Per chi ama leggere e viaggiare: scoprire il golf alle Faer Oer attraverso il diario di viaggio di Pier Paolo Vallegra è davvero bello. Pier Paolo è un giramondo del green: ha giocato in tutte le latitudini possibili e di ogni campo conserva un ricordo. Per il nostro blog ha già scritto un diario da Mongolia e Bhutan: ecco ora la full immersion (da record) al Torshavn Golffelag, il circolo locale.
Golf alle Faer Oer, nove buche all’avventura
di Pier Paolo Vallegra
Nel 2017 avevo giocato in tutte e quaranta nazioni europee che avevano almeno un campo da golf. Tutte tranne una: le isole Faer Oer.
Le Faroe (o Faer Oer, in faroese Foroyar) sono un piccolo arcipelago subartico di diciotto isole, a metà strada fra l’Islanda e la Norvegia, con circa 50.000 abitanti, di cui un terzo nella capitale Torshavn. La zona è battuta costantemente da forti venti, pioggia non continua, ma quasi giornaliera ed intermittente. Temperatura fra i 9 e i 12 gradi (percepita – vedi vento – anche 6-7). E parliamo di agosto…
Faer Oer, queste sconosciute…
La Faer Oer sono una nazione del regno di Danimarca come la Groenlandia.
Pur non essendo uno stato sovrano (elegge rappresentanti al Parlamento danese), le Faer Oer hanno una grande autonomia amministrativa, ma anche in politica estera, sicurezza ed economia. Ad esempio, non rientrano nel trattato di Schengen e non fanno parte dell’Unione europea (non funziona il roaming Ue e telefonare in Italia costa due euro al minuto). Questo si è rivelato vincente qualche anno fa quando Putin, per rispondere alle sanzioni Ue, chiuse i suoi mercati al pesce di Norvegia, Svezia, Danimarca. Le Faer Oer approfittarono dell’insperata occasione: oggi un terzo delle loro esportazioni ittiche finisce in Russia.
Hanno un Parlamento, un primo ministro e diversi ministri con uffici in centro di Torshavn. Chiunque può entrare nell’ufficio del Primo Ministro per esporre una lamentela o fare proposte. Sono quasi una democrazia diretta di una polis greca.
Un sogno chiamato “Island Games”
Quando scrissi al circolo Torshavn Golffelag mi risposero che il campo era “under construction”. In realtà, le Faer Oer vorrebbero ospitare gli Island Games, una specie di Olimpiadi delle Isole, che si giocano ogni due anni, con diversi sport, golf compreso. E con un campo a nove buche così basico non se ne parla proprio… Da qui l‘idea di espandere l‘area attuale e costruire un nuovo 18 buche in cui atleti da tutto il mondo “isolano” possano incontrarsi e competere. Il che avrebbe comportato l‘inagibilità del campo per almeno tre anni… Però, benchè ci troviamo molto più a nord dell‘Italia, le regole ed i tempi della burocrazia non sono molto diversi. Solo da poco si sono ottenuti gli ultimi permessi e quello che doveva essere pronto per il 2020, forse partirà proprio nel 2020.
Per caso un mesetto fa mi imbattei in un articolo postato da un americano con un cognome polacco che affermava di aver giocato da poco proprio a Torshavn. Riscrissi al campo e questa volta mi rispose il vicepresidente Janus Nordberg. Con lui iniziai una fitta corrispondenza via e-mail, che mi ha fatto decidere di recarmi in loco per giocare a golf alle Faer Oer. Ho poi scoperto che Janus è un veterano del golf negli Island Games, avendovi partecipato nel 2009 ad Aland, nel 2013 a Bermuda, nel 2015 a Jersey e nel 2017 a Gotland! Devo dire che senza la disponibilità del mio amico Janus non sarebbe stato possibile giocare in un campo dove mancano indicazioni non dico solo di distanze, ma proprio di direzione o di presenza di un tee di partenza…
Un viaggio di 40 ore per il golf alle Faer Oer
Ho pertanto progettato un viaggio di 40 ore (rispetto ai 40 giorni dello scorso luglio tra Mongolia e Bhutan), per venerdì 16 agosto, con quattro aerei e una notte fuori.
