La e-mail – Circoli di golf… ma la quota è giusta?

Da un attento e affezionato lettore arriva uno spunto per discutere sullo stato del golf nel nostro Paese. Stavolta il focus è sui circoli di golf.

di Paul Fischnaller

“Sarebbe ora di riflettere un po’ sulla stagione golfistica 2020, annata molto difficile in tutti i sensi. Quello che mi preoccupa molto è il fatto che tantissimi circoli di golf non si siano ancora mossi per trovare una via di uscita da questa crisi. Aspettare finché tutto passa ci porterà in una situazione dalla quale sarà difficile cavarsela. Questa invece potrebbe essere la volta buona per guardare tutti i dati necessari e avere una visione perfetta della vita di un circolo.Circoli di golfCominciamo a ragionare se le quote annuali siano o meno all’altezza, se il prezzo è giusto per riuscire a portare avanti bene un circolo. Tra l’altro, non premia l’abitudine italiana di non far pagare la quota ai soci entro la fine del mese di gennaio. Negli altri Paesi invece avviene così. Questi soldi incassati per tempo danno un po’ di sicurezza  per programmare la stagione. Il rispetto della scadenza è indispensabile per portare avanti la manutenzione che serve al campo. Quindi ai soci andrebbe chiesto di cambiare modalità di pagamento.

Seconda cosa: non possiamo pretendere che con pochi soldi si possano mantenere i percorsi. La “scontistica” sleale si è diffusa talmente che tanti circoli soffrono e non riescono a far fronte alla gestione e alla manutenzione. La responsabilità è da attribuire, secondo me, alla mancata capacità di gestire nel lungo periodo un’attività complessa come un campo da golf.

Golf, costi e ribassi

Vogliamo parlare dei green fee? Vengono messi prezzi nel listino che, alla fine, si rivelano completamente fuori mercato sia a livello commerciale che a livello finanziario. Non posso chiedere 70-80 euro a giro e, poi tra sconti e promozioni, portarne a casa mediamente 30-40 euro. Se non abbiamo i dati perfettamente sotto controllo ci troveremo sempre in questa situazione precaria. Idem per le quote annuali: non possiamo pretendere un futuro adeguato per il nostro golf chiedendo prezzi spropositati sia in eccesso che in difetto.

Per questo sarebbe bene guardare già adesso i dati per essere pronti per la stagione prossima. Abbassare i prezzi non ci porterà da nessuna parte. Dobbiamo investire in qualità. Solo questa verrà pagata adeguatamente dai soci e, soprattutto, dagli ospiti che frequentano i nostri campi. Non dobbiamo sempre svenderci come già avviene nel settore alberghiero.

Forse sono un po’ critico ma altro non ci porta avanti. Scaricare dopo le colpe sulla Federgolf è troppo comodo. Noi circoli abbiamo tutto in mano: gli sbagli li facciamo anche noi, non sempre gli altri”.

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9 risposte a “La e-mail – Circoli di golf… ma la quota è giusta?

  1. Concordo sull’investire in qualità, ma anche nelle promozioni che portano a sconti. Ovvero investire in qualità ed in abbassamento di prezzo. Una delle cose che all’estero, soprattutto negli Stati Unit, si offre è un prolungamento delle ore di apertura dei campi con illuminazione, I giocatori del weekend avrebbero maggiori possibilità di giocare, così come i campi pratica che offrono anche servizi di ristoro.
    Insomma, io sono per sdoganare il golf come sport “elitario” per poterlo portare ad un bacino di utenza maggiore, giovani compresi: maggiori servizi, orari estesi con prezzi concorrenziali. Anche in questo caso, si applicherebbe il concetto magari vetusto tuttavia ancora applicabile di domanda-offerta, in considerazione che la parte pubblica (Federazione, Regioni, Comuni) non offrono cose analoghe.

  2. Al minimo aumento tanti soci migrano in altri club vicini che optano invece x la politica di abbassare i prezzi però poi tornano spesso a fare gare usufruendo di un percorso ben tenuto grazie ai soldi versati da chi è rimasto … non mi risulta che i club abbiano utili a fine anno quindi se ben gestiti con attenzione ai costi il prezzo delle quote è quanto serve al buon andamento del club stesso

  3. Qual é la vision? Rendere il golf uno sport popolare? Qual é l’obiettivo? Fare in modo che al golf si accostino più persone possibili? Bene…se si é d’accordo su questi punti, bisogna ricercare le giuste modalità affinché questi intenti si realizzino concretamente. Intorno a questi punti che bisognerebbe pensare, riflettere e trovare soluzioni appropriate. Come fare? Se si continua come si é sempre fatto, il golf rimarrà sempre uno sport per pochi, uno sport elitario…purtroppo. Uno sport che per me é invece uno “sport della terra”, che richiede, contrariamente al senso comune, fatica fisica e psicologica a farlo bene, meriterebbe uno sviluppo diverso, una dimensione diversa, veramente “popolare”…Come fare? C’é la reale intenzione di andare verso questa nuova dimensione? Io non vedo cambiamenti strutturali in tal senso…non vedo idee realmente concrete che procedono in tal senso…se il golf costa molto non c’é popolarità ed é inutile parlarne, rimarrà sempre uno sport di nicchia, per pochi…

