Golfando: news, foto e storie di umanità golfistica

Perde tutte le palline da golf e non finisce la gara: il pro Clément Berardo squalificato

Siamo tutti Clément Berardo. Vien proprio voglia di dirlo ad alta voce dopo aver appreso delle vicissitudini di questo professionista francese 32enne. La sua è una storia di umanità golfistica, una vicenda che mostra il vero volto del golf.

Clèment Berardo (foto Facebook).

Clèment Berardo (foto Facebook).

Clément Berardo oggi è il numero 1.995 del ranking mondiale ma per la sua umanità meriterebbe almeno di rientrare nella top mille. Cosa avrà mai fatto per meritarsi tanto attenzione? Semplice: in una gara del Challenge Tour (il secondo circuito europeo per importanza) a Malaga è stato squalificato per non aver finito le diciotto buche della prima giornata. Clément Berardo non ha concluso il giro perché aveva esaurito le palline da golf nella sacca. No Titleist ProV1x, no party. Il francese aveva giocato così male il debutto nell’Andalucia-Costa del Sol Match Play 9 da finire la scorta a  disposizione. Le palline erano terminate in acqua, volate fuori limite o atterrate in chissà quale buco nero del percorso con buona pace del suo caddie.

In uno sport dove ormai tutto è calcolato al millimetro (tipo di erba, taglio, umidità…) terminare le palline e venire squalificati suona come il ritorno con i piedi per terra.

Un quadruplo bogey in avvio per Clément Berardo…

Quelle del percorso di Valle Romano (Malaga) più che diciotto buche sono state un calvario per Berardo. Una via crucis fermatasi alla stazione numero 16 per accertato esaurimento di palline e probabile sfinimento morale. Alla 16 infatti il francese ha cercato invano nella sacca una Titleist ProV1x per finire il giro ma non gli è rimasto altro che far rientro in clubhouse.

Lo score recita di un avvio horror con il par 5 della buca 1 chiuso in nove colpi. Poi quattro bogey e un doppio bogey tra le buche 2 e 15. Morale della favola: alla 16, con tre buche ancora da giocare, Clément era +10. La vittoria, per la cronaca, è andata a Sebastian Garcia Rodriguez, cugino di Sergio e vincitore in Italia del Memorial Bordoni e dell’Abruzzo Open.

Decisiva la “one ball condition”

A differenza del numero dei bastoni, non c’è limite per il numero di palline che un giocatore può avere nella sacca. 

(Foto clementberardogolf.com)

In teoria Berardo avrebbe potuto chiedere una pallina in prestito al compagno di gioco. Il regolamento lo permette ma non nei circuiti professionistici. Tra  i pro vige la “one ball condition”. Secondo le regole un giocatore, in una gara, può cambiare marca e modello di pallina anche da una buca all’altra a meno che la regola locale non preveda la one ball condition, ossia l’obbligo di usare lo stessa marca e modello dalla prima all’ultima buca.

Quasi accadde lo stesso a Tiger Woods

Per consolarsi Clément Berardo può guardare negli archivi. Narra la leggenda che Tiger Woods abbia rischiato di fare la stessa fine nel lontano 2000 addirittura allo US Open giocato a Pebble Beach.

Tiger Woods

All’epoca Big Cat si portava sempre in sacca 12 palline. Non roba qualsiasi bensì palline che Nike realizzava in esclusiva per lui. Quell’anno la nebbia fece slittare i tempi di gioco con la seconda giornata spalmata al sabato. Fra timing saltati, ritardi e imprevisti vari Tiger ripartì il sabato senza controllare la sacca. Tra palline perse (poche), palline regalate ai fan a bordo green (diverse) e quelle usate in camera per allenarsi, Woods aveva solo sette Nike con sé. E a sei buche dal termine del sabato gliene erano rimaste solo due. Steve William, il caddie, lo pregò di rallentare il ritmo e di non forzare in virtù anche del suo vantaggio in classifica.

Ovviamente la leggenda del golf fece di testa sua. E vinse lo US Open in doppia cifra sotto il par.

Steve Stricker da 13 anni usa lo stesso identico putter: e ora ne diventa testimonial

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