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Golf e coronavirus, “io chirurgo e golfista vi dico che servono staff formati e giocatori informati”

Questo post nasce da un dibattito su Facebook dopo la pubblicazione dell’elenco delle possibili novità legate a golf e coronavirus. Credo sia lo spunto per ampliare la discussione.

di Giovanni Mariotta

Sono Giovanni Mariotta, ho 40 anni, sono un chirurgo in una struttura privata romana e un appassionato di golf. Gioco a Castelgandolfo. Dopo alcune settimane di stop forzato causa lockdown sembra vedersi una piccola luce in fondo al tunnel.

Tutti quanti ci stiamo preparando alla cosiddetta fase 2. Abbiamo poche certezze, tanti interrogativi e una forte determinazione a riappropriarci della nostra vita fatta di lavoro, abitudini e passioni. Come tutti gli amanti di golf non vedo l’ora di tornare in campo, ma da quello che si legge su tutti i blog dedicati al golf sembra che ci saranno dei cambiamenti rispetto allo sport che conoscevamo. Sta girando su Internet una “bozza” di regole locali anti-Covid stilata da una non meglio definita commissione di rappresentanti dei circoli. Leggendola, come medico in generale e come chirurgo nello specifico, mi rendo conto della grande disinformazione che esiste tra chi si sta occupando di queste norme.

Partiamo da un punto fermo

Il Covid-19 si trasmette per via aerea e attraverso il contatto con le mucose per via diretta e/o indiretta (cioè portando il virus alle mucose attraverso le mani che si sono contaminate toccando una superficie a sua volta contaminata). Questa nozione è di per sé sufficiente a farci desumere quali sono i comportamenti da adottare:

1. Distanziamento sociale
2. Evitare l’uso promiscuo di oggetti o ambienti comuni.

Il golf si pratica all’aperto, ma sappiamo che prima di entrare in campo si accede alla clubhouse. Si è accolti dallo staff del circolo, si paga la quota gara, si ritira lo score… presso il desk della segreteria. Dopo ci si cambia nello spogliatoio e solo a questo punto si può accedere al campo.

Analizziamo cosa è stato proposto per poter procedere in sicurezza alla riapertura dei circoli.

 

Golf e coronavirus: la clubhouse

Nulla in contrario contro tutte le misure proposte per chi dentro un golf club ci lavora. Bisogna attuare tutte quelle norme utili a lavorare in sicurezza consci del fatto però che la sicurezza non dipende da un paio di guanti indossati senza un minimo di formazione specifica. Possiamo installare tutti i divisori di plexiglass che vogliamo, gestire i flussi in entrata e in uscita dai luoghi comuni ma non basta.

Foto di ivabalk da Pixabay

E’ sufficiente che una sola persona dello staff infetta e asintomatica o paucisintomatica (con sintomi così lievi da non avvertire una condizione di malattia) anche “guantata” si gratti il naso e poi vada a toccare una tastiera, il pos o una maniglia per far circolare il virus e potenzialmente contagiare.

A mio parere la parola d’ordine per il personale del golf club è formazione e sensibilizzazione accompagnata dalla sanificazione avanzata di luoghi comuni e superfici. Un luogo di lavoro è sicuro quando tutti quanti i lavoratori sanno come muoversi e come comportarsi. Questo però vale per ogni luogo aperto al pubblico dal supermercato, all’ufficio postale e quindi all’interno di un golf club dovrebbero valere le stesse misure che, durante il lockdown, hanno permesso il mantenimento dei servizi essenziali.

 

Golf e coronavirus: il campo

Una volta che si è provveduto alla sicurezza in clubhouse possiamo scendere in campo. Reputo prudente evitare l’utilizzo degli spogliatoi in quanto sarà obiettivamente difficile mantenervi il distanziamento sociale. Non vedo invece la necessità invece di demonizzare rastrelli, aste, buche stesse e addirittura le palline.

L’idea di non far toccare queste cose è ridicola e decisamente di dubbia utilità a contenere un eventuale contagio. Ritengo più importante una frequente igienizzazione delle mani ad ogni tee di partenza con particolare attenzione dopo aver utilizzato un rastrello. Inoltre, basterebbe consigliare di far maneggiare la bandiera a un solo giocatore del team se necessario asportarla dalla buca. Anche per il golf giocato ritengo quindi fondamentale informare e sensibilizzare i giocatori circa i comportamenti da osservare sul percorso di gioco.

 

In campo niente mani in bocca o sulla pelle

Per le ragioni appena elencate ritengo altrettanto inutili e prive di un razionale scientifico imporre l’uso di due guanti ai giocatori. Lo stesso vale per la proposta di non toccare con le mani le palline del campo pratica. Il virus non si trasmette attraverso l’epidermide. Dobbiamo solo imparare a non portarci le mani alla bocca, al naso e agli occhi dopo aver toccato una superficie potenzialmente infetta. Le palline del campo pratica solitamente vengono lavate con acqua: basterebbe l’aggiunta di una soluzione clorata per sanificarle.

Sentivo l’esigenza di esprimere il mio parere come giocatore e come medico. Spero vivamente che gli organi preposti stiano lavorando per stilare delle linee guida adeguate dal punto di vista scientifico e pratico.

A mio parere chi ha stilato questa bozza di regole sembra non aver mai calcato un campo da golf e aver sovrastimato l’affluenza giornaliera di giocatori in un circolo. Un aumento di affluenza che, invece, si auspica tutto il movimento golfistico italiano.

Coronavirus e golf, cambia tutto? Non s’imbuca, doppio guanto, score senza firma, niente asta…

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