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“Italy Golf Destination? Non siamo ancora pronti”: parola di tour operator

Dopo i riscontri ottenuti con i diari di golf da Belfry e dal Celtic Manor, Francesca Galeano scrive di turismo, ossia come di far crescere Il concetto di Italy Golf Destination.

Tour operator di professione, lei è a contatto con segreterie e booking di casa nostra e con tutto quello che gira loro attorno. Ne esce un ritratto di strutture che devono scegliere tra essere “circoli” o “golf club”, che devono imparare a lavorare in team e superare modo di pensare ormai vetusti. 

Chiunque voglia dire la sua (addetti ai lavori, appassionati di golf, persone e circoli citati nel pezzo…) può lasciare un commento in fondo al pezzo o inviare una email cliccando qua.

“Non siamo pronti per un’Italy Golf Destination”

di Francesca Galeano

Proprio mentre sto pregando alcuni golf resort affinché accolgano (no, non gratis) i miei clienti per una clinic in Toscana, mi imbatto nelle dichiarazioni rilasciate a Sauro Legramandi dal patron dello Chervò Golf & Resort San Vigilio, Pietro Apicella in occasione dell’imminente Open d’Italia di golf.

“Parlo da imprenditore: i circoli vanno male, non c’è turismo fatto seriamente, non c’è una imprenditoria specializzata. Con Chimenti ci siamo confrontati. Ho spiegato che serve una promozione del golf italiano in giro per il mondo. È necessario farci conoscere e riconoscere. Dobbiamo fare capire che l’Italia non ha nulla da invidiare agli altri Paesi dove si punta sul turismo golfistico. Deve passare il concetto che siamo aperti a giocatori di tutto il mondo, non solo agli italiani.”

Parole sante! Peccato che la realtà dei fatti sia piuttosto lontana dal farci apparire come destinazione appetibile ai golfisti stranieri. Quest’anno, causa forza maggiore, mi sono confrontata con le realtà golfistiche italiane. Premetto che non sono un’esterofila, tutt’altro. Vi assicuro che lavorare con il mercato italiano è molto più difficile e meno remunerativo rispetto a quello estero.

Sono diversi i motivi per i quali – epidemie permettendo – quando mi trovo a proporre una destinazione ai clienti e circoli mi viene più facile guardare oltreconfine piuttosto che in casa nostra.

Ve li elenco e ve li spiego.

 

Carenza di offerta extra-golf

Per carenza non intendo tanto il numero dei campi da golf (è un dato oggettivo che l’offerta quantitativa non è tra le più ampie se paragonata a quella europea) ma la propensione a vendere giri di golf senza unire esperienze culturali, gastronomiche e naturalistiche.

Foto di jmw02824 da Pixabay

Queste esperienze fanno del nostro Paese da sempre una meta ambita. Questo ci porrebbe in alto alla lista delle scelte con particolare riferimento a quei golfisti che viaggiano con accompagnatori a cui il golf non interessa. Di certo loro nel nostro Paese non rimarrebbero delusi.

 

Il bivio: golf club o circolo ?

In Italia non ci sono pochi golf club ma ci sono troppo pochi golf club pronti ad accogliere il turismo. È tempo che i club scelgano una direzione dell’amletico bivio: lasciare l’esclusiva ai loro soci o accogliere anche gli “esterni”?

Se si vuole puntare al turismo è necessario capire quanti dei resort e dei club presenti nel nostro territorio siano disposti a collaborare con l’obiettivo comune di attrarre golfisti stranieri. Ad oggi se contassimo quante volte a noi operatori viene negato l’accesso a determinate fasce orarie e ai tee time dei weekend ridurremmo considerevolmente il numero delle strutture con cui lavorare. Il club preferisce la garetta e tutelare i suoi soci.

Esiste un compromesso per soddisfare entrambe le tipologie di clienti? A mio avviso sì, a patto che non si pretenda di lavorare con gli esterni per coprire i buchi infrasettimanali, favorendo esclusivamente i soci nel weekend. A chi gestisce i campi da golf spetta decidere se essere “golf club” o “circolo”. La filosofia botte piena e moglie ubriaca non si sposa bene con l’ambizione di fare turismo golfistico.

I golf club con cui meglio si lavora in Italia sono quelli con annesso resort. Sono strutture che hanno l’obiettivo di riempire le camere e di offrire (e far fruttare) i servizi del resort e non solo quello di avere cento giocatori in gara. Peccato che anche in questo caso noi operatori non sempre siamo messi nelle condizioni di lavorare nel migliore dei modi.

 

Servono idee ma il golf italiano “se la tira“

Se guardiamo all’estero (Emirati e Spagna sono solo alcuni esempi) troviamo enti preposti a promuovere l’offerta golfistica, in grado di coordinare tutti gli attori (resort, golf club, servizi tour operator ecc. ecc.) con il solo scopo di accogliere golfisti attraverso uno sforzo comune. Fino a quando ognuno farà per sé senza un obiettivo comune sarà impossibile far percepire il nostro Paese come Italy golf destination.

Anche trovare un golf cart in perfette condizioni a volte è difficile in Italia. (Foto di dmulligan from Pixabay)

Da noi si sottovaluta spesso l’importanza dell’intermediazione. I tour operator non sempre sono visti come “partner” con alta professionalità che promuovono le destinazioni. E dire che sono loro che, in prima linea, investono tempo e denaro per la promozione della destinazione e vi affidano quello che di più prezioso posseggono: i loro clienti.