Senonché due giorni prima mi scrive Janus, sconsigliandomi il viaggio in quanto le previsioni meteorologiche erano “very pessimistic” (e detto da un faroese…). Nei due giorni seguenti poi si sarebbe svolto il campionato nazionale (27 partecipanti in tutto). Il campo sarebbe quindi stato chiuso al pubblico. Di attendere fino al lunedì non se ne parlava, in quanto le previsioni per l’inizio settimana erano sempre peggiori… Risposi che avevo già prenotato voli, aerei, pick up per Malpensa, ma soprattutto che due giorni prima le previsioni meteo erano ottime per venerdì (vento moderato, pioggerellina modesta, 11 gradi) e che decidere un’altra data non ci avrebbe salvaguardato da questi rapidi mutamenti…e lo invitai ad essere ottimista!
Si parte: Malpensa, Copenhagen, Vagar
Partenza da casa alle 4.45 per Malpensa, volo Easyjet delle 7.10 per Copenhagen, nuovo volo Atlantic Airways (compagnia di bandiera delle Faer Oer) delle 12.35 per Vagar, dove alle 13.40 (un’ora di fuso) c’era Janus.
Segue un viaggetto in auto di 50 minuti fino alla capitale. Ovviamente pioveva ma il forte vento del mattino a oltre 50 Km/h si era placato (il che aveva permesso l’atterraggio dell’aereo).
Quindi breve sosta all’Hotel Hafnia dove è avvenuta la vestizione. Dimenticatevi il look classico: stavolta canottiera di lana, calzamaglia, maglia pesante a maniche lunghe, pantaloni impermeabili, altra maglia di cotone, calze pesanti, scarpe da golf, piumino con cappuccio, cappello di lana acquistato a Tromso.
Faccio notare che in alcune foto ho visto soci giocare con stivali di gomma…
Una roulotte come clubhouse
Così bardato sono risalito in auto e dopo dieci minuti siamo arrivati al campo.
In realtà non si ha l’impressione di entrare in un campo da golf, in quanto il field è uguale tutto intorno: a pochi metri c’è l’Oceano Atlantico settentrionale mentre il resto è una landa di erba e rocce, con falesie in lontananza, a perdita d’occhio. La clubhouse è una specie di roulotte senza ruote, con un interno spartano, dove puoi trovare solo acqua e birra. Ho firmato il registro dei giocatori esterni: fra giugno, luglio e metà agosto, hanno giocato in tutto 23 persone.
I soci sono un centinaio, ma solo una trentina sono residenti. D’altronde, da pazzi avventurarsi sin qui per giocare a golf. Credo che i giocatori di passaggio siano soprattutto espatriati, di ritorno per le vacanze o per rivedere la famiglia.
Janus è stato un vero amico nel lasciami usare la sua sacca. In effetti farmi quattro aerei per giocare nove buche, con la mia sarebbe stato non solo costoso, ma estremamente scomodo.
Lui, 67 anni, mi ha anche fatto da caddie su e giù per le colline laviche da una buca all’altra o per i numerosi green a 20-30 metri sotto il piano della buca. Janus conosce i ruscelletti che tagliano ogni buca, alimentati dalle piogge continue.
Mi ha spiegato come non posare i piedi sulle rocce ed evitare, nel limite del possibile, le sempre presenti deiezioni delle pecore nel campo (d’altronde in dialetto locale Faroe significa pecora…).
Il percorso buca dopo buca
Ci siamo quindi recati al tee della buca uno. Qui mi sono accorto che, vista la morfologia del campo, le partenze sono fatte da un quadrato di plastica, perso in mezzo all’erba alta e rocce, sollevato una spanna da terra, con qualche buchetto per infilarci il tee.
Ho tirato un buon colpo a centro green per trovarmi però con palla persa, rotolata di lato in un burrone, lungo una ripida discesa rocciosa. In effetti Janus mi aveva detto di tenermi a destra… Conclusione: 8 colpi nel primo par 4.
