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Storie di golf: Ornella, da Lignano all’Old Course dove (per paura) non ho giocato

Spazio ai lettori del nostro blog: questa è la storia di Ornella e di un’estate di golf che l’ha portata dalla provincia italiana all’Old Course, passando per Dubai.

“Mi chiamo Ornella e risiedo all’estero da tanti anni con mio marito. Abbiamo la fortuna di abitare in un posto ricco di campi da golf ma l’esperienza e la sensazione che ho provato toccando il suolo di St. Andrews le auguro a tutti.

Ornella alla premiazione di Lignano S.

Una fortuna nata per caso in Italia

Quest’anno siamo rientrati in Italia per una vacanza al momento giusto per poter partecipare come ospite alla gara Fineco di Lignano Sabbiadoro, invitata da un’amica. Sono arrivata sul campo senza nessuna pretesa ma con la felicità di passare una bella giornata con la mia amica. Volevo respirare finalmente l’odore dell’erba tagliata ed umida, l’odore dei pini marini e della resina. Sensazioni magari normali per voi ma che non si possono provare dove vivo io anche se l’erba viene tagliata continuamente. Lì l’erba sembra senza odore, quasi sintetica. Dopo aver fatto colazione con il sapore del vero cappuccino e della vera brioche sono andata a fare un po’ di pratica (non troppa visto che la mia giornata era focalizzata sul buon cibo).

La gara a Lignano Sabbiadoro

Iniziamo la nostra giocata io, Ellida e due coniugi. Lei handicap 36, lui non ricordo. Mi aspettavo una giornata un po’ lunga. Invece, con mio grande stupore, la donna alla prima buca mette un chip da metà campo facendo un eagle. A quel punto ho pensato che ormai la giornata fosse decisa (!) e quindi ci siamo date al nostro gioco e al prosecco.

Il giro è proseguito benissimo anche per la compagnia: la coppia era molto simpatica, si poteva scherzare senza prendere troppo sul serio il gioco. Dopo aver anche trovato un orologio di valore perso da qualcuno alla buca 17, ho consegnato il mio score. Non ricordo con esattezza il punteggio. Non era sicuramente male ma purtroppo ci stavano due ics che mi avrebbero penalizzata. Iniziamo la cena e la premiazione ma ad un certo punto sento chiamare il mio nome… Ebbene sì: avevo vinto l’accesso alla finale che si sarebbe tenuta ad Arzaga a settembre.

La finale impossibile ad Arzaga e poi St. Andrews

Purtroppo per me non ci sarebbe stata la possibilità di rientrare in Italia per giocare la finale. Sicuramente non l’avrei fatto a meno che non avessi avuto un’ottima ragione per farlo al di fuori del golf.La buona ragione è arrivata, ossia il 50esimo anniversario dei miei suoceri. Quindi… perché non provare a giocare la finale?

Mio marito Giorgio mi ha convinta dicendo che mi avrebbe fatto da caddie. In palio ad Arzaga c’era il viaggio a St. Andrews, con un pensierino alla possibilità di giocare sull’Old Course. Ricordo di aver visto un programma tv giorni prima che parlava di St. Andrews e dei campi da golf (con annessi i prezzi). Ho pensato che mai avrei speso 250/300 sterline. Da qui la disperazione di Giorgio che voleva assolutamente fare un viaggio nella patria del golf. Viste le premesse, mi disse: “Non ti resta altro che vincere la finale!”

Arriva il gran giorno e, devo dire, ero un po’ nervosa perché non ho mai giocato finali in Italia. Non sapevo cosa aspettarmi, vedevo gli altri giocatori che praticavano e io mi sentivo quasi in colpa perché non ci mettevo l’impegno che vedevo in loro.

Ornella Parigi a St. Andrews

La finale e il mio caddie

Iniziamo la gara. La iniziamo nel migliore dei modi visto che marco par e bogie (non amo mai sapere quanti punti faccio o conoscere con esattezza lo score). Quindi giocavo tranquilla. Arrivata alla buca 9 non ho fatto score, alla 10 un doppio bogie e a quel punto le mie speranze andavano svanendo. Ero così rassegnata che ricordo di aver promesso a Giorgio che ci saremmo andati lo stesso pur pagando un tale green fee. Lui (score in mano) mi disse di non preoccuparmi e di giocare tranquilla. Tutto è accaduto… Alla fine ho vinto. Eravamo in quattro ad esserci classificati e a vincere questo meraviglioso premio.

La paura di St. Andrews

Devo dire che tutto è stato organizzato alla perfezione e nulla è stato tralasciato nel tragitto dalla prima gara fino al viaggio. Dal momento in cui ho toccato il suolo di St. Andrews ho avuto una sensazione che mai dimenticherò.

Abbiamo trascorso quattro giorni meravigliosi, ventilati e freddi. Siamo stati fortunati per non aver trovato la pioggia ma a quel punto nulla importava: ero nella patria del golf !

Avevamo tre giorni già prenotati nei vari campi ma non ci rimaneva altro che provare a fare il ballot per l’Old Course. Il giorno prima siamo andati per fare la famosa foto sul ponticello. Abbiamo scambiato delle parole con lo starter e chiesto informazioni su come fare e cosa fare. Con mio grande stupore ci disse che se avessimo voluto giocare nel pomeriggio sarebbe riuscito ad inserirci.

St. Andrews (Foto Afp)

Il passo indietro davanti all’Old Course

A quel punto non ho capito più nulla e mi ha assalito una grande paura. Provavo una forma di tremore e rispetto per l’Old Course. Non mi sentivo all’altezza di calpestare quel suolo famoso, quel suolo dove tutto ebbe inizio. Ho spiegato le mie sensazioni a questo tizio simpatico e tipicamente scozzese. Lui mi ha risposto dicendomi che soffrivo di una non meglio precisata sindrome. Mi ha fatto capire che altre persone avevano provato quello che provavo io. Non potevo immaginare tali sensazioni contrastanti. Ho visto la delusione sul volto dei miei amici e di mio marito quando ho detto loro che non me la sentivo di giocare sull’Old Course. “Siamo amici e questo va oltre – mi dissero – ma l’anno prossimo ci torniamo e giochiamo senza la tua sindrome… quella lasciala a casa”.

Ebbene…ora mi trovo qui ad organizzare per il prossimo aprile il nostro secondo viaggio a St Andrews con un gruppo di amici e con in mente l’Old Course.

Non so se sono riuscita a trasmettervi un po’ di quello che ho vissuto. Devo solamente dire che ho passato dei bellissimi giorni grazie a questa gara che non era prevista.”


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