Nonostante io sia un piccolo tour operator orientato più su un servizio di conciergerie che sui grandi numeri, dall’estero ottengo l’attenzione di resort come The Belfry, Carnoustie, St. Andrews, Pebble Beach… Riporto questi esempi solo per dare l’idea di come anche questi famosi resort non snobbino piccole realtà come la mia.

Quindi cominciamo con il dire che la grossa differenza è che all’estero i partner sono partner indipendentemente dalla dimensione e che a tutti viene riservata la gentilezza e il rispetto di essere un professionista del settore. Ovvio? Per niente!

 

Alcune mie esperienze in Italia

Vi racconto cosa mi è successo, lavorando a viaggi di golf con destinazioni italiane. 

In una struttura “abbinata” alle terme – Dopo quattro mail e alcune sollecitazioni al telefono, hanno risposto timidamente dopo diversi giorni dalla richiesta promettendo che ci avrebbero fatto pervenire un preventivo. Mai più sentiti.

In un grosso campo in Toscana  – Tre mail e una telefonata. Nessuna risposta alle mail e al telefono non ho capito con chi ho avuto il piacere di parlare perché nonostante il sito riportasse il numero del resort la persona non era informata sulla dinamica del booking. Mi è solo stato confermato che l’indirizzo mail a cui avevo inviato la richiesta era corretto. Sono comunque stata invitata a inoltrarla al mio interlocutore telefonico che si sarebbe fatto carico di trasmetterla alla persona preposta. Mai più sentiti.

Castelfalfi –  Siamo riusciti a confermare, nonostante qualche problema di disponibilità, la golf clinic per la quale avevamo richiesto il preventivo. Tempi di risposta ottimi e piena collaborazione.

SCIACCA Mike Lorenzo-Vera impegnato al Rocco Forte Open 2018 al Verdura Golf and Spa Resort (Photo by Stuart Franklin/Getty Images),

Verdura – Con loro ho avuto il piacere di confrontarmi per un problema di tariffa riguardo ad un preventivo. Non è molto importante l’oggetto dello scambio ma il comportamento, . Sono stata contattata al fine di ricevere chiarimenti e trovare una soluzione nell’ordine da: Booking, General Manager, Assistente del General Manager, Promotion Manager.

Sarà un caso che il Verdura abbia affidato alla società inglese Seventy 2 Golf di Giles Greenwood parte della promozione e dei rapporti con i tour operator? Non credo. Credo solo che come spesso mi capita quando lavoro con l’estero abbiano semplicemente rispettato quello che loro chiamano partner non solo sui contratti. Lo hanno fatto non solo a parole e senza distinzioni tra grandi e piccoli tour operator.

 

Pochi golfisti in Italia? Invece in Turchia e Marocco…?

La Ryder Cup 2023 a Roma è una opportunità? Sì, ma bisogna fare squadra e farsi trovare preparati.

Il mercato del turismo golfistico è in forte crescita. Secondo IAGTO “le vendite dei tour operator mondiali sono cresciute ancora una volta nel 2019 registrando per l’ottavo anno consecutivo una crescita a un tasso medio del 9,2%, significativamente superiore alle attese. I membri fornitori IAGTO (golf resort, golf club e hotel) hanno registrato una crescita complessiva del 4,6% negli arrivi di visitatori di golf nel 2019”.

Non vale neanche l’alibi che in Italia ci sono pochi giocatori: che io sappia i turchi e i marocchini non sono accaniti golfisti eppure sia il Marocco che la Turchia sono destinazione leader nel settore. Sempre per parlare di Turchia e Marocco chi vi ha aperto una golf destination non si è chiesto quanti golfisti locali avrebbero giocato nei loro campi. Quelle strutture sono nate per diventare golf destination e attrarre golfisti stranieri.

Uno studio dell’Enit pre-Covid affermava che il mercato del turismo golfistico valesse 23 miliardi di dollari e che la crescita nei prossimi cinque anni sarebbe proiettata a un +14%. È vero questi sono dati pre-Covid ma sarà da lì che ripartiremo.

Credetemi: è per il bene del turismo golfistico che resort e campi italiani dovrebbero pensare di lavorare nella stessa prospettiva.


L’autrice di questo intervento è Francesca Galeano, tour operator milanese e appassionata di golf.

La sua agenzia si chiama golftourexperience.

Per contattarla direttamente clicca qua oppure al numero telefonico 393-9591606.

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Le email dei lettori

Moreno – Buongiorno sig.ra Francesca! Condivido in pieno il suo articolo. Noi non siamo proprio preparati ed è un peccato con una terra meravigliosa che ha proprio tutto ! Pensi che io da studente vedevo la Sicilia esclusivamente per il turismo. Niente industrie, niente inquinamento ma era solo un’ “Utopia” grazie a questi governi che si succedono cambia il colore ma loro sono sempre tonalità grigia!

Le ricordo anche il Portogallo dove io mi sono trovato sempre bene se non benissimo: bellissimi campi e anche le strutture ricettive sono all’altezza! Ho fatto il volontario in due Open D’Italia (la Mandria e al Milano) e poi, data la mia conoscenza del portoghese, ho fatto il Volontario nel Campo Olímpico Rio 2016 un’esperienza meravigliosa che auguro a tutti!

Ora ho avuto una telefonata dal centro Volontari: per Chervò ne occorrono pochissimi, quindi salto ma mi preparo per prossimo anno e per la Ryder Cup dove avrò 72 anni ma per un golfista non sono nulla. Tenga presente che non ho mai usato un cart perché a me piace il contatto in campo con gli altri giocatori scambiandoci le ns. esperienze!
Continui a scrivere questi interessanti servizi e con l’occasione le porgo i miei più cordiali saluti!

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