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Martin Trainer fuori dal tunnel: passa il taglio dopo 24 eliminazioni consecutive

Martin Trainer ha giocato a golf lo scorso fine settimana. Un educato “E a me che interessa?” è il commento più naturale davanti a una simile affermazione. Eppure in quella frase c’è l’essenza del golf perché Trainer è un professionista del PGA Tour e la scorsa settimana ha finalmente passato il taglio dopo 24 stop consecutivi. Ossia per dieci mesi ha giocato solo di giovedì e venerdì, guardando i colleghi in tv il sabato e la domenica.

KAPALUA, HAWAII Martin Trainer al Sentry Tournament Of Champions (foto di Cliff Hawkins/Getty Images/AFP)

KAPALUA, HAWAII Martin Trainer al Sentry Tournament Of Champions (foto di Cliff Hawkins/Getty Images/AFP)

Di queste 24 gare in ben 22 aveva fatto la valigia il venerdì pomeriggio per demeriti sportivi, una volta si era ritirato il giovedì e una aveva giocato nel weekend solo perché la formula del torneo non prevedeva il taglio.

Nato a Marsiglia da madre francese e padre statunitense, il 28enne Martin Traimer è professionista dal 2013 e da poco più di 18 mesi ha messo piede sul circuito più importante. Vive a Palo Alto in California, secondo il sito del PGA Tour, Martin ha già guadagnato in carriera quasi 1,2 milioni di dollari.

Ironia della sorte…

Come ogni golfista che si rispetti, Martin Trainer non ha mai gettato la spugna in questi mesi.

L’americano ha cambiato coach e venerdì scorso con un putt dalla distanza all’ultima buca ha finalmente staccato il biglietto di sola andata per il weekend. E’ accaduto a Pacific Palisades (California) sul percorso del Riviera Country Club, dove si giocava il Genesis Invitational vinto poi da Adam Scott.

Ironia della sorte la svolta è arrivata alla vigilia dell’unica gara vinta in carriera sul Tour, il Puerto Rico Open. Il successo del febbraio 2019 era però un’eccezione alla “regola del taglio”: quella prima affermazione di Trainer arrivò sì dopo sole nove gare sul PGA Tour ma fu preceduta da cinque tagli e un 28esimo posto come miglior piazzamento.

I numeri (impietosi) di Martin Trainer

Come si sa gli americani snocciolano statistiche e numeri anche nel golf. Quelli relativi a Trainer parlano chiaro. Oltre ad sottolineare i 22 tagli, gli addetti ai lavori intingono il dito nella piaga: il ritiro nella 23esima gara avvenne quando Trainer chiuse il primo giro in un disastroso score di 78 colpi. Non solo: la gara non prevedeva il taglio (Sentry Tournament of Champions) lui chiuse 34esimo su 34 iscritti, a +18, ossia a -8 dal 33esimo classificato e -32 dal vincitore Justin Thomas.[bctt tweet=”Martin Trainer: In molte gare capivo subito di non aver nessuna possibilità di passare. Col 7 mandavo la pallina 30 metri a destra dell’obiettivo” username=”golftgcom”]

I numeri dei tagli sono impressionanti: in una gara a Palm Springs, Martin Trainer è tornato in clubhouse al venerdì con +14, mancando il taglio per 23 colpi. A Phoenix ha girato in +10 mancandolo di 11 colpi. A Houston è finito a +14 quando per passare era sufficiente chiudere con il par del campo.

“Devo pagare da bere agli amici”

“Adesso devo pagare da bere ai miei amici, l’avevo promesso loro”: queste le parole a caldo di Martin dopo aver imbucato venerdì l’ultimo putt al Riviera. Trainer è il perfetto emblema del giocatore di golf quando, al New York Times, racconta che “quando vinci un torneo per un po’ sei convinto di avercela fatta. “Penso di poter giocare a golf” ripeti a te stesso. In quel momento invece smetti di crederci e ti perdi per strada”. Alzi la mano chi non pensa la medesima cosa al termine di una gara ben giocata.

Poi Trainer puntualizza l’analisi: “Ci sono state settimane in cui il mio swing andava bene, altre meno. In molte gare capivo subito di non aver nessuna possibilità di passare. Col ferro 7 mandavo la pallina 30 metri a destra del mio obiettivo. Facevo tanti, troppi bogey. Aumentavo la pressione sul mio gioco corto”.

Quindi il reset. A fine 2019 quando Trainer decide di puntare su Jeff Smith, già coach di Scott Piercy e Patrick Rodgers: “Jeff mi fece notare un errore nel downswing che mi portava ad aprire la faccia del bastone. Ci è voluto un po’ di tempo per cambiare il mio setup e a prendere confidenza con il nuovo swing ma ora sono migliorato”.

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