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Cronaca di una rissa sfiorata in un campo da golf

Si chiude un anno ad alta tensione: rissa e golf si sono visti sia sul circuito pro che nelle gare della domenica. Tra i primi il caddie di Reed che ha messo le mani addosso a uno spettatore e Olesen a una donna su un aereo. Per gli amateur l’amico Andrea Bricchi rompe gli indugi e racconta quello che è successo a lui.Rissa e golf

Rissa e golf: io l’ho vista

di Andrea Bricchi

Ho cominciato a giocare a golf nel 2005, perché ogni volta che andavo in Indonesia (e ci andavo spesso in Indonesia nel 2005) mi dicevano: “Invece di fare questa negoziazione in ufficio, oggi andiamo a giocare a golf e parliamo d’affari!”. E io ero l’unico che non giocava a golf. Allora mi sono deciso, sono andato nel campo più vicino a casa mia, la mitica Bastardina, un campo a 9 buche più tecnico che epico, e ho cominciato a prendere lezioni da un maestro che si chiamava Carlos Alberto.

Era un argentino sanguigno e ricordo che, dopo avermi fatto colpire la prima pallina della mia vita, con un ferro 7, mi disse con voce stentorea: “Quando colpisci la palina è mellio de una….!”. E fu così che mi contagiò il famoso virus che tutti i golfisti ben conoscono. Dopodiché, oltre a giocare per lavoro, ho cominciato a giocare per diletto e tutti i sabati e le domeniche ero su un campo da golf a prendere a mazzate una pallina. Questo è durato fino a quando me lo potevo permettere. Poi gli impegni di una vita, lavorativa e non, hanno definitivamente stroncato il virus, combattuto il batterio del golf come un inesorabile antibiotico, e mi hanno costretto a giocare quelle dieci, dodici, forse quindici volte l’anno, quasi sempre per lavoro. Ma, del resto, era il motivo per il quale avevo cominciato.

“Hey, stai parlando con me?”

Nel mezzo del cammin della mia vita sui green, però, almeno dieci anni fa, mi ritrovai per una selva oscura, ché la pallina mia era smarrita.

Andrea Bricchi.

Approcciai con un morbido 56 e la misi in asta. Il mio marcatore era nel rough di destra, col secondo. Flappò l’approccio e si innervosì abbastanza, anche perché, mentre colpiva la palla, la sua sacca, che aveva collocato su una pendenza, cadde fragorosamente a terra.

Poi rattonò sul green col quarto colpo, io levai l’asta, e mi misi a osservare le pendenze. Stava ancora imprecando sottovoce, come una moglie che mugugna col marito perché non l’ha ascoltata con la necessaria contrizione, così chiesi il permesso e pattai prima io.

Appena il putt toccò la palla, che si avviò gioiosamente in buca, mi capitò una cosa assolutamente inusuale per qualsiasi campo. Lo ricordo come fosse oggi.

“Stai parlando con me?”, tuonò il mio marcatore, novello taxi driver. “Ce l’hai con me? Quel gesto lì l’hai fatto a me?”, urlò. Era l’inizio di rissa e golf.

Le urla contro il tee della buca uno

Io lo guardavo senza capire se ce l’avesse con me, e per cosa. Invece guardava in altro, verso destra, in direzione del tee della 1, dove c’erano tre signori che, un po’ imbarazzati, guardavano nella nostra direzione senza sapere cosa dire.

E lui, camminando con passo spedito, andava verso di loro urlando: “Allora, stai parlando con me? Ciccione! Ce l’hai con me, brutto ciccione?”.

Io ero allibito, non capivo che cosa gli avessero fatto, ma misi una mano per dirgli: “Cosa fai? Aspetta un attimo, cos’è successo?”. Mi diede uno schiaffo sulla mano, ma uno schiaffo vero, molto forte, che mi offese quasi. Poi mi disse: “Fatti i cazzi tuoi!”.

“Vi fa ridere l’approccio che ho fatto, vero?”

E ricominciò a andare speditamente in direzione del tee della 1 da cui, con molta timidezza, cominciavano a arrivare frasi come: “Mi scusi, non capisco cosa ho fatto”. Quindi disse: “Voi parlate forte, ridete! State ridendo di me! Vi fa ridere l’approccio che ho fatto, vero? Sì, però l’approccio l’ho sbagliato perché voi stavate facendo casino!”. Al che io, sempre più attonito e cercando di inseguirlo, gli dicevo: “Ascolta, lascia stare!”. Ma lui era implacabile.

Raggiunse il team sulla 1, che nel frattempo si scusava in tutte le lingue del mondo, e cominciò a litigare all’italiana. Ossia “ti spacco qui, ti rompo là, tenetemi o l’ammazzo!” e frasi del genere. Al che gli dissi: “Ti tenevo e mi hai mandato via, adesso vuoi che ti tenga. Poi cosa facciamo?”.

Provvidenziale il segretario

E così accadde, incredibilmente, che sfiorammo la rissa su un campo da golf. Se non fosse stato per l’intervento del segretario e per la buona volontà dei tre sul tee della 1, probabilmente avremmo visto qualcosa di nettamente inusuale su un verde tappeto d’erba rasata. Anche questo ho visto, nel variegato mondo del golf, che non finirà mai di stupirmi, in tutti i sensi.

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