E’ sempre più tribolato il rapporto tra Donald Trump e il golf. Il presidente degli Stati Uniti è finito nell’ennesima polemica social- politica per aver guidato una golf car sul green di un campo da golf (il suo). Per chi non lo sapesse è una delle cose più brutte e vietate in questo sport. Un’eventualità che comporta richiami e/o sanzioni in qualsiasi circolo di golf del mondo. E in America episodi come questi vengono considerati indici di mancanza di rispetto non solo verso i giocatori di golfisti ma verso il cittadino qualunque. Il dubbio è legittimo: chi non rispetta le regole nel golf è propenso a non rispettarla nella vita?
E’ accaduto a inizio giugno nel Trump National di Bedminster (New Jersey), uno tra i diversi resort di proprietà del tycoon. Il presidente vi stava trascorrendo uno dei tanti weekend golfistici e, incurante di regole e smartphone accesi, ha guidato la sua golf cart fino a pochi metri dalla buca. A chi lo filmava ha riservato una battuta sulla sicurezza del campo e poi via, premendo sull’acceleratore.
Come se nulla fosse. Come se fosse un neofita di questo sport. Come non conoscesse cosa si può fare e cosa no. Il golf si gioca senza arbitri e si basa su regole ed etichetta da seguire. Il rispetto per il compagno di gioco e per l’ambiente ne fanno giustamente parte. Passare con un automezzo sul green vuol dire fregarsene altamente del compagno di gioco e dell’ambiente.
Donald Trump e il golf: il green, zona “sacra”
Una golf cart, senza batteria, può pesare anche fino a tre quintali. Ai tre quintali aggiungete il peso di un uomo e la batteria. Fatto? Ora immaginate automezzo e conducente prima fermi sul green, poi in movimento sulla zona più delicata di un campo da golf. Risultato? Un disastro.
Per chi legge di golf per la prima volta, il green è quel manto erboso accuratamente rasato per far rotolare la pallina verso la buca. E’ un tappeto, gli ultimi metri prima di chiudere una buca. Per chi non conosce le regole di questo sport, ricordiamo che ogni giocatore è obbligato a coprire il “buco” che ogni pallina da golf fa sul green quando vi arriva di volo. Capite quindi l’assurdità del gesto di Trump? Ogni giocatore al mondo si inginocchia e ripara il pitchmark a mano, lui scorrazza in golf cart sul green.
Non solo: sul green ogni giocatore può andarci solo con i ferri in mano, solitamente un putter o un pitch se la pallina è a bordo green. E’ consentito camminarci sacca in spalla ma non appoggiarla in green. Non si può attraversare il green trainando il carrello con la sacca sopra.
Se non bastasse ancora, per rendere l’idea (a chi non conosce il golf) di quanto sia delicato quel manto erboso un giocatore non può calpestare la linea immaginaria tra la buca e la pallina di un compagno di team. Passandoci sopra col piede, si modificherebbe il rotolamento della pallina. Per chi lo fa è prevista una penalità o la perdita della buca, Figuriamoci i segni lasciati da una golf cart cosa comportano al rotolamento di quella palla.
Morale della favola: il gesto di Donald Trump presuppone arroganza più che ignoranza delle regole. Un’arroganza e una maleducazione che stridono con lo sport in generale e col golf in particolare. Dall’arroganza in un campo da golf all’arroganza in politica il passo è breve. Guai a pensare una “giustificazione” del tipo: “Il campo è suo e fa quello che vuole”. Inutile spiegare il perché una spiegazione simile sia assurda.
Donald Trump e il golf… e la campagna elettorale
La passione per questo sport rischia di diventare un boomerang per l’uomo più potente al mondo. Lui, che in campagna elettorale aveva detto che – se eletto – non avrebbe avuto tempo di giocare a golf, ha passato 29 dei suoi primi 153 da commander-in-chief nei suoi resort golfistici. Cosi appassionato da dover ammettere di aver trovato il tempo per 18 buche con Rory McIlroy dopo aver annunciato inizialmente di averne giocate solo alcune.
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