Per un caso più unico che raro un professionista, Kelly Kraft, centra un uccello alzatosi in volo, marca un colpo di penalità per la pallina in acqua e non passa il taglio in un torneo sul PGA Tour. Così torna a casa senza aver guadagnato un solo dollaro. E, ora la beffa: gli animalisti di Peta lo invitano a non incolpare il volatile e, soprattutto, ad allenarsi di più.
La vicenda può apparire surreale ma è tutta documentata. E’ accaduto nell’ultimo torneo del PGA Tour, l’RBC Heritage, giocatosi la scorsa settimana sul percorso di Harbour Town, all’Hilton Head Island in South Carolina. Protagonista è Kelly Kraft, 29enne texano attualmente al posto numero 159 del ranking mondiale. Da sei anni gioca a golf “di mestiere” anche se la bacheca al momento è vuota: nel suo palmares sul PGA Tour sei piazzamenti nei top ten.
Anche per questo ogni gara è importante per un professionista. Passare il taglio, giocare nel weekend (e quindi andare a premio) è l’obiettivo minimo. Kraft settimana scorsa stava per farcela: a metà del secondo giro era in linea col taglio all’RBC Heritage e pregustava un fine settimana in campo. Così il par 3 della buca 14 ad Harbour Town non lo spaventava più di tanto. E’ vero: c’era l’acqua fra il tee shot e la buca. Era però altrettanto vero che con un buon tiro l’ostacolo era facilmente superabile.
Kelly Kraft e la carta “imprevisti”
Purtroppo Kelly Kraft ha pescato dal mazzo la carta “imprevisti”, ossia un uccello che si è levato in volo proprio un secondo prima che lui tirasse. L’improbabile è accaduto: la pallina di Kraft ha colpito il volatile. L’animale è stato visto allontanarsi, la pallina del 29enne finire in acqua. Impossibile rigiocare quel colpo, eventualità prevista solo la pallina fosse finita sui cavi dell’alta tensione. Quindi colpo di penalità e via. Morale della favola: provate a indovinare per quanti colpi Kelly Kraft non ha passato il taglio in South Carolina? Risposta esatta: uno, quello di penalità. Bastoni in sacca e via sulla strada di casa, lamentandosi per la sfortuna di uno scontro simile.
Chi gioca a golf capirà infatti quanto sia difficile una situazione del genere: la traiettoria della pallina, il volo dell’animale, la presenza di vento sono solo alcuni dei fattori che rendono più unico che raro un incidente simile.
Parola di Peta
Ora dopo il danno la beffa: la vicenda ha avuto una certa rilevanza sulla stampa sportiva statunitense e Lisa Lange “senior vice president” di Peta ha pensato bene di aprire il dibattito, inviando una nota a Usa Today. Per chi non lo sapesse Peta sta per People for the Ethical Treatment of Animals, associazione animalista attiva a livello internazionale. In una nota si legge che:
“Peta è contenta che l’uccello non sia rimasto ferito e dispiaciuta che Kelly Kraft non abbia proseguito la gara ma non è colpa del volatile. Certo, Kraft avrebbe passato il taglio se avesse giocato meglio le altre buche. Quindi serve pratica, pratica e pratica”.
Il precedente: da “Beef” a “Tofu”?
Il caso ricorda da vicino un’altra storia quasi irreale legata al mondo del golf e alle campagne animaliste. Era il novembre 2016 e nel mirino sempre di Peta finì Andrew Johnston, conosciuto come Andrew Beef Johnston dove beef sta per “manzo”, soprannome che l’inglese si porta sin da giovanissimo per via della chioma. Un’animalista britannica chiese di cambiare il nome in Andrew Tofu Johnston “per diffondere una cultura cruelty-free”.
Non si sta (forse) esagerando?
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