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Il casco per il golf ci difenderà dalle palline in testa?

“Per un giro più sicuro usa il casco da golf duro”. E’ uno slogan pubblicitario inventato seduta stante ma nemmeno troppo lontano dall’idea lanciata da un broker inglese: fare giocare gli amateur con un casco da golf in testa.

Joakim Boden, amateur colpito da una pallina in testa nel 2014

L’ipotesi fa accapponare la pelle agli integralisti di questo sport, quelli che “non si cena in clubhouse senza giacca”. Anche la cosiddetta next gen, quella solo da polo e calzoni corti d’estate, non vedrebbe certo di buon occhio un’eventualità simile. La balzana idea arriva via Internet da una società assicurativa inglese, allarmata dalle recenti palline finite in pieno volto a una spettatrice alla Ryder Cup e all’ Alfred Dunhill Championship. Il ragionamento di Protecting.co.uk necessita di una premessa: diversamente dall’Italia, un giocatore di golf inglese non è assicurato. Circolo o Federazione non rispondono di eventuali infortuni rimediati  in un qualsiasi percorso. E’ in carico al singolo giocatore l’eventuale assicurazione in caso di danni cagionati o subiti. Per chi è assicurato venire colpito da una pallina in testa equivale a un dolore atroce prima e una convalescenza più o meno lunga poi. Chi paga spese mediche e diaria ? L’assicurazione ovviamente.

Un casco per il golf come per la bici

E ovviamente un’assicurazione cerca di mettere le mani avanti, suggerendo come aumentare la sicurezza sul campo da golf. Secondo Chris Hall, portavoce di questo gruppo di broker inglesi, ogni anno tra il 16% e il 41% degli amateur nella terra d’Albione riportano ferite da “campo da golf”. E’ vero, il range 16/41 non è per niente significativo. Detto questo, chi  assicura i dilettanti corre ai ripari, spiegando loro che il golf inglese è più pericoloso ormai del rugby inglese dove le misure di sicurezza sono diffuse e accettate. Tra gli sport senza contatto fisico l’esempio più diretto è il ciclismo: nel Regno Unito chi va in bici è consapevole dell’importanza di indossare un casco protettivo. Per questo è diminuito l’esborso di  sterline delle compagnie assicurative per infortuni sulle due ruote.

Un casco per il golf serve davvero?

Non è chiaro se mister Chris Hall ci faccia o ci sia. La pericolosità di uno sport come il golf si declina in diversi modi. Si va dallo scivolare in fairway per un colpo giocato in equilibrio precario alla pallina presa in testa. Un pericolo più o meno diretto è il logorio del fisico: giocare spesso e senza il giusto riposo espone schiena e arti a un’usura che, a lungo andare, potrebbe far male. Sono situazioni che comunque sono da mettere in conto, condividendole con altri sport.

Quanti non urlano ‘fore’?

Differente invece il caso della pallina che colpisce un giocatore o uno spettatore. Nel mondo amateur, il rischio è più che altro per il primo. Come si possono evitare episodi simili? In campo pratica, affinando la precisione dei colpi.

Brooks Koepka si sincera delle condizioni della spettatrice colpita dal suo drive nel primo giorno di Ryder Cup 2018 (foto Afp).

In campo urlando fore non appena intuiamo che la direzione presa dalla pallina coincide con la sagoma di un giocatore. La domanda è marzulliana:  quanti urlano “fore” oggi? Quanti lo fanno quando è troppo tardi per consentire a chiunque di mettersi al riparo? E soprattutto quanti non urlano del tutto “fore” per paura di passare come scarsi e/o sfigati?

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