Che Greg Norman non fosse un mostro di simpatia tra i suoi colleghi lo si sapeva da tempo. Che lo Squalo Bianco fosse la condizione sine qua non per una tregua fra LIV Golf e PGA Tour francamente no. A chiedere la testa dell’australiano è stato Tiger Woods in persona.
Alle Bahamas per l’Hero World Challenge (che non giocherà per una fascite plantare), Woods ha preso di petto il ceo di LIV Golf: “Penso che Norman debba andarsene. E’ l’unico modo per negoziare un accordo di pace tra i circuiti. Adesso, c’è troppa animosità, angoscia. E’ impossibile trattare se ci sono battaglie legali in corso”.
Di battaglie in atto ce ne sono parecchie. Oltre a denunce in un tribunale e controdenunce in un altro ci sono battaglie commerciali milionarie. E dietro di loro anche contrasti a livello di principio (ad esempio: “E’ giusto che il golf mondiale sia organizzato su un solo circuito?”).
Contro Greg Norman si era schierato in tempi non sospetti anche Rory McIlroy, irremovibile nella sua scelta di giocare solo e sempre su PGA e DP World Tour e di condannare chi ha scelto la SuperLega araba. Posizione completamente condivisa da Tiger. “I giocatori che hanno scelto il LIV Golf hanno mostrato disprezzo e mancanza di rispetto – ha detto – verso un circuito che durante l’emergenza sanitaria ha fatto un grande prestito per sostenere i suoi giocatori”.
Siamo davanti a un asse tra il nordirlandese eil californiano. Un’intesa che, partendo una questione di principio (PGA sì, LIVGolf no), guardacaso si è tradotta in qualcosa di commerciale. I due hanno fondato la TMRW Sports, società tech con un approccio progressista al golf. Entrambi hanno rifiutato offerte da mille e una notte da LIV Golf. Nel 2024 la start up TMRW (con Hamilton tra i finanziatori) darà vita alla The Golf League, un modo alternativo di concepire il golf. La formula prevederà sei team di tre golfisti ciascuno, con 15 match da giocare al lunedì sera in stadi coperti. Alla TGL hanno già aderito due pezzi da novanta del professionismo come Justin Thomas e Jon Rahm.
Nulla di nuovo sul versante Greg Norman
I sauditi non sembrano lasciarsi influenzare dalle richieste di Tiger e di Rory. Greg Norman non dovrebbe essere immolato in nome di chissà quale pacificazione tra i due circuiti (il DP World è oramai accodato alle posizioni PGA). Ad ottobre era circolata l’ipotesi di un Greg Norman “destinato ad altro incarico nel gruppo” con l’ex ceo di TaylorMade, Mark King, al suo posto ma il managing director di LIV Golf, Majed Al-Sorour, ha declassato tutto “in voce infondata”.
Del resto il fondo sovrano saudita PIF non ha certo problemi di liquidità, figuriamoci di leadership. I petrodollari non mancano e lo sportwashing sperimentato col golf potrebbe presto interessare anche il calcio: si vocifera di un interessamento dell’Arabia Saudita per un Mondiale di calcio 2030 organizzato in combinata con Egitto e Grecia.
Per dimostrare la poca propensione a trattare, basti pensare che poche ore dopo le parole di Tiger Woods LIV Golf ha annunciato tre nuove tappe nel calendario 2023. Dal 30 giugno al 2 luglio nella spagnola Sotogrande sarà il Real Club Valderrama – teatro di Ryder Cup 1997 – ad ospitare una gara del LIV Golf. Altra nuova venue sarà in Messico: dal 24 al 26 febbraio si disputerà il LIV Golf Mayakoba sul percorso del El Camaleon di Mayakoba. Altre tappe si svolgeranno a Singapore (Sentosa) e in Australia.
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