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Aiutiamo il golfista Jeffrey Guan: ha perso la vista per una pallina in faccia

Una pallina in faccia ha cambiato per sempre la vita del golfista Jeffrey Guan. Chi è mai costui? Non è il nuovo Tiger Woods bensì un professionista ventenne australiano che, una settimana dopo il debutto sul PGA Tour, è finito dritto all’ospedale colpito in pieno volto durante una gara tra professioniti e dilettanti. Irreversibili i danni fisici da quel proiettile vagante: Jeffrey ha perso la vista dall’occhio sinistro. Pesanti come macigni quelli psicologici: lo attendono nuovi interventi chirugici a fronte e zigomo. Anni difficili. E per questo chiede aiuto.

di Sauro Legramandi

A poche settimane dalla quella stramaledetta Pro am (una gara a squadre composte da un professionista e tre dilettanti, ndr), Guan racconta quanto accaduto in prima persona. Lo fa attraverso l’Australian Sport Foundation e il suo appello di raccolta fondi viene rilanciato post dopo post da tutto il mondo del golf.

Impossibile restare impassibili davanti alla sua foto oggi. Proviamo ad immaginare da un lato il dolore atroce nell’impatto e dall’altro cosa lo aspetta. Ossia mesi di sale operatorie e dita incrociate. Nella sua personale to do list il golf è precipitato. Per questo è attiva una raccolta fondi per aiutare Jeffrey e la sua famiglia.

“La pallina in faccia e il dolore in testa”

La disgrazia è avvenuta venerdì 20 settembre su un diciotto buche a Bateman’s Bay, nel Nuovo Galles del Sud, in Australia. Giusto una settimana prima Jeffrey (professionista dal 2023) aveva toccato il cielo con un dito giocando sul PGA Tour, il sogno di tutti i golfisti. L’australiano non aveva passato il taglio al Fortinet Championship in California. Una volta tanto non contava vincere ma – davvero – solo partecipare.


Dalla gioia all’incubo. A raccontare quell’incidente è lo stesso Guan. “Partivamo dalla terza buca. Con il mio compagno di team abbiamo giocato il driver sulla destra del fairway. Siamo andati a vedere la sua pallina e lui l’ha giocata. Eravamo da soli in quel momento, non c’era traccia di altri team in zona. Trenta metri avanti c’era la mia pallina. Dopo una routine di 45 secondi ho eseguito il tiro. Mentre stavo per riporre il bastone nella sacca sono stato colpito. Ho sentito un ronzio e un dolore immediato in testa. Sono caduto. Le voci da terra sembravano come attutite. Poi ricordo l’ambulanza e il trasporto in ospedale coperti da cerotti con alte dose di Fentanyl. A Moruya mi hanno fatto alcuni esami e siamo andati all’ospedale di Canberra in elicottero”.

Due interventi chirurgici in rapida successione, quattro settimane in ospedale. Ecco la nuova vita di Jeffrey alle prese con la perdita della vista dall’occhio sinistro, fratture multiple alla cavità oculare inferiore, fratture estese poi fino a zigomo e fronte.

“Tornerò”

Ripeto: fa male solo a immaginare la scena. Provate a pensare cosa non sia passato da quel momento nella mente di un ventenne il cui sogno è sempre stato quello di giocare a golf. Un sogno infranto da una pallina in faccia. Un proiettile vagante magari non seguito da quell’alert che ogni giocatore di golf sa che deve lanciare. In tutto il mondo infatti quando la pallina prende una traiettoria pericolosa chi l’ha giocata urla fore. Chi sente queste quattro lettere in successione cerca un riparo: mani sulla testa, ci si accovaccia dietro alla sacca, si trovato il riparo di un albero…

Jeffrey Guan


Evidentemente nessuno ha messo in guardia Jeffrey e oggi lui ne paga le conseguenze.

“Nelle mie notti in ospedale – prosegue – quasi annegavo nei pensieri sull’incidente e sul mio futuro.  L’intera situazione mi rendeva depresso e un po’ arrabbiato. Quello che è accaduto non solo ha avuto un costo enorme ma ha anche avuto un impatto significativo sulla mia famiglia. Il pensiero di tutti i miei anni di duro lavoro e di allenamento, oltre al sacrificio dei miei genitori, è stato buttato fuori dalla finestra.”

Dal buio della disperazione l’australiano ha trovato da qualche parte dentro di sè la forza di rialzare la testa e guardare avanti. I medici gli hanno detto che per almeno sei mesi deve scordarsi di prendere un bastone in mano. Lui se ne fa una ragione ma sa da dove ripartire.

“Ho avuto la fortuna di avere un gruppo enorme attorno a me e non potrò mai ringraziarli abbastanza per il sostegno ricevuto. Non sarei dove sono adesso senza tutto l’incoraggiamento e l’assistenza ricevuti. Da bambino ho sempre avuto molta perseveranza e tenacia. Continuerò a lavorare sodo e a fare del mio meglio per realizzare il mio sogno.

Tornerò”.


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