  4. La realtà innegabile è che in Italia si punta più sulle gare per far cassa che sul variare l’offerta di servizi in circoli che ne avrebbero la possibilità, dunque per aumentare gli incassi ed aumentare di concerto i partecipanti ai tornei perché non offrire la possibilità di un giro autonomo, seguiti da un marcatore incaricato, nella settimana antecedente al torneo? Capita spesso di escludere persone perché più di un tot in un giorno non c’entrano…i circoli fanno il possibile ravvicinando i tee time ma capita spesso che la composizione dei team ne generi di troppo lenti che fan “tappo” e troppo veloci…i circoli poi cercano di privilegiare i soci e questo agli esterni va spesso di traverso in quanto affrontano distanze anche ragguardevoli, portano incassi ai circoli e pretendono almeno l’eguaglianza coi soci: vedi tee time migliori ai soci, cart preferenziali per i soci, ristoranti che chiudono troppo presto, spogliatoi indecenti rispetto ai soci ecc. ecc. Aprendo il percorso alla gara infrasettimanalmente con un greenfee ridotto i soci che sono vicini potrebbero giocare a loro piacimento e nel weekend ci sarebbe posto per tutti gli esterni. Il numero di partecipanti maggiore giustificherebbe l’organizzazione di cene post torneo sempre più rare ad un prezzo conveniente che incontrerebbero, sono sicuro, il favore dei gestori dei ristoranti interni ai circoli anch’essi sempre a metà fra terrore e relax perché in confronto alle entrate del weekend quelle infrasettimanali spariscono ed aumentare il numero di soci che giocano fuori del weekend aumenterebbe il numero di consumazioni e tutto ciò senza contare il numero di persone mai entrate in un circolo di golf che trovandosi poi a mangiare in giorni lavorativi coi soci che giocano fuori weekend…vedi pranzi di lavoro ecc…potrebbero conoscere questo ambiente e portare nuovi numeri al nostro golf.

    • Sono d’accordo: nella zona in cui abito (Roma sud) ho provato più volte a cercare di partecipare a gare di un circolo come esterno e non ci sono mai riuscito perché la precedenza era ai soci. A questo punto, ci metto una croce sopra (sia come esterno, sia come potenziale socio). Inoltre, sempre in zona, ho campi pratica: ebbene, perché non posso pensare di andare a praticare dopo cena (oppure pensare di cenarci pure con una pizza veloce) ? Insomma, non capisco perché altrove, soprattutto nei paesi anglosassoni, la possibilità di golfare è estremamente più varia ed estesa…

      • In zona roma è possibilissimo inserirsi in gara. Togli le gare TOP tipo rolex o jaguar le altre se non c’è posto da una parte c’è da un’altra. Tieni conto che a roma e dintorni ci sono 12 campi!
        Per il praticare con le luci, è una cosa ingestibile per i costi. Se non ci sono almeno 30/40 persone a sera pagare la luce, mettereuna persona in segreteria e lasciare aperto il ristorante è impossibile,
        Mia opinone ovviamente

  5. Ancora cerchiamo di convincerci che il golf, ad oggi, sia uno sport per tutti.

    Se da una parte è innegabile che i costi di gestione dei campi sono elevati, è altresì vero che un cittadino italiano medio non può permettersi 2-3-4-5000,00 euro l’anno per l’iscrizione.
    La settimana la maggiorparte dei golfisti come me, lavorano… l’unico giorno in cui potresti giocare è la domenica… giorno dedicato alle gare…
    Non riuscirei mai ad andare in campo in settimana (ferie a parte), ergo, pagherei una salata quota per andare in campo forse un’oretta… ??
    Se riuscissi a ritagliarmi qualche oretta durante la settimana per praticare, di sicuro non avrei il tempo di fare 9 buche… figuriamoci 18…
    Pochi golfisti riescono a giocare mattina o pomeriggio infrasettimanalmente.

    Molti circoli nelle quote offrono piscina, palestra, biliardo, sala bridge… ottimo.. ma quanti la possono effettivamente frequentare? Io di sicuro non ne ho il tempo !!!

    Tutto questo cappello per dire che…?
    A mio avviso, gli abbonamenti annuali sono troppo alti…ovunque.
    Dopo un ingresso nel mondo del golf con 99,00 €, ti ritrovi davanti un abbonamento di XXXX,00 euro…
    Pochi rimangono… anzi… molti nemmeno iniziano.

    In Italia si guarda poco alla programmazione per il futuro…
    “Tanti soldi, subito e in poco tempo”, invece di provare “Pochi, nel tempo e SEMPRE!!!”…

    Abbassare le quote comporterebbe, a mio avviso, un numero maggiore di iscritti, che si iscrivono alle gare, che acquistano ai proshop, che consumano ai bar, che mangiano ai ristoranti… ma soprattutto che portano amici.

    Sono state provate tante iniziative… tutte hanno fallito.
    Gestori dei circoli: provate questa!!!

    Se poi fallisse anche questa, torniamo alla mia affermazione iniziale: Il Golf non è, e non sarà MAI, uno sport per tutti.

    • Quoto ! Hai dipinto la mia condizione. Probabilmente, quando (se mai) andrò in pensione, mi iscriverò ad un campo. Viceversa, compro Green Fee quando posso andarci (Sabato-Domenica).

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