chi si aggiudicherà il titolo di golfista campione del mondo andrà un bonus da dieci milioni di dollari.
Col numero chiuso si escluderebbero carneadi vari, giocatori che fanno la gara della vita, incassano e poi scompaiono. Lo riconosco: è l’esatto contrario dello spirito sportivo ma così gira il mondo.
Come la prenderà GolfTV?
Con queste premesse per PGA ed European si prospettano tempi duri. Anzi durissimi. Pensate ad esempio ai diritti televisivi in capo a GolfTV: il gruppo Discovery ha siglato due anni fa un contratto milionario in esclusiva con PGA Tour e quindi con European Tour.
Nero su bianco si sono aggiudicati il diritto di trasmettere su qualsiasi piattaforma sei tour che fanno capo a PGA, il circuito europeo, quello femminile europeo, tornei come The Players, i playoff di FedEx Cup e la Presidents Cup. Impensabile che, a due anni dalla firma, il pacchetto perda valore.
Credo sia scontato che gli ideatori della League abbiano già un contratto con un broadcaster internazionale e non credo sia GolfTV.
“Con noi o contro di noi, PGA o PGL”
L’indiscrezione di stampa ha mandato in fibrillazione l’universo del golf. Tutti si interrogano su cosa potrebbe accadere tra ventiquattro mesi. Ad uscire allo scoperto sono stati gli attuali numero uno di PGA ed ET. Jay Monahan, commissioner degli americani, ha subito scritto a tutti i giocatori con la carta del PGA. Entrambi hanno scritto ai giocatori professionisti dei rispettivi circuiti.
Il testo ufficiale del numero uno del PGA Tour non è stato reso noto ma il contenuto è conosciuto: i professionisti non potranno tenere il piede in due scarpe. “Con noi o contro di noi, con la PGL o con la PGA”. Una L o una A farà la differenza, eccome se la farà.
Secondo Golf Channel Monahan sarebbe andato oltre. Prima avrebbe motivato il suo aut aut con il calendario alla mano, spiegando che quello di Premier Golf League sarebbe studiato per fare concorrenza a quello del PGA, salvaguardando i fine settimana dei quattro Major.
[bctt tweet=”Il commissioner di PGA ai giocatori: dietro la Premier Golf League ci sono interessi sauditi” username=”golftgcom”]
Quindi l’affondo. Mohanan si sarebbe lasciato scappare che dietro la londinese World Golf Cup ci sono “interessi sauditi”. Siamo seri: non è certo un caso se l’eventuale scissione nel golf professionistico venga venuta a galla in concomitanza con il Saudi International. Come si sa, è gara dalle uova d’oro organizzata dal tour europeo sul Mar Rosso e disertata da Tiger Woods e Rory McIlroy per prendere le distanze dall’Arabia Saudita e dall’omicidio Kashoggi.
Perfettamente allineato al collega statunitense Keith Pelley, ceo di European Tour. Dal quartiere generale del Wentworth Club, nel Surrey, il numero uno del golf continentale ha “avvertito” anche lui i giocatori circa l’impossibilità di giocare sul tour europeo e sul PGL. A confermare la posizione espressa via email da Keith Pelley ci ha pensato Henrik Stenson.
E i giocatori?
Quasi tutti i diretti interessati prendono tempo. Ad uscire allo scoperto solo Mickelson che, a King Abdullah Economic City, ha giocato la pro am del Saudi International con Colin Neville (consulente della merchant bank newyorkese Raine Group e partner di Premier Golf League) e con Majed Al-Sorour, ceo della Federgolf saudita. “E’ stato affascinante – ha detto Lefty – conoscere più da vicino questo nuovo progetto”.
Non siamo all’endorsement ma meglio di un secco no grazie. McIlroy ha detto che un progetto simile potrebbe “accelerare il cambiamento” mentre Koepka e Johnson hanno poca voglia di parlare per ora. Tiger Woods (ancora perno di tutto il golf business mondiale nonché testimonial di GolfTV) non si è ancora pronunciato.
Chissà se il primo professionista che passerà alla PGL creerà un effetto domino…
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