Golfando: news, foto e storie di umanità golfistica

Il giorno del condor: golfista Usa chiude un par 6 in 2 colpi

Qualcuno volò sul nido del condor e passò alla storia del golf. Quel qualcuno si chiama Kevin Pon e il nido corrisponde alla buca 18 del Lake Chabot Golf Course (Oakland), l’unico par 6 ad ovest del Mississippi. E in un giorno ancora più unico Pon ha imbucato in due colpi, mettendo a segno appunto un condor.

Una gran botta di fortuna vista la lunghezza della buca (circa 600 metri), nessuno si sogna di negarlo, neppure il diretto interessato. Eppure il golf vive anche di storie come questa ben descritta dal Mercury News.

Condor è un termine golfistico così poco usato da essere sconosciuto a molti stessi amateur. Nel vocabolario del green sono quotidianamente usate parole come “birdie”(ossia imbucare con un colpo meno del par) ed “eagle (2 colpi meno). Si conoscono inoltre albatross (tre meno del par) e hole-in-one ma condor è un “concetto” così raro da far rima con “teorico”.

Invece Kevin Pon l’ha portato a galla. Questo amateur americano passerà alla storia per un giro di campo che ha giocato in tutta fretta, in blue jeans e t-shirt. “Avevo un impegno quel pomeriggio – ha raccontato alla stampa il fortunato giocatore – e quando mi ha chiamato l’amico Darren Lee per fare un giro al Lake Chabot ho accettato perché avevo già con me le scarpe da golf. Su quel campo avrò giocato almeno un centinaio di volte, mi piace”.

La buca del condor

La buca 18 del Lake Chabot.

Alla buca 18 Kevin Pon, 54enne residente nella Castro Valley, si era presentato con sei colpi sopra il par del campo.
Tra lui e la clubhouse c’era solo quella buca da 600 metri.

Driver in mano, l’amateur sale nell’area di partenza in vetta alla collina, si addressa in direzione della bandiera e lascia partire il colpo della vita. Dal tee la pallina vola e rimbalza. Vola e rimbalza. E ancora rimbalza.

Quando Pon e Lee la identificano non credono ai loro occhi: quella pallina è a 490 metri dal tee. Una distanza non normale, senza dubbio. Kevin non è un bombardiere Bryson DeChambeau: i colleghi americani scrivono che il suo driver arriva a 250 metri di solito. Stavolta ne ha fatti quasi il doppio per una serie irripetibile di eventi favorevoli concomitanti. Il commento “Che gran botta di fortuna” è più che scontato ma il bello deve ancora venire perché, pitch in mano, l’americano fa partire il secondo colpo della vita, un approccio di 110 metri. Dove finisca quell’approccio è presto detto: prima sull’asta della bandiera della 18 e poi in buca.

“Ancora non riesco a crederci – le scontate ma spontanee parole di Pon – Non ho visto la pallina fermarsi in nessuno dei due colpi”. E ci scappa anche una mezza dedica alla suocera con la quale giocava a golf almeno due volte a settimana. “Irene se n’è andata due mesi fa, aveva 83 anni. Forse ha guidato il volo della pallina”.

Il calcolo delle probabilità

Quello del Lake Chabot è un evento non raro bensì rarissimo. Come si sa la probabilità di imbucare al volo per un giocatore medio è di circa una su 12.500.

Secondo il PGA Tour la probabilità di infilare un albatross è di una su un milione.

Il condor è così impossibile solo da immaginare che non ne è stata nemmeno calcolata la probabilità di realizzazione. Basti pensare che nella storia del golf, dal 1962 ad oggi, esistono solo quattro casi di condor certi. Meglio: si tratta di quattro hole-in-one su par 5. L’ultimo caso risale al 2007 quando un sedicenne australiano imbucò al volo un par 5 al Royal Wentworth Falls, nel New South Wales.


PS – Siccome i negazionisti ci sono anche nel golf a testimoniare la bontà della vicenda di Kevin Pon ci sono, oltre al suo compagno di gioco, un marshall (Artie Yamashita il suo nome) e il gruppo di giocatori che precedevano Pon e Lee.

Annika Sörenstam, il golf mondiale riparte da una grande donna

Golfando sui social:
La pagina Facebook
– La community (iscriviti al gruppo)

http://golfando.tgcom24.it/golf-news-2021-golfando/

Exit mobile version