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Lorenza Perini: vi racconto il golf nei college Usa, dai green al concetto di team

Lorenza Perini
Lorenza Perini

Da Venezia all’università statunitense West Texas. Lorenza Perini racconta a Golfando il grande salto che le consente di coniugare studio e golf.  La 23enne italiana sta seguendo un master in Texas grazie ad una borsa di studio sportiva.


Sei diventata una golfista migliore grazie al golf universitario?
“Sì, sento che il college golf mi sta facendo crescere molto sia dentro che fuori il campo da golf. Giocare in squadra mi da l’opportunità di imparare dalle mie compagne e dalla coach a vedere le cose da una diversa prospettiva. Un esempio? Il fatto di trovare sempre un aspetto positivo anche dopo un brutto colpo o una buca che non è andata come si voleva. Mentalmente loro mi stanno aiutando molto. Vedo che il supporto della squadra è un elemento fondamentale per crescere”.

Scegliere il college golf è migliore rispetto al diventare subito professionista?
“Ti dico la verità, io non ho mai ambito a diventare professionista. La mia decisione di partire per gli Usa è partita dall’idea di continuare gli studi dopo aver preso la laurea triennale in Italia. Ho colto l’opportunità per un approccio di studio diverso e molto più pratico, imparare l’inglese ed allo stesso tempo coltivare la mia passione per il golf giocando ad alto livello. Però sono sicura che per chi desidera diventare professionista giocare per un college americano può essere un grandissimo trampolino di lancio”.

Che consiglio daresti agli aspiranti golfisti professionisti ed universitari? 
“Di sfruttare le loro passioni per capire cosa desiderano fare. E di buttarsi e rischiare, perché un’esperienza come quella che sto vivendo io può cambiare la vita. Devono farlo però solo quando e se si sentono pronti. Io infatti prima dei 21 anni non me la sono sentita di partire. Ora, però, sono fiera della scelta che ho preso e felice di essermi liberata dai dubbi che avevo prima.

Qual è la più grande sfida nell’essere studente e golfista al college?
“Sicuramente riuscire a conciliare lo studio con tutti gli impegni che abbiamo: gare, allenamenti, palestra. Per l’università avevo consegne da inviare ogni settimana. A volte ho trovato impegnativo stare dietro a tutto. Ho sempre cercato di fare gli esami prima di partire per le gare per essere pienamente concentrata sul gioco. Però non sono riuscita a fare lo stesso con gli assignements e quindi ho dovuto dedicarci tempo e consegnarli nei tempi morti durante le giornate di prova campo o di gara. Poco tempo da perdere: negli Usa però non ci si annoia mai!”.

Che differenze ci sono tra i campi italiani e quelli americani? 
“Decisamente i green! Sono enormi, veloci e duri con tante pendenze. Ed infatti parte del mio allenamento è dedicato al putt, è fondamentale. Poi vabbè, in ogni Stato ci sono caratteristiche paesaggistiche diverse che si possono vedere anche nei campi da golf. Sono passata da giocare in mezzo ai cactus a trovare links molto ventosi o parklands super mossi o pieni di acqua”.

Lorenza Perini, la famiglia quanto ti ha aiutato?
“Sorprendentemente la decisione di iniziare questa avventura è partita da me. Mia madre è sempre stata molto entusiasta. Infatti voleva convincermi a partire già per il bachelor. Però come ho già detto prima, non mi sono sentita pronta. Quindi dopo essere entrata in contatto con Giulia Sergas e Veronica Zorzi ad una gara a Montecchia ho deciso di provarci. Comunque, l’aiuto ed il supporto dei miei genitori è stato fondamentale sia prima di partire che durante il mio semestre negli Usa. Avere loro vicino è sempre fondamentale per me.”

Quando hai deciso di andare al college e cosa ti ha convinta?
“Avevo già l’idea di continuare il mio percorso universitario dopo aver fatto la triennale. Però la decisione di andare negli Usa l’ho presa durante il secondo anno di università. Ho pensato che combinare golf e studio sarebbe stata una grande occasione. Ho parlato con molti ragazzi che lo stavano già facendo ed erano tutti entusiasti. Inoltre l’approccio che ho avuto con la coach fin dalla prima videochiamata che abbiamo fatto mi ha convinta a scegliere la West Texas A&M University. In aggiunta, avere l’appoggio e l’aiuto di Athletes USA è stato fondamentale per entrare in contatto con un’altra realtà. Senza di loro ci avrei dovuto dedicare ancora più tempo!”

La passione per il golf, quand’è nata e come si è sviluppata ?
“Ho iniziato a giocare a golf tra i 10 e gli 11 anni e crescendo mi sono appassionata sempre di più. Durante gli anni di liceo non sono riuscita a dedicarci tanto tempo perché il classico non me lo permetteva. Arrivando all’università ed essendo molto più indipendente sono stata in grado di organizzarmi meglio e poter giocare di più. La mia passione sta venendo fuori sempre di più lì perché posso condividerla con le mie compagne di squadra. Sono tesserata a Venezia”.

Tre cose fondamentali che Lorenza Perini ha imparato in questo seppur breve periodo al college…

“1) L’importanza di giocare per un team. Giocare in un team per uno sportivo abituato ad uno sport individuale significa provare delle emozioni nuove, diverse e bellissime. E vedere lo sport individuale in una diversa prospettiva.

2) Ottimizzare al massimo i tempi. Chi vuole partire deve sapere che conciliare università e sport è impegnativo. Tra impegni vari quali gare, allenamenti, palestra e corsi universitari bisogna imparare ad organizzarsi benissimo. Il metodo di studio è completamente diverso rispetto all’università Italiana: infatti invece di avere solo l’esame finale alla fine del corso è richiesto di svolgere assignments settimanali. I professori comunque sono molto disponibili per gli atleti, e permettono di anticipare o posticipare gli esami nel caso in cui si dovesse partire per le gare negli stessi giorni. Bisogna però essere sempre sul pezzo!

3) Riuscire ad adattarsi a campi da golf diversi e contesti molto distanti dai nostri in ambito sia culturale che paesaggistico. Ho avuto l’opportunità di giocare tra cactus e serpenti, ed il prossimo semestre partiremo per le Hawaii! Sono posti che ho sempre visto nei film e che non avrei mai pensato di poter visitare.”

(si ringrazia per la collaborazione Francesco Tebano)

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