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“Io impiegato da 1300 euro al mese gioco a golf ma questo rimane uno sport di nicchia”

Alcune email inviate dai lettori sono particolarmente significative. Ad esempio quella di Giovanni da Vicenza. Assolutamente da leggere fino all’ultima riga e da condividere. Nei prossimi giorni pubblicheremo le altre. (s.l.)


di Giovanni Tancredi

“Buongiorno a tutti,
io sono un povero impiegato da 1300 euro al mese, con una famiglia e due figli e con un sogno grande da quando ero ragazzino: quello di giocare a golf. Da dove vengo (Foggia) non esisteva neanche questo sport. Ora che ho quasi 40 anni e vivo a Vicenza gioco da due anni e anche con ottimi risultati. Però faccio fatica a stare dietro ai costi e pensare di dover cedere ad un golf club uno stipendio e mezzo all’anno, sottraendoli ai miei obblighi morali di padre e marito, mi umilia e mi frustra.

Giovanni Tancredi

Io stesso avevo pensato di aprire un golf indoor con bambini che imparano e gente che si allena nei freddi giorni invernali o nei troppo caldi estivi. Nel mondo è pieno di queste realtà soprattutto in America e Paesi asiatici. Amici e gente che di golf ne capisce mi ha letteralmente smontato, facendomi intuire sempre di più che questo in Italia è – ma soprattutto vuole rimanere – uno sport di nicchia. La federazione non interviene nei fatti, perché con le parole sono buoni tutti. Promozione sportiva non è portare la Ryder Cup in Italia, ma è avvicinare soprattutto i più piccoli ad uno sport che ti insegna valori come il rispetto delle regole, degli altri e della sfida continua con il tuo unico nemico in campo… te stesso. Parliamoci chiaro: non esiste sport al mondo dove durante una gara di match play i due contendenti (mai avversari) si scambiano il “pugnetto” quando l’altro fa un colpo fantastico. Detto questo, spero che le cose cambino, se non altro per la nostra progenia e che il nostro possa essere davvero uno SPORT e non solo un gioco per pochi selezionati eletti.

[bctt tweet=”Promozione non è la Ryder Cup ma avvicinare i più piccoli ad uno sport che insegna rispetto” username=”golftgcom”]

“Io, il Vanni e Gabriele tutti i lunedì in campo”

Me lo auguro anche perché di aneddoti legati al golf ce ne sono una infinità. Tengo a sottolineare l’importanza dello stare insieme di cui questo sport è sicuramente portabandiera. Il fatto di essere ancora ”di nicchia” rende questa importanza non fruibile alle masse. È solo grazie al golf che da due anni oramai tutti i lunedì mattina ci troviamo in campo io, il Vanni e Gabriele a prescindere se ci sia sole, pioggia, nebbia o neve. Siamo un gruppo così eterogeneo che solo il golf poteva unire. Il nostro rapporto va oltre l’amicizia perché il golf ti permette di scambiare ore di commenti, consigli, chiacchiere e anche confessioni, delusioni, gioie. A volte anche problemi gravi come ultimamente è successo ad uno di noi. Eppure ancora oggi quando qualcuno sa dello sport che pratico mi sembra quasi come se mi dovessi giustificare per non essere etichettato come spocchioso e arrogantello. Così veniamo spesso visti dal 99% della gente.

“Scusi, lei che lavoro fa?”

Allo stesso modo quando mi capita di giocare con il ferrarista di turno scatta la fatidica domanda. Quale? Semplice: “Di cosa ti occupi?”. Io mestamente rispondo solo che sono nel commercio. La paura è sempre la stessa, ossia che quel ferrarista qualche giorno entri nel negozio che gestisco e mi sorprenda a caricare scaffali. Sia chiaro, non mi vergogno affatto di quello che sono o faccio. Ci sono passato già da piccolo quando, con il sudore della fronte, il mio amatissimo padre faceva due lavori per farmi giocare a tennis nel migliore circolo in città. Io, con le scarpe ginniche comprate al mercato e la felpa da 5000 lire, mi trovavo a giocare con loggatissimi bambini viziati. In fondo me la ridevo sotto i baffi. Con la mia racchettina usata li stracciavo 6-0 6-0 e pensavo che forse tutti quei bei marchi non servivano poi a molto.

Quanti potenziali Tiger Woods persi…

Ora lo stesso lo ritrovo nel golf a distanza di anni. Mi spiace dirlo ma, purtroppo, ancora non abbiamo capito che lo sport è sport. Si dovrebbe andare al di là delle barriere economiche. Creare circoli di Serie B non è la soluzione. So che non sono nessuno, ma la mia domanda non è solo da sportivo ma ora anche da padre. Perché un figlio che ha avuto la sfortuna di non nascere nell’oro deve privarsi di un piacere così grande come quello di praticare il golf solo perché costa troppo ? Quanti Tiger Woods si sono spenti ancor prima di brillare solo perché i costi sono elevati? Spero che le cose cambino e che questo sport diventi veramente per tutti come in altri Paesi.

Grazie a questo blog per darci voce e soprattutto buon gioco a tutti”.


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