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Open d’Italia 2020: partenza con record, hole-in-one e “bolla”

Partenza col record per l’Open d’Italia 2020 di golf. L’inglese Laurie Canter ha chiuso il primo giro in 60 colpi, -12 sul par del percorso Chervò Golf Club San Vigilio. Si tratta dello score più basso mai centrato all’Open a partire dal 1972. Scontata la sua leadership. Da destinare ai posteri anche la hole-in-one di Scott Jamieson alla buca 2 (un par 3 di 175 metri).

Laurie Cantier (Getty Images )

La classifica dell’Open d’Italia 2020

Dietro al fenomeno Canter due i piazzati, ossia il danese Joachim B. Hansen e il sudafricano Dean Burmester (64, -8). In quarta posizione (-7) lo spagnolo Adri Arnaus, lo svedese Oscar Lengden, l’olandese Will Besseling, il francese Damien Perrier e l’inglese Richard Bland. Il campione uscente, l’austriaco Bernd Wiesberger, è 16esimo alla pari con l’iberico Adrian Otaegui. Tre colpi sotto par per il tedesco Martin Kaymer e per il cinese Ashun Wu, 50esimi con 69 (+3). Giro in par per l’inglese Lee Westwood, 90esimo.

 

Gli italiani: Scalise e Mazzoli su tutti

Lorenzo Scalise

I migliori della truppa azzurra (17 in tutto) sono stati Lorenzo Scalise e il neo-pro Stefano Mazzoli, 16esimi (-5, per entrambi sei birdie e un bogey). Un colpo in più, (28esimi a -4) per Edoardo Molinari – giro bogey free con quattro birdie – e per i tenaci Francesco Laporta e Guido Migliozzi.

Stefano Mazzoli

Avvio difficoltoso per Lorenzo Gagli, Nino Bertasio, Andrea Saracino, Filippo Bergamaschi e Federico Maccario, tutti al 66esimo posto (-2). Dovranno cambiare passo Renato Paratore e Matteo Manassero, 82esimi (-1).

Il giocatore paralimpico Tommaso Perrino è 107esimo con 75 (+3), ma è solo un dettaglio perché la sua partecipazione ha un alto significato extrasportivo.

Il record di Canter

L’inglese ha superato il precedente record, ossia 61, stabilito per la prima volta da Ian Poulter (2001) e poi eguagliato da Angel Cabrera (2002) e Robert Karlsson (2008). In tal modo Canter è entrato nel ristretto numero di giocatori capaci di girare in 60 colpi.  Tra loro campioni come il sudafricano Ernie Els, il tedesco Bernhard Langer, il gallese Ian Woosnam e il nordirlandese Darren Clarke (quest’ultimo due volte su campi di par diverso), tutti vincitori di major.

Nel club anche Baldovino Dassù che il suo 60 lo ha conseguìto a Crans sur Sierre in Svizzera, nel 1971. Il primato assoluto è il 59 (-12) dell’inglese Oliver Fisher (Portugal Masters, 2018), unico a infrangere il numero dei 60 colpi sull’European Tour.

“Hole in one” di Scott Jamieson

Scott Jamieson

Il 35enne di Glasgow con una vittoria sul tour, ha iniziato nel migliore dei modi l’Open d’Italia, realizzando una hole in one alla seconda buca, par 3 di 191 yards (175 metri), utilizzando un ferro 6. E’ la 28esima “buca in uno” nella storia dell’Open d’Italia. Jamieson ha aggiunto all’ace tre birdie, un eagle e tre bogey. Anche lo scozzese vanta un 60 (-11) ottenuto nel Portugal Masters 2016.

La bolla funziona

Un Open d’Italia in sicurezza, all’interno di una “bolla” modello Nba, con tutte le proporzioni del caso, per limitare i rischi di contagio e garantire spettacolo in campo e sicurezza per gli addetti ai lavori. Un test PCR obbligatorio che, in caso di negatività, concede il via libera per entrare nella “bubble”.

Un ambiente della “bolla” modello Nba (foto Ansa)

Poi protocolli rigidi da seguire con giocatori e staff chiamati a scegliersi un partner per la colazione, il pranzo e la cena. Dalla bolla non si può assolutamente uscire, pena l’esclusione immediata dal torneo. A farne le spese è stato ad agosto l’americano John Catlin cacciato dopo una cena con il caddie Nathan Mulrooney durante l’English Championship.

Martin Kaymer

E poi mascherine obbligatorie per tutti (con i giocatori liberi di non indossarla solo quando si allenano e giocano), gel igienizzante ovunque con colonnine apposite. E una sala stampa ridotta, con una distanza interpersonale di circa due metri l’uno dall’altro e conferenze live in streaming. Con l’utilizzo della carta limitato al minimo. Percorsi indicati e guidati ovunque e una ‘zona Covid’ predisposta e transennata. Quindi gli alberghi. Con la macchina organizzativa dell’European Tour che ne ha scelti tre per l’Open d’Italia, decisamente blindato.

Ma solo così si poteva riprendere con norme rigide che non ammettono deroghe.

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