L’ho sempre scritto e lo credo sempre più: nel golf la testa conta molto, anzi moltissimo. A parità di tecnica la differenza, anche a livello amateur, la fa spesso la capacità di concentrarsi o non abbattersi per un colpo sbagliato. Si gioca per obiettivi: provate a leggere questo approccio al golf e mental coach scritto dalla professionista Roberta Gallingani scesa in campo con Giulio Castagnara.
di Roberta Gallingani*
“Sei alla 18 di Pebble Beach, con chi stai giocando?”
“Sto giocando con Dustin Johnson e Webb Simpson. Il mio caddie è il tipico ragazzo americano, sorridente con il cappellino da baseball. Sono vestito con una polo bianca e i pantaloni blu. Gioco l’approccio, la metto in green. Due putt. Buca!”.
Torniamo un attimo indietro. Incontro Giulio Castagnara in una grigia mattina d’autunno. Dopo un caffè andiamo in capo pratica; lui non ha mai lavorato con un mental coach, e in realtà non sa bene cosa aspettarsi. Ne ha sentito parlare, ma mi dice di non aver mai trovato nessuno che conoscesse bene il golf e fosse davvero preparato… “perché sai, molti che prima facevano i commercialisti, poi diventano coach“.
Con aria divertita gli faccio presente che questo è proprio il mio caso: sono dottore commercialista e oggi gioco a golf e sono coach. Beh, che dire, abbiamo iniziato a ridere e credo sia stato il momento fondamentale per creare una relazione di fiducia e di sincerità assoluta.
Cominciamo a lavorare in campo pratica. Il tempo passa veloce alternando esercizi di Inner Game® (dove l’attenzione è rivolta all’interno alla consapevolezza del corpo e alla percezione delle sensazioni) a esercizi di gestione della pressione, focalizzando l’attenzione sul risultato.
“Qual è il tuo obiettivo? Il PGA Tour”
Un passaggio in putting green, ed è già ora di andare sul tee della 1.
“Qual è il tuo obiettivo? Se ti dicessero che non puoi fallire, cosa risponderesti?”
“Voglio giocare sul PGA Tour. Non credo mi manchi nulla per poter competere a quel livello.”
Apprezzo moltissimo la chiarezza d’intenti e la determinazione che leggo nello sguardo di questo ragazzo sereno, che sa mettersi in discussione e che ha voglia di migliorarsi, non solo nel golf, ma nella vita.
Il target del primo tee shot è abbastanza generico. Il fairway è largo, e basta metterla lì. Il gioco è veloce, ma riusciamo a parlare tra un colpo e l’altro. Alla buca 4 gli chiedo di indicarmi con la massima precisione il punto in cui vuole tirare la sua palla. Stavolta il target del tee shot è un quadrato più scuro sull’erba, ” vedi, proprio quello lì.” Il colpo finisce esattamente dove si era posato lo sguardo. Aumentare la richiesta, restando comunque nel perimetro delle proprie capacità, ma sfidando sé stesso, è un modo per cercare sempre di migliorarsi. Così si evita di accontentarsi di qualcosa che sia assolutamente al di sotto delle proprie abilità.
Quali sono le cose che sulle quali non hai controllo in campo da golf? Ce ne sono alcune di queste sulle quali cerchi di esercitare il controllo? Quali sono quelle su cui invece hai il controllo e non stai facendo del tuo meglio? L’elenco è puntuale e pare non ci siano variabili che creano stress in Giulio. Sa accettare le cose come sono, consapevole di quello che può e non può dominare.
Qualche putt di pratica sul green della 4 “…resto sempre corto, preferisco, mi sembra di avere più tutto sotto controllo”. Fa parte dell’indole umana cercare di controllare in qualche modo tutto ciò che si può.
Mi racconta di come abbia già da tempo cambiato il suo approccio mentale, riuscendo a non ricercare più la perfezione del colpo, quanto piuttosto l’eccellenza, e comunque il risultato, andando al di là dell’aspetto esteriore del gioco.
“Non perdo mai in campo: o vinco o imparo”
Siamo alla 9 e mentre Giulio definisce l’obiettivo del tee shot lo sguardo cade su tre alberi che sono a sinistra del fairway. E’ esattamente là che finisce la pallina. Prima pista non presa, ma obiettivo comunque centrato.
“Non perdo mai in campo. O vinco o imparo” Questa è la frase che meglio rappresenta l’approccio mentale di questo ragazzo dalle grandi doti tecniche, determinato ad arrivare nell’olimpo dei grandi giocatori, diventato consapevole delle “armi” che potrà sfoderare ogni volta che entrerà in campo: pragmatismo, precisione, determinazione e allegria.
Nel frattempo abbiamo giocato con le tecniche dell’imagery e ci siamo ritrovati sulla 18 di Pebble Beach. Abbiamo finito nove buche, è ora di pranzo. Intanto è uscito il sole e Giulio ha giocato -2 sul campo del Golf Club Udine, a Fagagna.
Roberta Gallingani, da sempre appassionata di relazioni interpersonali, si è avvicinata al mondo del coaching nel 2018 per un bisogno di crescita personale.
“Poter affiancare le persone durante un percorso di miglioramento, facendo emergere il loro potenziale – dice – è per me un grande privilegio. Nel coaching sono riuscita ad unire l’altra mia grande passione, il golf, accompagnando i ragazzi nel loro percorso di crescita”.
Coach professionista dal 2018, Gallingani diventa nello stesso anno “Inner game facilitator”, formandosi con Tim Gallway. L’anno dopo approfondisce con Dave Alred i principi del suo metodo di allenamento. Nel 2020 fonda, con altri colleghi, “The Inner Game Institute _ Chapter Italia“.
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“Golf e gioielli, dalle mie passioni è nata la linea FORE1744”
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