La buca due ha un green cieco (tipo la 9 degli Alberoni) solo che qui davanti non c’è una collinetta erbosa ma uno spuntone di roccia e 20 metri sotto un green grande come il mio bagno. Il tutto in discesa, verso delle rocce che finiscono dopo cinque metri nell’Oceano.
Se tiri forte sei in acqua, se tiri piano prendi le rocce dell’altura e la pallina rimbalza stile palla pazza. Sono solo 91 metri ma lo spazio utile per far atterrare la palla è di un paio di metri. Io sono rimasto corto e la pallina me la sono ritrovata sulla punta della montagnola, giusto a precipizio sul green sottostante: tiro impossibile! Secondo colpo in mezzo alle rocce, fortunatamente a un metro dall’acqua, terzo in green, quarto di accosto, doppio bogey. E pensare che la 2 è considerata la seconda più facile del campo. Conclusione: ecco il golf alle Faer Oer, in due buche ero già 6 colpi sul par del campo…
Par alla 3, poi…
La buca tre (par 4 corto – ma qui corto e lungo sono termini relativi – di 242 metri) è la ragione per cui sono andato alle Faer Oer: ho fatto par! Driver a 80 metri dal green, 51 gradi morbido appena lungo al green, ferro 8 a correre a un metro, buca!
Seguono buche quattro e cinque con due doppi bogey e un bel par 5 alla sei, tutto in salita. Affronto i 453 metri – che qui sembrano 600 – con tre colpi perfetti (driver, legno 4, legno 4) per arrivare a 40 metri dalla buca. Mi sentivo il par se non in tasca, possibile…
Accosto con un 54 gradi che batte un metro dietro la buca e scende dolcemente in un torrentello largo 40 centimetri che scorreva infingardo e silenzioso appena dietro il green… Vista l’altezza dell’acqua gioco la palla come si trova e arrivo appena a inizio green. Due putt per un doppio bogey immeritato…
Bogey al corto par 4 della buca sette, doppio bogey alla otto (per colpa del guanto bagnatissimo, che già nel backswing mi sentivo scivolare sul bastone) ed un solido bogey al par 5 tutto in salita della buca nove. Totale 52. Credo il peggior score della mia vita (neppure quando ho preso l’handicap nel lontano 2002), ed ho giocato bene!
Non sono stato un fulmine di guerra, ma ho giocato bene, al mio livello solito, quando in campi potabili faccio 87, 85, 84…
Niente alibi
Per il golf alle Faer Oer non valgono gli alibi, usuali per il nostro mondo, di essermi svegliato all’alba, aver fatto quasi 5 ore di volo, aver giocato in un campo infame (nel senso buono del termine), con ferri non miei. Niente scusa per la pioggia battente che ci ha accompagnati nelle ultime quattro buche, dopo una pioggerellina intermittente nelle prime. Non basta un vento che in Italia avremmo definito “fastidioso” ma che alle Faer Oer è una brezzolina, a 20 gradi in meno del giorno prima alla stessa ora in Italia. Nulla di ciò ha influenzato più di tanto il mio gioco.
La verità è che per giocare a golf alle Faer Oer il proprio handicap (il mio è 15,9, datato 2008 perché poi non ho più fatto gare) bisogna fermarsi qui un paio d’anni, giocando almeno una volta la settimana…
Dopo cento volte, forse sarei pronto per un 43-44. Non prima. Ma non sono pronto a passare qua due anni malgrado i due delfini visti saltare appaiati e liberi nell’oceano a cento metri da me. Malgrado gli uccelli bianchi che piegavano all’interno le ali e si lanciavano come stukas in acqua, riemergendo con nel becco pesci più grandi di loro. Per questo mi accontento del mio onorevole 52.
Il mattino dopo un bel giro per la capitale (tre ore sono sufficienti). Viste la fortezza Skansin col suo faro, il quartiere di Tinganes con le sue casette con sopra prati d’erba, The Nordic House, il museo Listasavn Foroya, la cattedrale. E ripartenza alle 14.30 via Copenhagen, per raggiungere Malpensa alle 21.20.
Quaranta ore ben spese per il golf alle Faer Oer… e ora sono a 144 nazioni!
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